Francesca Santucci
prefazione alla II edizione del romanzo
La leggenda del
faro
di Dario Alfonso
Ricci
Dario Alfonso Ricci, La leggenda del faro, II edizione
2013, La Bancarella editrice
www.laleggendadelfaro.it
Lo scrittore Dario Alfonso Ricci è originario di un territorio
il cui panorama, tra boschi, scogliere e golfi, è
d’incomparabile bellezza, luogo ricco di storia, cultura e
tradizioni, che conserva importanti tracce archeologiche del suo
nobile passato: l’antica Etruria.
Nativo di Piombino, vive a Baratti, nella casa dove
nell’infanzia trascorreva l’estate, a soli dieci metri dal
bellissimo mare toscano nelle cui acque cristalline da bambino,
guidato dalle amorevoli mani materne, mosse i primi passi, nelle
quali ama immergersi e che adora esplorare con la sua barca.
Nutrito e suggestionato dal contatto con la Natura, dalla
presenza dell’azzurra distesa sconfinata, dai racconti, i fatti
e le facce di mare, non poteva non dispiegare la sua fantasia,
come in un fiume in piena, nella sua opera prima, il romanzo "La
leggenda del faro", una bella storia in cui parla di mare e di
vento, di onde e di scogli, di navi e di barche, di naufragi e
di salvataggi, soprattutto delle storie e delle leggende dei
faristi, fedeli custodi, per oltre un secolo, fino
all’automazione, dell’affascinante lanterna marina: il faro di
capo Arocco.
Ricca di passaggi magici ed immagini poetiche, sempre l'autore
guardando al mondo con gli stessi occhi incantati che aveva da
bambino, "La leggenda del faro" narra le vicende che si snodano
per oltre un secolo, dei faristi e degli altri personaggi,
intorno al leggendario faro di capo Arocco, dalla sua fondazione
all’automatizzazione, presenza viva, tangibile, animata, quasi
"creatura" vivente, dotata di proprie pulsioni e volontà, in
rapporto ambivalente con l’Uomo, ora in armonia ora in
conflitto, ora presenza benevola e salvifica ora forza
distruttrice e devastante, comunque sempre in sintonia con la
Natura.
L’ultimo capitolo, poi, che, similmente ad una conchiglia che
racchiude in sé la perla preziosa, è il racconto dell’antefatto,
il disvelamento delle motivazioni che hanno spinto alla stesura
del libro (che si pone a suggello della storia ma avrebbe anche
potuto costituirne l’incipit), è un finale perfetto e ad
effetto; romantico, quasi magico appare il verso finale, con
l’alternanza fra luce ed eclisse, espressioni del faro che, per
tutta la storia, ora ha illuminato ora ha celato, ma anche
metafora della vita, sempre in sospensione fra la chiarità e
l’ombra.
Vividi emergono l’amore per il mare, la conoscenza dell’elemento
e il rispetto che l’Autore nutre per tutte le creature della
Natura in generale, la luna, il vento, le onde, gli scogli,
gli alberi e gli animali, e con forza s’impongono i valori
morali in cui crede: il senso del dovere, la dedizione al
lavoro, il rispetto, l’amore.
Una volta scritte, le parole più non appartengono allo
scrittore, e ciascuno le legge in modo personale, eppure in
questo romanzo è possibile rinvenire un significato universale
nel messaggio finale, affidato a Giovanni, il vecchio farista
che, nel congedarsi, raccomanda a Fausto:
La natura ti aiuterà, lo ha fatto con tutti. Basta rispettarla
ed amarla.
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