Tu

di Vittorio Aprea

Tu
che per amore, e solo per amore,
legasti in un mattino settembrino
a maglie strette, attorno a questo cuore,
in un fulmineo cammino
cosparso di profumi e di colori,
il mio al tuo destino…
Poi sei sparita!
Svanisti in un momento
sotto il fendente di un infame male…



Dove sei, mia diletta?
Dove potrò trovare del tuo crine
l’oro sottile e fino,
che t’avvolgeva il volto,
al fluire del vento,
disvelandoti a me di tanto in tanto
nel tuo sorriso dolce come incanto?...



E mi lasciasti in un novembre scuro…
Come una mezzaluna d’argento,
la falce del destino
sibilò nel buio
e a me sottrasse il gaudio dell’essenza,
privando te di sussulti e amore!
 


Or quanti sospiri emette invano
questo vecchio cuore…
Il tempo corre impietoso e crudo
mentr’io con occhi intrisi
di senescente umore,
sento il caldo tepor della tua mano,
che mi sceglie i pensieri,
asciugandoli dal dolore,
filtrandoli al tuo amore.
Portasti assieme a te, dentro l’avello,
la visione di un piccolo uccellino,
il tuo nipotino,
ma Iddio ti privò dei cinguettii
degli altri, che, forse
volle per consolazione a me donare.
E quello stesso Iddio
Ti volle a Lui vicina,
lasciando me pugnare
ancor per anni quaggiù,
tra triboli ed affanni,
tra dolori e malanni!...

Ci resta l’unica, disperata speranza
di rivederci un tempo,
quando tu, sempre giovane e bella,
ed io, vecchio, curvo e cadente,
tendendoci le mani,
continueremo per la stessa via
senza più un’ombra di malinconia!