Per commisurare appieno le bellezze di
Napoli basterà constatare che persino
Wolfang Goethe (1749-1832), massimo poeta
tedesco e uno dei più grandi scrittori che
annoveri l'umanità, sembrò mancar di
parole per descrivere i sentimenti di
commozione, di vertigine, di esaltazione,
che colgono l'osservatore di fronte allo
spettacolo di questa città unica al mondo.
Ho passato l'intera giornata a girare per
la città. Si ha un bei descrivere e un bei
dipingere! Non si riuscirà mai a dare
un'idea veramente adeguata di questo mare,
di questa baia, di questo Vesuvio, di
questa città coi suoi sobborghi e coi suoi
castelli, e soprattutto di quest'aria che
vi si respira. Siamo entrati oggi nella
grotta del monte Posillipo, mentre il sole
al tramonto vi penetrava dalla parte
opposta; e capisco benissimo adesso coloro
che a veder Napoli impazziscono, come
capisco i napoletani che, se anche
avessero due Vesuvi, invece di uno, nelle
vicinanze, non abbandonerebbero mai
tuttavia la loro città. E hanno ragione i
loro poeti di cantare le bellezze a furia
di iperboli. In confronto di questo
delizioso paese, persino Roma diventa
malinconica: a Roma ogni cosa è seria e
solenne, e qui invece tutto è ilare e
giocondo. Ma come descrivere poi la
magnificenza delle strade, delle piazze,
dei giardini, del mare, quando sono
illuminati dal plenilunio, come io li vedo
illuminati stanotte? Sono preso dalla
vertigine dello spazio infinito, e nel
dolce incanto la mia mente va sognando
cose che soltanto qui si possono sognare.
volfang goethe,
Viaggio in
Italia
San Gennaro non dice mai
no |