Racconti di
Antonio Messina
Son io, son solo, sono una
moltitudine, il nulla e l'aurora! E’ questa
la frase che campeggia sul sito dello scrittore
siciliano (padovano d'adozione)
Antonio Messina (www.antoniomessina.com), a convalida dell’ideale manifesto
programmatico della sua scrittura, incentrata sulla
consapevolezza in chi scrive (Son io), per
passione/vocazione/predestinazione, dell’individuale
destino di solitudine (son solo), al quale
riesce comunque a trovare scampo, inventando
innumerevoli storie animate da folle di personaggi
diversi (sono una moltitudine),
trasfigurando, camuffando, sublimando le minime
vicende personali (il nulla), in trame
esistenziali, in sospensione tra la fantasia e la
realtà, entro
cui riversare sempre qualcosa di sé, facendo
confluire le emozioni più profonde che albergano nel
cuore e le perplessità che agitano il turbinio della
mente, dilatandosi in mille altre vite, e ciò è
illusorio ma consolatorio, presagio di nuove speranze
(l'aurora), varco e scampo, giacché, come
dice l’autore: Quando fra le cose reali non
si riesce a trovare un respiro, forse è più
conveniente consultare il mondo dell'immaginazione e
provare ad essere felici dentro un'illusione.
Esemplari in tal senso sono i
due racconti qui presentati, maturati e scritti in
tempi e momenti diversi: "L'ombra nella bottiglia"
(del settembre 2004), più intimistico, pur se
riferito ad una piaga sociale (l'alcolismo), incentrato
sull’abbandono d’amore, l'altro, di più ampio
respiro, "La marea" (del gennaio 2005), ispirato dal
drammatico evento dello tsunami. Antonio Messina non è,
infatti, uno scrittore sensibile ed attento soltanto
alle urgenze individuali, ma anche agli
accadimenti esterni, non poteva, perciò, non essere
turbato da un evento tanto drammatico che ha scosso
le coscienze di tutti, scardinando, probabilmente in chiunque, certezze e sicurezze, riconfermando la
fragilità e precarietà dell’esistenza in questo
mondo che continua ad esserci ignoto, nonostante i
voli nello spazio. Perciò, dopo aver sedimentato
l’infausto accadimento negli anfratti più
reconditi di se stesso, ha, poi, avvertito l'urgenza
di convertirlo in racconto, imprimendo un originale tocco personale in trasfigurazione quasi fantasy,
immergendolo in un’ atmosfera di sospensione che,
come un velo impalpabile, avvolge la storia, quasi a
voler mitigare l'effetto disastroso della mostruosa
ondata, che non ha drammaticamente nominato, ma che,
in maniera quasi familiare, ha voluto chiamare
"marea", come a voler ridimensionare l'infausto
accadimento, ben consapevole,
invece, della sua incommensurabile "grandezza". In entrambi i racconti si
evidenziano, poi, ma in maniera più eclatante nel
primo, perché ispirato dal Sentimento, dallo
smarrimento di fronte all'amore finito (da una
parte, non anche dall'altra, e in ciò risiede il
pathos del racconto!), numerosi passaggi poetici,
rivelatori delle notevoli capacità liriche di
Antonio Messina che, pur essendosi finora proposto
esclusivamente come autore di prose (grande
successo, di pubblica e critica, ha riscosso il suo
romanzo, "L'assurdo respiro delle cose tremule",
edito dalla casa editrice
"L’autore Libri di Firenze"), tuttavia è
anche fine elaboratore di romantiche composizioni poetiche
altrettanto suggestive ed intense, che pure meritano
attenta lettura.
Francesca Santucci
L'ombra nella
bottiglia
La marea
|