Gianmario Lucini

Elegie per la bella (sequenza)

 

             dedicata al femminile *)

 

Un pensiero m’inquieta

ha volto e figura e viene di lontano

trafigge l’azzurro come la poiana

mi ghermisce m’invade – terra e fatica

nervo che si tende nello scatto

nella paura prima del distacco.

 

 *****

 

Giunge la parola e infine il volto

che non oso toccare

si perde nei colori d’un lago

si dissolve sullo sfondo d’un’antica

natura disossata dall’inverno

- per te sento l’oro nascosto del risveglio

il piglio elastico del gesto:

ho infine soltanto cinquant’anni...

 

  *****

 

Nel turbinio di visioni ad occhi aperti

cali nella notte, t’immergi

in quel terrore che s’ingrippa e sfuma

in una vasta nube nera: non sanno

amore passando feroci

nel giorno gemente non sanno

l’eresia del silenzio e l’acqua

perenne che macina la pietra

 

tu cali nel silenzio come il petalo

dell’albicocco e lei ti porta via.

 

  *****

 

Vorrei dedicarti versi d’amore

consonanti e vocali che declinano il tuo volto

e rivelarti nel palmo della mano aperta

epica senza bandiere

come pane all’affamato, sangue

alla passione più vera.

                                    Dorme

un demone antico nei nomi e nei verbi

e trema il fonema

a pronunciarti nell’osceno

di questa terra morta.

 

  *****

 

E come vela sei che resiste

fiera sul mare che ribolle, chiara

nello sconfinato nero

pencoli al vento e lentamente

avanzi nel mio tempo.

 

  *****

 

                   8 aprile

 

E sono vivo ancora perché mi chiami

e mi riveli nella ruga che t’increspa

l’occhio sorridendo e sono al mondo

destinato, a questo incontro

che ha l’aroma pigro d’un caffé pomeridiano

- il lago banale si converte, il vento

d’uno spirito lo visita e lo scuote:

qui stanzi come esercito e chiami

i fiori del pesco vita che zampilli

dall’arida corteccia dell’inverno.

 

 ***** 

 

Nella mente mi sei – fra tutte queste stragi

di primavera – nel sonno

tetro del mondo vegli e tremi

cerchi l’abbraccio, lo temi

 

quasi fosse impossibile quel sogno

dell’erba e del parco

il silenzioso risveglio dei fiori il passo

del vecchio e del bambino che vanno nella tiepida

brezza d’aprile.

 

Sei la speranza che non vuole morire

in questo tetro mondo senza avvenire

rapita dal falco che cala dall’alto

da dietro una nube...

 

  *****

 

Oh mia lieve e luminosa

musa che nel tedio ti dissolvi

dei giorni più cupi che mai ricordi...

nelle mani stringo le tue mani

per trattenerti ancora un poco nel disegno

d’un’ardita fantasia

e nel gelo dei sepolcri cerchi il tenue

calore del mio fiato;

mia musa mia musa che vertigine

se guardo appena oltre a misurare

il baratro che da te mi separa – noi vicini

abitatori d’estranee dimensioni...

 

  *****

 

Sei così piccola e minuta come desiderio

di silenzio nel clamore

ti fa vibrare la febbre d’un amore

come il più alto colore della magnolia

verso l’azzurro cielo che si cela

dietro le nubi d’aprile.

                                     Piove

in alto nevischia, immobile il tempo

pare trattenga il respiro – si muore

lontano e qui si dispera

nello strazio dei gemiti che il vento

porta di laggiù, oltre il lago -. 

                                               I tuoi

occhi s’adombrano d’inquieto

ed è come un monito in sordina

il senso del paesaggio che ti penetra

spegnendoti in un filo di voce...

 

  *****

 

Sei la visione che spiove improvvisa

nell’orizzonte del mese di maggio

e sul vasto prato s’arruffa al refolo

 

sottile, dilegua fra i verdi e gli azzurri

gioca uccella in amore, (visione

di te e volto e pane

che tenni forse fra le mani sussurrando

verità d’un gioco irripetibile)

 

e poi fragranza di sapore

nella perfetta accoglienza della casa

trovata e riperduta

- che attende ora disseccata

dal fiato d’un tempo banale...

 

Chiamo il tuo nome nel vuoto

per poterlo colmare.

 

  *****

 

Tu eri nascosta perché non avevo occhi

non il passo della gioia per trovare la tua casa

né la mitezza dell’abbandono

a dissolvermi in te come l’animale

che di semplici meraviglie si paga

 

e balbutendo il tuo nome, storpiandone il sapore

sulla tua assenza costruivo il mio limbo

paradossali scenari e logiche e dottrine

svanite al primo tuo espiro

- èffeta tua vibrata sul mio capo

come olio profumato, come essenza -.

a suggellare il nostro vincolo segreto.

 

Da quaresime d’anni sei migrata

dolce mia luna orizzonte strepitoso

- come lei ti sveli e ti riveli

cammini nel mio tempo

lo canti.

 

 ***** 

 

Ci sono vite dove l’amore giunge tardi

come un gatto s’acquatta sull’uscio nel sole

e ti rivolge gli occhi con quella sapienza antica

dell’animale.

                     Tu passi, lo vedi, lo brami

accarezzare e ti risponde inarcando la forte

ruota del primitivo desiderio

d’essere materia disciolta in materia e sua essenza

viva d’un fuoco che canta

dove la morte non potrà mai capire.

 

  *****

 

... e luminosa giunge nella bruma

lei a sondare assopiti segreti

e quanto il corpo brami

trasfigurazione e volo,

sciolga dubbio e legami

e il vuoto sfidi, solo.

 

E l'amerò in quel ritaglio d'antica

strada al sonnecchiare del meriggio

di barche pigre e cigni sul lago

opaco, l'amerò per quel suo gioco

negli occhi che dispiega

il mistico silenzio del mio fuoco.

 

  *****

 

Nella mente mi sei – fra tutte queste stragi

di primavera – nel sonno

tetro del mondo vegli e tremi

cerchi l’abbraccio, lo temi

 

quasi fosse impossibile quel sogno

dell’erba e del parco

il silenzioso risveglio dei fiori il passo

del vecchio e del bambino che vanno nella tiepida

brezza d’aprile.

 

Sei la speranza che non vuole morire

nel mondo intetrito dalla minaccia

del falco predone che cala dall’alto

da dietro una nube...

 

  *****

 

                   29 aprile

 

Se tornerai domani è soltanto per tuo merito

io non ho la forza di difenderti

dall’osceno che guadagna e vince il campo

 

eri un tempo la bella inaccessibile

riposi ora esausta sul mio petto

come reliquia e nostalgia da proteggere

 

- perché a me, proprio a me

questo pegno?

 

 

 *)  nell'auspicio che il femminile diventi un giorno la più stimata delle virtù umane