Dal libro “Donne protagoniste”
di Francesca Santucci

Edizioni Il Foglio, maggio 2004

 

Tamara De Lempicka

(1898-1980)

 

            

Tamara Gorska, in arte De Lempicka  dal cognome del marito Lempicki, famosa più per  la sua mondanità che per la sua pittura, nacque a Varsavia nel 1898, ma visse a lungo in Francia, formandosi in ambienti vicini al Cubismo e all'Art Deco.
Appassionata di disegno fin da giovanissima, frequentò l'Accademia di Belle Arti di Pietroburgo ma a sedici anni, a causa della rivoluzione bolscevica, si traferì col marito Tadeusz Lempicki a Parigi, decisa a diventare ricca e famosa, e qui  visse una vita ribelle, disinibita e dispendiosa con legami sia maschili che femminili. 
Nell'ambiente di Montparnasse conobbe Marinetti e frequentò i corsi di pittura dell'Académie de la Grande Chaumière e dell'Academie Ranson; suo maestro fu Maurice Denis, dal quale apprese ad imprimere con fermezza il segno e ad usare colori brillanti , solidi e caldi, approdando alla pittura ad olio dopo essere passata per il carboncino, caratterizzandosi per il tocco raffinato ed elegante. E' invece dal pittore e critico d'arte André Lothe , famoso per il "cubismo sintetico", che apprese l'armonia delle linee ripetute in geometria e la predilezione per la scomposizione dei volumi.
Il suo genere preferito fu il ritratto; Tamara ritrasse soprattutto uomini e donne dell'alta società,  borghesi ed aristocratici, in ambienti  lussuosi e con atteggiamenti disinvolti e seducenti testimonianti lo status sociale elevato, ma amò spesso anche ritrarre se stessa, come nel celebre Autoritratto del 1925 in cui si rappresentò, bella, fascinosa, ricca e annoiata,  a bordo di una lussuosa Bugatti verde, in perfetto stile ruggenti anni Venti, simile al personaggio di Daisy creato dalla fantasia dello scrittore americano F. S.  Fitzgerald nel  "Grande Gatsby".
Molte sue opere furono acquistate  dal Museo di Nantes e dalla Galerie di Luxembourg, parallelamente cominciò ad esporre in numerose mostre d'arte,a Parigi, a Milano, e a ricevere premi e riconoscimenti.
Nel 1927 D'Annunzio la volle al Vittoriale, affinché la Lempicka gli facesse un ritratto, e la sottopose ad una corte serrata alla quale, però, la pittrice non cedette.
Nel 1934 si risposò col barone Raoul Kuffner; divenuta baronessa trascorse la vita fra luoghi mondani e residenze lussuose, aprendo la sua casa all'alta società, ammirata per il suo fascino e per la sua bellezza.
Nel 1939 si trasferì in America continuando la sua attività di pittrice e stabilendosi a Beverly Hills frequentata dal bel mondo hollywoodiano. Allo scoppio della guerra agì concretamente per la patria, organizzando feste di beneficenza per la Croce Rossa ed arruolandosi nel corpo femminile d'emergenza di Beverly Hills.
Morì a Cuernavaca nel 1980.
Della sua produzione molti dipinti sono scomparsi e tutti i disegni sono andati dispersi; le opere sopravvissute sono dislocate fra il Museo d'Orléans, il Petit Palais di Ginevra e varie collezioni in Egitto, a Parigi e a New-York.

 

Francesca Santucci