Madame
de Pompadour
(1721-1764)
Jeanne-Antoinette Poisson, le futura marchesa di
Pompadour, sovente immortalata fiera e regale nelle splendide tele di artisti
come La Tour,
Boucher e Drouais, che tanto potere ebbe alla corte di Luigi XV, unendo
all'educazione e alle doti naturali l'abilità politica e la passione per le arti, al cui sviluppo contribuì
con intelligenza e competenza (amante della porcellana, fu per suo
volere anche il decreto emanato nel 1753 da Luigi XV che ordinava
il trasferimento a Sèvres di quella che sarebbe divenuta una delle più
celebri fabbriche nel mondo), nacque a Parigi il 29 dicembre 1721. Suo padre,
accusato di appropriazione indebita, fu costretto a fuggire dal paese, lasciando la
figlia alle cure di Lenormant de Tournehem, un ricco finanziere che la
volle destinare ad un brillante futuro di corte, e perciò impostò la
sua educazione in chiave mondana, artistica e letteraria. Nel 1741 Jeanne-Antoinette sposò il nipote del tutore, Guglielmo
Lenormant. Nel 1745 fu presentata a corte,
ad un ballo
mascherato dato a Versailles, dove incontrò il re, e, da quel momento,
cominciò ad avverarsi il suo sogno, alimentato dalla madre fin da
piccola, di divenirne l'amante, e lo splendido avvenire preconizzato dal
tutore. Raffinata ed elegante,
piacque
subito al re che, essendo morta da poco la sua giovane amante, ed avendo
una moglie che, per le fatiche dei numerosi parti, disertava l'alcova, era più che disposto ad intrecciare una nuova relazione. Jeanne- Antoniette non era solo bella, era
anche abile nella
conversazione, brava nel canto e nella recitazione, ed amante delle
arti, sicché ben presto il re ne fu completamente conquistato. Madame
d'Etoiles lo iniziò ai piaceri della letteratura, delle arti,
dell'architettura e del giardinaggio, mentre invece prima il passatempo
preferito del re era costituito esclusivamente dalla caccia al cervo. Nel maggio del 1745, quando aveva solo ventitre anni, fu nominata
dal re marchesa di Pompadour; e così Jeanne- Antoinette,
acquisito il titolo nobiliare
di marchesa per volere del re, ottenne la separazione dal marito e
si trasferì a Versailles, in un appartamento collegato alle
stanze reali da una scala segreta. Trasformatasi da borghese a
vera aristocratica, riuscì per un ventennio ad esercitare una benefica
influenza sulle arti e sulla letteratura, accordando protezione ad
artisti, scrittori e filosofi come Montesquieu, Rousseau e Voltaire (quest'ultimo,
uomo dal carattere difficile, ma che le fu sempre riconoscente,
sinteticamente così la descrisse: Sincera e tenera Pompadour),
adoprandosi affinchè fosse portata a termine l’Enciclopedia
, nonostante il decreto di soppressione, ed anche a
svolgere un ruolo di rilievo nella diplomazia internazionale dell'epoca.
Pur essendo innamorata del re, ben
presto la Pompadour si scoprì impossibilitata a placarne gli ardori, ed
a nulla valse l'aiuto di cibi afrodisiaci come l'aragosta, il tartufo e
la vainiglia; nonostante il re rivolgesse le sue attenzioni ad altre
giovinette, procurategli dal gentiluomo di camera, riuscì tuttavia a serbarne i favori,
divenendone confidente e saggia consigliera. Nell'ottobre del 1755, in
seguito alla morte della figlia, e al riavvicinamento alla fede
cattolica, la Pompadour smise di frequentare l'alcova del re, e la
regina, che era al corrente della sua situazione, acconsentì che fosse
nominata dama di corte; il re aggiunse poi il titolo di duchessa.
Nonostante tutto, però, restò sempre invisa al popolo, che la
riteneva responsabile della cattiva situazione politica del regno con l'
ingerenza nella politica estera; era stata lei, infatti, a
suggerire l’alleanza franco-austriaca contro la Prussia, che
aveva portato alla guerra dei Sette anni, e proprio il suo
boudoir era stata la base di coordinamento delle operazioni politiche e
militari della guerra così tragicamente conclusasi e, quando nel 1757 il re
fu accoltellato, le venne addossata la colpa, ma, appena il sovrano
si riprese, si riconciliò. In realtà non fu mai la Pompadour a governare il paese, il
re con lei si confidava e a lei affidava l'esecuzione della maggior
parte delle sue decisioni, sicché i suoi protetti (come il duca di
Choiseul) finirono per occupare
posizioni di rilievo che crearono l'impressioni che fosse lei a
governare. Trascorse gli ultimi anni ritirata nei suoi appartamenti,
conservando intatti grazia, fascino, vivacità intellettuale e lucidità,
consapevole che la corona versava in una condizione drammatica e
che la gloria che aveva desiderato per il re e per la Francia non
ci sarebbe stata (Après nous le
déluge, "Dopo di noi il diluvio"). La Pompadour soleva
dire: Quando morirò, sarà di crepacuore. Si spense nel 1764, non di
crepacuore, però,
probabilmente di cancro; il re non le fu accanto nell'agonia, ma le
concesse di morire a Versailles, un privilegio accordato solo ai
membri della famiglia reale. Così commentò Voltaire: Sincera per natura, amò il re per
se stesso; aveva rettitudine nell'anima e giustizia nel cuore-doti che
non capita di incontrare tutti i giorni...E' la fine di un sogno.
Francesca
Santucci
|