Commenti vari

edizioni A.L.I. Penna d'Autore, 2005
 139  pagine-   Prezzo: 10,00 euro

 

Mi fa piacere non essermi sbagliata, nel percepire in più parti la tua, del resto fortissima (e importante), presenza.
Come già ti dissi, sono arrivata in fondo (con assoluto entusiasmo) e riconfermo i giudizi positivi che già ti avevo anticipato: ricchezza e maturità di sentimenti, d'ispirazione e narrazione, trame piacevolissime, giuocate ad arte, personaggi coinvolgenti, delineati al meglio, con gusto e finezza: una Napoli che più intrigante (e, per fortuna, meno oleografica) non potrebbe essere.

L. Lanza

Una raccolta di racconti, ispirata dall’amore dell’autrice per la città natale e dalla nostalgia di persone, luoghi, momenti. Riviviamo con lei le storie del contrabbandiere, del medico di famiglia, della fanciulla pazza d’amore, di preti in lizza, di ragazzi negli anni del liceo e tante altre. Come se un affollatissimo presepe si animasse e diventasse un palcoscenico e la rappresentazione durasse tutto l’anno.

E. Bellini

Non esagero, carissima, ma, quando ho letto i racconti del tuo "Napoli di ieri", quando mi son reso conto della forza espressiva da te riversata in questi scritti; quando ho preso coscienza, leggendo, delle tue dotti citazioni di poeti classici latini, italiani e dialettali, seminate "cum grano salis" e con proprietà di linguaggio, allora ho vieppiù confermata la mia convinzione che stavo percorrendo con la vista tutto un cammino invidiabile, da te percorso formidabilmente e con somma maestrìa, nella nostra letteratura.

...la tua prosa è anche poesia, perché permeata di una patina di soffusi odori e sapori che raggiungono i sensi del lettore, sì da assumere il carattere principale della poesia: l'universalità


Zio Vittorio             
 

Sto leggendo i racconti,  mi piacciono davvero molto!E come sei brava nelle descrizioni della vita di quartiere! Ancora ti dico, vedendo lo stile dei racconti: quanto li avrebbe graditi mio padre, lui scriveva proprio di questi fatti giornalieri accaduti a Napoli agli inizi del secolo su notarelle lasciategli dall'ormai mitico nonno....

 M. De Leo

.....Bella la "storia" sul Natale napoletano, mi ha portato, con un pò di nostalgia, indietro nel tempo.

Angelo

mi è venuta na pucundria che non puoi immaginare. Quanti ricordi, oj nè, quanti ricordi. E non solo nel racconto del pranzo di Natale, ma anche in altri, in certi modi di dire, in certe frasi che tu hai inserito e che ci stanno a fagiolo. Ma quello di Natale mi ha colpito più di tutti. Natale è il mio punto debole, un qualcosa che amo e che odio al contempo perché non ritornerà più.

Salvatore

Il pezzo ("La preghiera di una vergine") è bellissimo, Francesca, ironico, fatalista, con quel tocco efficace di"sapore del sud" che riempie ogni cosa. ..il pezzo somiglia molto ( la scrittura e l'ambientazione, intendo) a Verga o di altri scrittori siciliani.
C'è un sentire ironico nel tuo pezzo, una scia di solitudine (la donna che nel ricordare il suo perduto amore, torna sui luoghi della passione), poi naturalmente entrano in gioco le forze di "quel sentirsi napoletani", quel modo singolare di "trattare" l'esistenza, avvolgerla, sublimarla, renderla frammento, per poi farla rinascere: una nuova esistenza, che forse è la vostra pelle, il vostro profumo, il vostro sentire, il sole, e il mare vostro. Bello il pezzo Francesca. Il prologo, con le icone sacre, ben scritto, quasi che tu volessi, da un lato "dissacrare", profanare, dall'altro invece, mettere in mostra la sacralità delle cose, il destino e il volere di un dio che non sempre rispetta e accudisce i nostri desideri. Il castigo quasi fatale, anche se il siculo ( io così ho "definito" il tuo personaggio") in fondo è un nomade, illude perché egli stesso è illuso, per quel suo continuo migrare; forse non appartiene a nessun luogo, e vorrebbe ad ogni luogo appartenere, ed allora cerca la donna di un istante, per colmare un vuoto, lui paria tra le onde.
...mi sono anche divertito, in mezzo, tra le parole c'è un vago accenno alla commedia, all'ilarità elegante, quasi percepita appena, ma efficace, vera. Tragedia, l'amore e il sorriso.

.. Il primo racconto è bello, non commento, tanto non c'è necessità. Il secondo, sulla presunta malattia della donna, il medico non medico, il conoscersi e l'amarsi dopo: prima invece i pensieri non trovavano unità, nelle tre donne. Splendido pezzo: brava. L'agone è una perla, un piccolo capolavoro...
Mai ho amato un racconto così profondamente; in quella sfida estetica, per
esserci almeno una volta nella vita, poi l'ennesima sconfitta e poi la morte. Ecco che dall'alto, allora dio decide, ecco allora che il prete "nemico", finalmente ascolta, intuisce. Un regalo il suo, all'amico trasceso, un dono d'amore verso l'altro, lo sconfitto. Splendido pezzo...

Il racconto del vecchio moribondo, il palmo della mano, l'anima protesa nel vento e nella speranza.
Altra ciliegina sulla torta: splendido Francesca. Ottimo quello del Liceo, quello della venditrice di olive..

I tuoi racconti son belli, veramente Francesca. Ho quasi terminato, mancano poche pagine. Ho cercato di respirare le tue pagine, i profumi, quel vuoto sospeso, la solitudine che aleggia, frammista a polvere e sole, nei vicoli, nei panni stesi, nel profumo di salsedine che si spande, sembra rondine in un volo, sospesa tra vita e morte. Bello il pezzo della ragazzina che si addormentava, splendido invece il racconto "Un amore del sud", un racconto delizioso, intriso d'amore vero, sofferto e ben concepito, nella storia e nelle parole. "Un amore del sud" è un pezzo particolare, strano e al tempo stesso maestoso, trasuda d'amore vero, palpitante, duraturo. Le scappatelle del marito son cose misere, son sciocchezze, non hanno bisogno di perdono agli occhi della moglie. L'amore vero è quello da te descritto. Ho amato quel racconto: solo una donna si ama, una sola nella vita e spesso quella donna non è tua, quella donna... l'Eroe poi, il suo fatalismo, l'arrivo a Napoli, le cose che trova, immutate e peggiori, il destino...

Antonio Messina