Quanno nascette Ninno a Bettalemme
era nott’e pareva miezojuorno
ma le stelle-lustre e belle
se vedettono accossì…
(Sant’Alfonso Maria de’ Liguori)
Il presepe napoletano
del
Banco di Napoli
Antichissima è la rappresentazione scenica del
misterioso evento della nascita del Bambin Gesù,
addirittura risalente all’arte cristiana delle
catacombe ed effigiata sui sarcofagi sin dal IV
secolo, continuata poi nel tempo per tutto il
Medioevo, fino al famoso presepe di Greccio voluto
da San Francesco, e un po' in tutta Italia;
particolare, però, fino ad assumere carattere e
dignità di vera e propria arte è la tradizione
presepiale napoletana, di cui si ha notizia a
partire dal 1205,che ebbe il suo trionfo nel
‘700,per merito di quel grande mecenate che fu Carlo
III di Borbone , sovrano a cui si deve la splendida
fioritura culturale ed artistica del tempo.
Fu a partire dal XV secolo che s'imposero i
figurarum sculptores, specializzati nelle sacre
rappresentazioni in chiese e cappelle napoletane, ai
quali , poi, si affiancarono artisti famosi che
crearono i pastori artistici,stupende statuine in
legno o in ceramica,in stucco o in creta,vestite di
poveri panni o di preziosi broccati, considerate
veri e propri capolavori.
Questi artisti, attivi soprattutto a Napoli (dove
ha sempre trionfato l’arte presepiale in
rappresentazione festosa come il suo popolo), devoti
ed interpreti dello spirito religioso e del
misticismo della Natività, affiancarono sempre alle
sacre figure una galleria di personaggi umili e
popolari come l’arrotino, la castagnara, il
pezzente, lo storpio,la zingara, il bettoliere, la
lavandaia, in fondo i veri destinatari del messaggio
cristiano.
Esempio superbo dell’arte presepiale napoletana è
il presepe del Banco di Napoli, esposto presso la
Cappella Reale dell’Appartamento storico di Palazzo
Reale.
Realizzato secondo i moduli tipici della
tradizione settecentesca napoletana, in commistione
tra sacro e profano, pur rappresentando personaggi e
scene tipiche popolari, è ispirato alle pagine del
Vangelo, e, dunque, è essenzialmente
rappresentazione religiosa, però, mentre le statuine
di ispirazione popolare ed orientale sono
prettamente di stampo realistico, quelle dei
personaggi religiosi, cioè la Natività e gli angeli,
sono maggiormente idealizzate.
Collocata tra i ruderi di un tempio profano,
secondo i dettami settecenteschi, la scena della
Natività vuole allegoricamente rappresentare il
trionfo della spiritualità sul materialismo, del
cristianesimo sul paganesimo.
Ai piedi del Bambin Gesù, coronata da una schiera
di angeli e puttini, nella cosiddetta scena della
“Gloria”, nella posizione genuflessa dell’atto di
adorazione, troviamo il re giovane (probabile opera
di Salvatore Franco, a cui è attribuita anche la
statuina del “Circasso”,uno degli orientali presenti
nella scena della fontana ), il re vecchio (dello
scultore e architetto Francesco Viva, che la creò
nel 1797) e l’umile zampognaro; nella scena
dell’Annuncio abbiamo una folla di personaggi e
animali pure attribuiti ad illustri artisti che
operarono a Napoli tra il ‘700 e l ‘800, quali il
Sammartino, il Celebrano, il Viva e il Franco.
Anche nella scena della Taverna è visibile il
genio di due grandi artisti: dei due pastori seduti
a tavola, e volgarmente denominati “sciacquanti”, la
donna è opera del Sammartino e l’uomo è stato
attribuito al suo allievo Gori.
sciacquante |
castagnara |
Presenza frequente nei presepi è quella del
Vesuvio, che anche qui compare e s’intravede in uno
scorcio tra un passaggio nelle montagne, sul lato
sinistro della taverna. Lungo il passaggio una
coppia di ricchi contadini, la donna con un
realistico cesto di frutta sul mulo e l’uomo a
piedi, si avviano con i loro doni verso la Natività.
Tra gli altri personaggi presenti in questo
splendido presepe ritroviamo figure tipiche della
vita popolare napoletana, come l’arrotino, il
pescivendolo e la castagnara, attribuiti
rispettivamente al Franco, al Cappiello e al Mosca.
Insomma, questo presepe è davvero un piccolo
capolavoro, scultoreo e pittorico nel contempo, e
chiunque lo ammiri non può che restare affascinato
dal suo valore artistico e dalle suggestioni
poetiche che emana, che restituiscono intatte, a
credenti e non, l’incanto del Natale e il mistero
del sacro evento della nascità di Gesù.