Angeli e
farfalle Una vaga fanciulla in un
giardino
un bruco avea trovato:
quant'era bello! avea 'l capo azzurrino,
gli occhi di perle e un mantel di broccato;
dentro un calice assiso,
vivea di fior, di rose e di narciso.
Da crudel morbo la fanciulla oppressa,
del suo gioir beato
il dolce filo, e di sua vita istessa
sapea che presto esser dovea troncato.
Poveretta! il sapea;
e spesso al bruco il mesto suon dicea:
Gentil amico a porgermi un saluto,
allor che avrai mutato
in ali di smeraldo e di velluto
quel tuo verde mantello di broccato,
verrai sulla mia croce
forse udrò dalla tomba la tua voce.
Quanto diversa vece e più pietosa
a te natura ha dato!
Tu tornerai su quel cespo di rosa
in farfalla bellissima mutato;
Io di costì partita
riviver potrò d'un'altra vita?
Morì la mesta e se ne afflisse il verme;
tre giorni ha lagrimato,
poi si pose per via solo ed inerme
e un'estate e un autunno ha camminato;
finché dal tempo affranto,
giunse vecchio e canuto al campo santo.
Ma lo spirto di lei più non vi trova,
che, in un angelo mutato,
era salito a un'esistenza nuova
il bruco ritornò farfalla al prato,
e là si giacque estinto,
...Rinacque dopo un anno in un giacinto.
(pubblicata nel 1868 in un giornale di
moda)
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