Evelina Cattermole Mancini, detta Contessa Lara, nata a Firenze nel 1849, pubblicò diciottenne la sua prima raccolta di versi, "Canti e ghirlande", l'ultima, "Nuovi versi", fu pubblicata postuma.
Travagliata ed inquieta  fu la sua vita sentimentale, e tragica la sua fine; sposò il figlio del famoso giurista Stanislao Mancini dal quale si separò ben presto perché lui scoprì una sua relazione con un veneziano, che sfidò ed uccise in duello, poi ebbe un'intensa relazione con il poeta siciliano Mario Rapisardi, infine a Roma, dove si era stabilita e svolgeva un 'intensa attività letteraria, avviò la convivenza con il pittore Pierantoni, che la uccise con un colpo di pistola.
Nei suoi versi,  già vicini alle atmosfere del decadentismo, ma non privi di realismo, dove centrale è l'elemento autobiografico, in lirica confessione emergono soprattutto il senso di solitudine e il bisogno d'amore.

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Contessa Lara

( 1849-1896)

 
Tra di noi

I

Una lanterna giapponese accende

d'un vermiglio riverbero i ricami

del grande arazzo, ove un guerrier discende,

tutto d'oro, d'un loto alto fra i rami.

Qui sono i versi suoi dentro uno scrigno

niellato da un mastro fiorentino,

e in una coppa a cui s'avvolge un cigno

ho un suo mazzo di rose a me vicino.

Ma le strofe che han musica d'amore

quale non l'udì mai regina in soglio,

le rose che de' suoi baci hanno odore,

non mi bastano più. Lui solo io voglio...!

II

Lui solo voglio! E pur quand'egli accanto

mi venga, favellandomi di cose

vaghe: d'una canzon che a volte io canto,

del cielo a notte o pur di queste rose,

io, lenta, straziando a poco a poco

il fazzoletto di fiamminga trina,

in vano attenderò che lanci fuoco

quell'anima ritrosa e adamantina.

Sdegna d'abbandonarsi: un delicato

senso, quasi un pudor nuovo il trattiene

dal dir ch'egli ha per me tutto obliato,

dal dirmi ch'ei mi vuol tutto il suo bene.