selezione di autrici dall'antichità al Novecento,
da Saffo a Sylvia Plath
(estratti dal libro)
IL FOGLIO, I edizione marzo 2003
II edizione novembre 2003
The
Maid with the Golden Hair,
di
Lord Frederic Leighton,1895 (?)
Elaborata sin
dall’antichità con
tematiche e moduli
espressivi propri,
talvolta anche
emulando i modelli
maschili (sicché
Sibilla Aleramo
lamentava che i
manoscritti
femminili che
riceveva
ricalcassero troppo
quelli dei
colleghi), la
letteratura delle
donne è stata sempre
considerata minore
solo perché non
copiosa e divulgata
come quella degli
uomini.
Effettivamente il
numero delle
scrittrici è stato
inferiore a quello
degli scrittori, ma
soltanto perché alle
donne sono stati
impediti la piena
espressione e
l’accesso alla
cultura, essendo
relegate alla vita
tra le pareti
domestiche; già nel
quattordicesimo secolo Christine de Pizan
ne aveva rilevato
l’esclusione dal
sapere e criticato
chi ne impediva
l’istruzione: …che
se ci fosse l’uso di
mandare le bambine a scuola e di
insegnare loro le
scienze,
imparerebbero
altrettanto bene…
La tradizione
letteraria maschile
si è imposta,
dunque, solo per la
mancanza di una
corrispondente
tradizione
letteraria
femminile,
determinata dal
divieto ad accedere
alle fonti del
sapere.
Se poi sia lecito o
meno parlare di una
letteratura
femminile
contrapposta a
quella maschile è
tema ancora troppo
controverso, ma è
indubbio che, nel
corso dei secoli, le
donne sono riuscite
ad elaborare pagine
nelle quali dar voce
al proprio modo
specifico di sentire
e vivere la realtà e
l’interiorità.
Fattori storici,
ambientali, di
costume, contingenze
esterne, ne hanno,
pertanto, ostacolato
l’espressione
letteraria, ed anche
artistica, ma,
guardando
attentamente al
passato, da Saffo
fino ai giorni
nostri, non mancano
testimonianze
rilevanti della loro
produzione, che solo
nel ventesimo
secolo, quando la
piena emancipazione
lo ha consentito, è
riuscita ad
estrinsecarsi
compiutamente; superato il muro che
impediva di
esprimersi in modo
completo, oggi la
scrittura femminile
s’impone in pienezza
e creatività.
Nonostante
l’esclusione, voci
autorevoli si sono,
dunque, affermate
con energia nei
secoli,
trasformandosi da
“oggetti” letterari
a soggetti, da muse
ispiratrici ad
autrici, riuscendo a
liberare
compiutamente la
loro sensibilità,
come Saffo, Nosside,
Maria di Francia,
Christine de Pizan,
Compiuta Donzella,
Isabella Morra,
Vittoria Colonna,
Gaspara Stampa,
Emily Dickinson,
Elizabeth Barrett
Browning, le sorelle
Brontë, Sylvia Plath.
Ma di cosa hanno
scritto le donne?
D’interiorità in
generale, di
solitudine,
d’infelicità, di
affetti familiari,
di vita domestica,
di aspirazione allo
studio e
all’espressione
letteraria ed
artistica, delle
difficoltà di
conciliare l’essere
per gli altri e
l’essere per sé,
spesso d’amore
(declinato in
infinite sfumature e
varietà, dal
desiderio
all’incontro,
dall’attesa
all’inganno, dalla
gelosia alla
delusione, e poi il
turbamento,
l’assenza, la
passione, il
tradimento, perché
da sempre amore e
donna si legano in
inscindibile
connubio), ma hanno
anche impugnato la
penna come spada,
per reclamare o
denunciare diritti
ignorati o
calpestati (come
Olympe de Gouges e
Mary Wollstonecraft).
In tutte emergono,
comunque, le
difficoltà,
d’istruirsi, d’
esprimersi, di
accedere al sapere,
di essere
riconosciute come
produttrici di
sapere, di trovare
moduli espressivi
propri, di coniugare
i due ruoli, quello
domestico e quello
di scrittrice, che,
talvolta, le hanno
condotte a conflitti
talmente laceranti
da spingerle, come
nel caso di Sylvia
Plath,
all’autodistruzione.
Sono qui presentate, in
varietà di stili,
temi e contenuti,
una selezione di
autrici, scrittrici
e poetesse, tra le
più rappresentative
ed interessanti dei
secoli in cui hanno
operato, dalle
origini al ‘900, da
Saffo a Sylvia Plath:
poetesse e
scrittrici,
cortigiane e
nobildonne, ascete e
dame, timide e
trionfanti, fragili
e pioniere, liriche
ed elegiache,
struggenti e
appassionate,
languide ed
impegnate, autrici
autorevoli, ma anche
minori strappate
all'oblio. Su alcune
maggiormente mi sono
soffermata, per
evidente importanza
o/e per particolare
interesse personale,
di tutte, comunque,
ho cercato di
offrire informazioni
essenziali
(rimandando,
naturalmente, ad
ulteriori
approfondimenti), ma
ad ogni loro vicenda
mi sono
appassionata, perché
dietro ogni verso,
ogni rigo, ogni sola
parola, ho trovato
celati un dolore,
una lacrima, una
sofferenza,
un’insofferenza, una
protesta,
un’inquietudine, una
disperazione, un
grido di solitudine,
un canto d’amore.
L’eco delle loro
voci arriva dal
passato con immutato
fascino.
(dall'introduzione
di Donna non sol
ma torna musa
all'arte, di F.
Santucci)
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