Adriano Napoli

 

I cani di pietra

Prose poetiche

selezione dalla raccolta " l'Albero di Giuda"

edizioni Joker

 


Il gatto nero sapeva recidere con un'unghia il fiato velenoso della serpe ma ne fu punto, e adesso riposa sotto un cespo di ortensie e miagola ancora, ma di aromi sopiti diversi dal temporale, lascia che il vento furtivo lo stani, sa di dover rinascere pazienza del grano e della neve, dell'estate e dell'inverno. Spiando la messe sa che il tempo ha segrete resurrezioni e che respira la terra come un ventre affilato, tremendo, senza la vastità del mondo, ma con i suoi stessi palpiti, ah di nero colore si specchia la lontananza e ha labbra disfatte che si lasciano ancora baciare.

E vi vedo, cani di pietra, miti e furenti, sguardo limaccioso sulla nullità dell'orizzonte e un punto che si fa sempre più lontano, una luce che si consuma oltre le convalli e il bivio per il Mercato verso terre dove il cartello con su scritto "SI VENDONO PERCOCHE" non vuol dire più niente perché solo in glosse remote cresce la nostalgia per la cadenza deforme di questi sguardi che salutano gratuiti lo sconosciuto, indugiano appena sul fango dei calzari, lo interrogano ma con pietà, con quella nobile malinconia da cui sorgeste, voi, scolpiti in pietra, per vedermi ancora tornare per vedermi ancora partire, finché la forza eiaculatrice dei vostri occhi genererà destini...