Dal libro “Donne protagoniste”
di Francesca Santucci

Edizioni Il Foglio, maggio 2004

 

Jeanne Hébuterne

(1897-1920)

       Jeanne Hèbuterne, A. Modigliani      

 

 

È storia, non letteratura, che spesso  donne talentuose, nell'arte e nella letteratura, ma qui è nell'arte che interessa, che s'accompagnano a uomini di genio, o che comunque gravitano nelle loro esistenze, vedano offuscate il loro valore e siano costrette a viverlo nell'ombra, eccezion fatta per alcune dirompenti personalità come quella di Frida Kahlo, che non si lasciò relegare in posizione subalterna dal soverchiante marito Diego Rivera.
È  il caso di Jeanne Hèbuterne, pittrice sensibile e dotata, di grandi potenzialità espressive e di precoce maturità artistica, introdotta ai corsi dell'Accademia di disegno a Montparnasse dal fratello Andrè che, dopo la sua morte, ne conservò i disegni, ultima compagna dell'innegabilmente grande pittore Amedeo Modigliani, al quale fu legata sentimentalmente ed artisticamente.
D'indubbio talento, eppure  messa in ombra all'epoca in cui visse, ed ancora oggi poco conosciuta, venuta alla ribalta  grazie alla retrospettiva di qualche tempo fa  dedicata all'artista livornese "Amedeo Modigliani.L'angelo dal volto severo", in cui sono state esposte anche 71 sue opere, tra dipinti e disegni, che ne svelano pienamente il valore.

Jeanne Hèbuterne a 16 anni


Jeanne Hèbuterne aveva diciannove anni quando, nell’aprile del 1917, conobbe il pittore “maudit” che, trasferitosi da Livorno, dove viveva in un ambiente intellettualmente stimolante,  a Parigi, conduceva una vita fuori dalle mode e dalle correnti, da bohémien, sregolata, fisicamente minato, dedito al bere, agli stupefacenti e alle donne, e in difficoltà economiche.
Lei era bella, aveva occhi azzurri  e  lunghi capelli rosso-castani, gli amici la chiamavano  Noix de coco; riservata, dolce, un poco malinconica, affascinò subito  il pittore, oltre che per la bellezza ed il carattere docile, anche perché, giovane studentessa d’arte, promettente allieva dell’Accadèmie Colarossi, spesso da lui ritratta, era pittrice sensibilissima e di eccezionale talento. Lui se ne innamorò perdutamente, e lei di lui.

Jeanne Hèbuterne, 1918 , A. Modigliani

Dal loro legame, che pure fu movimentato e tempestoso (numerosi sono gli aneddoti sui maltrattamenti inflitti dal pittore a Jeanne che, però, timida e devota, sempre sopportò i numerosi tradimenti), come il precedente avuto da Modigliani con la poetessa Beatrice Hastings, nacque una figlia, Jeanne.
Nel gennaio del 1920 Modigliani si ammalò di polmonite;pochi giorni prima di morire svenne nello studio che divideva con Jeanne che, completamente paralizzata dal terrore, gli restò accanto mentre agonizzava senza neppure tentare di chiamare un medico, ma il destino della donna era indissolubilmente legato a quello del suo uomo!
Il giorno dopo la morte del pittore, incinta di otto mesi, si suicidò lanciandosi da una finestra.
Cinque anni più tardi il suo corpo fu rimosso dal cimitero di Bagneaux e fu sepolto in  quello di Père Lachaise, accanto a Modigliani.

Jeanne Hèbuterne seduta davanti a un uscio”, A. Modigliani

In uno degli ultimi e più toccanti dipinti di Modigliani, Jeanne Hèbuterne seduta davanti a un uscio, Jeanne è ritratta incinta per la seconda volta, il volto è pallido, il corpo è in vertiginosa torsione, l’espressione è indefinibile, elementi tutti che concorrono ad imprimere al quadro una forte tensione, ancor più evidente anche alla luce dei tragici avvenimenti successivi: quel figlio non avrebbe mai visto la luce!
Forse Jeanne, memore dell'insegnamento di Modigliani, Il tuo vero dovere è di salvare il tuo sogno, non volle rinunciare al suo sogno d'amore, perciò si calò da quella finestra, troncando precocemente un'esistenza che avrebbe potuto darle grandi soddisfazioni anche in campo artistico.
Le opere esposte in mostra al Palazzo Reale di Milano, soggetti familiari, autoritratti, suoi nudi femminili (Jeanne era estremamente affascinata  dall'anatomia in generale e dal corpo femminile in particolare), hanno rilevato, infatti,  un attento studio ed un percorso  tecnicamente diverso da quello del suo compagno ma una egualmente approfondita ricerca personale ed una grande intensità emotiva, riflesso,  certamente, dei tragici eventi che viveva e, forse, già presagio della svolta che il destino avrebbe impresso alla sua esistenza.

 

Francesca Santucci