Paolina
Interessante opera prima del più autorevole esponente
della scapigliatura milanese,in Paolina confluiscono atmosfere
manzoniane,realismo,temi della
letteratura francese e suggestioni
da feuilleton,affrontati secondo l’impronta tipicamente tarchettiana ,e sono
già presenti,seppur confusamente,tutti gli elementi caratteristici della sua produzione che ,colto da prematura
morte,lo scrittore non ebbe il tempo di sviluppare in maniera più organica.
L’abbattimento, nel giugno del 1864 ,del Coperto Figini,
antico casermone popolare milanese, per
ampliare la piazza del Duomo, fornì allo
scrittore, che aveva personalmente assistito alla demolizione, lo spunto
per la stesura di Paolina.
Con palese intento di denuncia sociale, ponendosi come avvocato difensore degli
oppressi, l’autore intese svelare la vita domestica che si svolgeva in
quell’edificio narrando, con spirito polemico e crudezza realistica, dal vero, una vicenda
di distruzione e macerie, proprio come quella del Coperto. Il romanzo propone
una riscrittura dei Promessi sposi: le nozze di due giovani
umili , Paolina e Luigi, impedite dal malvagio di turno, in questo caso
un anziano marchese, ma stavolta manca il lieto fine.In una Milano che
assomiglia a Parigi, tra quartieri misteriosi e pericolosi, scene di violenza
,stupri e brutalità, personaggi equivoci e sordidi, i buoni, travolti dagli
eventi e dagli uomini, soccombono e i malvagi trionfano.
Francesca Santucci
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