'Salutz'
quest’otto di marzo è come adombrato da cupi rintocchi rabbrividisce come un fiore nella notte amiche - di voi il volto neppure conosco e immagino bellissimo in quel sole che un’acqua di vita riflette dove i vostri corpi lievi danzano e dove ogni uomo si sente accolto e figlio e padre e pieno soltanto di vostra pienezza - non sentite anche voi questo lamento che ci viene dai giorni che verranno? sfregio alla vostra saggezza pugnale negli occhi e cappio alla gola che tutti nel silenzio ci rinserra spiriti morti senza un grido senza dignità di ragione...
O amiche che mesto oggi canto mi tocca cantare nel giorno vostro chiaro quando marzo già ridesta i desideri e vita nuova scorre nelle tempie quando già primavera solletica il viso così simile a vostre carezze...
quale mai perdono mi tocca implorare da questa mia vita rannicchiata e oscura sofferta senza capire... per quali mai ladroni assassini nell’estate fra macerie fra lamenti di vecchi e di bambini ponti crollati fra questo e quel mondo lacerti d’umano senz’acqua e pane che si trascinano fra scorie dell’uranio impoverito.
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