Non si hanno
molte notizie certe su William Shakespeare, forse nato il 23
aprile del 1564, da famiglia agiata ma che ben presto versò in
difficoltà finanziarie tali che gli impedirono di completare
gli studi. Sposatosi a diciotto anni, si stabilì a Londra, e
qui raggiunse una certa fama come attore ed autore teatrale; da
questo momento le uniche notizie su di lui sono legate alle date
di rappresentazione delle sue opere.Morì nel 1616 e fu sepolto
nel coro della chiesa della città di Stratford, dove si era
ritirato ad una vita ritirata e tranquilla, come un gentiluomo
di campagna. Scrisse drammi, commedie, liriche e sonetti; le sue
opere teatrali più famose sono Riccardo III, La bisbetica
domata, Amleto, Sogno di una notte di mezza estate, Il mercante
di Venezia, Otello, Le allegre comari di Windsor e Romeo e
Giulietta. I Sonetti,
dai quali Shakespeare stesso non si aspettava la gloria
regnando sovrano incontrastato sulla scena teatrale inglese, in
vita ebbero scarsa risonanza, solo ventiquattro anni dopo la
morte dell'autore quest'opera straordinaria, dove il tema
centrale è l'amore variamente declinato, cominciò a circolare. Famoso è il
sonetto 54, uno squisito contrasto fra la rosa selvatica e la
rosa coltivata; emblema di bellezza fisica e spirituale
quest'ultima è da preferire per il profumo. Sia la rosa che il
profumo rappresentano una metafora della virtù. |
Sonnet
54
William Shakespeare
(1564-1616)
Oh,
how much more doth beauty beauteous seem
By
that sweet ornament which truth doth give!
The rose looks fair, but fairer we it deem
For that sweet odor which doth in it live.
The canker blooms have full as deep a dye
As the perfumèd tincture of the roses,
Hang on such thorns, and play as wantonly
When summer's breath their maskèd buds discloses.
But for their virtue only is their show,
They live unwooed and unrespected fade,
Die to themselves. Sweet roses do not so.
Of their sweet deaths are sweetest odors made.
And so of you, beauteous and lovely youth,
When that shall fade, by verse distills your
truth.
Sonetto
54
Oh, di quanto più
bella sembra
dal soave
ornamento che la virtù le dona;
bella la rosa
appare, ma più bella si tiene
per quel dolce
profumo che a lei dentro vive;
rose canine han
fiamma tanto intensa
quanto la
profumata tinta delle rose,
stanno su eguali
spine, sì gaiamente giocano
quando alito
d'estate schiude quei bocci ascosi:
ma poi che il lor
pregio sta solo in apparire
non corteggiate
vivono, e trascurate avvizzano,
muoiono per sé
sole. Non così soavi rose,
di lor morte
soave, profumi soavissimi son tratti:
in tal modo di
te, bello adorabil giovane,
come quella
svanisca, distilla il mio verso la virtù.
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