Iginio Ugo Tarchetti e la  Scapigliatura

                     sito letterario di Francesca Santucci

 

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Una nobile follia

Non è lontano il giorno in cui la condanna morale che pesa su questa istituzione avrà trionfato degli ultimi pregiudizi che la sostengono.
Protagonista del romanzo, pubblicato tra il 1866 e il 1867, è Vincenzo D., un soldato mandato a combattere in Crimea, nella sanguinosa battaglia della Cernaia, famosa perché il 16 agosto del 1855 i piemontesi sconfissero i russi, che, alla vista degli orrori della guerra, cadaveri e uomini martoriati, matura una profonda avversione per la guerra e per la violenza.
Dopo aver ucciso, per legittima difesa, un soldato nemico, quasi impazzisce, e diserta il campo di battaglia; colpevole per la società, non lo lo è per se stesso, dal momento che, rifiutando la guerra, riconquista la sua integrità morale, battendosi, da allora in poi, contro il militarismo.
Nucleo  fondamentale del romanzo, precursore della moderna letteratura antimilitaristica, che molti dissensi suscitò in ambito militare (a molti soldati nelle caserme fu chiesto di bruciare il libro di Tarchetti) è la polemica contro l’istituzione militare e la guerra in generale.
Il tema, drammaticamente attuale ai tempi del Tarchetti, che si trovò a vivere gli anni cruciali del  Risorgimento, non si pone solo come discorso contro l’uomo che elimina l’uomo, ma è analisi lucida contro l’atto di uccidere e la follia militare alla quale si può opporre solo il rifiuto del singolo, appunto la “nobile follia”.
Lunghe pagine sono dedicate  alla coscrizione obbligatoria  che strappa gli uomini alla libertà , alla vita di caserma, alla disciplina imposta, all’addestramento dei soldati, ai rapporti gerarchici. Ed è   proprio nella descrizione della vita  nelle caserme  che  più viva si sente  l’esperienza   vissuta dall’autore  nel commissariato militare, tuttavia le idee espresse non sono solo considerazioni personali, bensì riflettono l’atteggiamento antimilitaristico ben presente nella cultura europea del secondo Ottocento.

 Francesca Santucci