Fra il sogno e la realtà, il ricordo e la memoria, la fantasia e la fantasticheria, Napoli di ieri in questi racconti, soprattutto i napoletani di ieri, sempre in sospensione, ancora oggi, fra il sacro ed il profano, il serio ed il faceto, il dramma e la farsa (Oggi sto tanto allere ca quasi quasi me mettesse a chiagnere, recita la canzone), perché non dimenticano le loro due anime: quella greca, la cui cultura elaborò grandi tragedie universali, quella latina, che diede vita alle atellane e ai fescennini. E nemmeno dimenticano d’essere stati assoggettati agli Spagnoli e, dunque, nei loro caratteri conservano pure certi tratti cerimoniosi, appunto “spagnoleggianti”, di quel popolo. Immutata resta nel tempo, oggi, come ieri, la loro umanità.
Francesca Santucci
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