Jeanne Hèbuterne,
A. Modigliani
È storia, non
letteratura, che spesso donne talentuose, nell'arte e nella
letteratura, ma qui è nell'arte che interessa, che s'accompagnano a uomini
di genio, o che comunque gravitano nelle loro esistenze, vedano offuscate il
loro valore e siano costrette a viverlo nell'ombra, eccezion fatta per
alcune dirompenti personalità come quella di
Frida Kahlo,
che non si lasciò relegare in posizione subalterna dal soverchiante marito
Diego Rivera.
È
il caso di Jeanne Hèbuterne, pittrice sensibile e
dotata, di grandi potenzialità espressive e di precoce maturità artistica,
introdotta
ai corsi dell'Accademia di disegno
a Montparnasse dal fratello Andrè che, dopo
la sua morte, ne conservò i disegni,
ultima
compagna dell'innegabilmente grande pittore Amedeo Modigliani, al quale fu
legata sentimentalmente ed artisticamente.
D'indubbio talento, eppure
messa in ombra all'epoca in cui visse, ed ancora oggi poco
conosciuta, venuta alla ribalta grazie alla retrospettiva di qualche
tempo fa dedicata all'artista livornese
"Amedeo Modigliani.L'angelo dal volto severo",
in cui sono state esposte anche 71 sue opere, tra dipinti e disegni, che ne
svelano pienamente il valore.
Jeanne Hèbuterne a 16 anni
Jeanne Hèbuterne aveva diciannove anni quando, nell’aprile del 1917, conobbe
il pittore “maudit” che, trasferitosi da Livorno, dove viveva in un ambiente
intellettualmente stimolante, a Parigi, conduceva una vita fuori dalle
mode e dalle correnti, da bohémien, sregolata, fisicamente minato, dedito al
bere, agli stupefacenti e alle donne, e in difficoltà economiche.
Lei era bella, aveva occhi azzurri e lunghi capelli
rosso-castani, gli amici la chiamavano Noix de coco; riservata,
dolce, un poco malinconica, affascinò subito il pittore, oltre che per
la bellezza ed il carattere docile, anche perché, giovane studentessa
d’arte, promettente allieva dell’Accadèmie Colarossi, spesso da lui
ritratta, era pittrice sensibilissima e di
eccezionale talento.
Lui se ne innamorò perdutamente, e lei di lui.
Jeanne Hèbuterne, 1918 ,
A. Modigliani
Dal loro legame, che pure fu movimentato e tempestoso
(numerosi sono gli aneddoti sui
maltrattamenti
inflitti dal pittore a Jeanne che, però, timida e
devota, sempre sopportò i numerosi tradimenti), come il
precedente avuto da Modigliani con la poetessa Beatrice
Hastings, nacque una figlia, Jeanne.
Nel gennaio del 1920 Modigliani si ammalò di
polmonite;pochi giorni prima di morire svenne nello
studio che divideva con Jeanne che, completamente
paralizzata dal terrore, gli restò accanto mentre
agonizzava senza neppure tentare di chiamare un medico,
ma il destino della donna era indissolubilmente legato a
quello del suo uomo!
Il giorno dopo la morte del pittore, incinta di otto
mesi, si suicidò lanciandosi da una finestra.
Cinque anni più tardi il suo corpo fu rimosso dal
cimitero di Bagneaux e fu sepolto in quello di
Père Lachaise, accanto a Modigliani.
Jeanne Hèbuterne seduta
davanti a un uscio”,
A. Modigliani
In uno
degli ultimi e più toccanti dipinti di Modigliani, Jeanne Hèbuterne
seduta davanti a un uscio, Jeanne è ritratta incinta per la seconda
volta, il volto è pallido, il corpo è in vertiginosa torsione, l’espressione
è indefinibile, elementi tutti che concorrono ad imprimere al quadro una
forte tensione, ancor più evidente anche alla luce dei tragici avvenimenti
successivi: quel figlio non avrebbe mai visto la luce!
Forse Jeanne, memore dell'insegnamento di Modigliani, Il tuo vero dovere
è di salvare il tuo sogno, non volle rinunciare al suo sogno d'amore,
perciò si calò da quella finestra, troncando precocemente un'esistenza che
avrebbe potuto darle grandi soddisfazioni anche in campo artistico.
Le opere esposte in mostra al Palazzo Reale di Milano, soggetti familiari,
autoritratti, suoi nudi femminili (Jeanne era estremamente affascinata
dall'anatomia in generale e dal corpo femminile in particolare), hanno
rilevato, infatti, un attento studio ed un percorso tecnicamente
diverso da quello del suo compagno ma una egualmente approfondita ricerca
personale ed una grande intensità emotiva, riflesso, certamente, dei
tragici eventi che viveva e, forse, già presagio della svolta che il destino
avrebbe impresso alla sua esistenza.
Francesca Santucci