Piergiorgio Cavallini

filologo, dialettologo, traduttore

  

 

Donna: mistero senza fine bello!

(G. Gozzano)

 

Considerazioni su:

 

Donna non sol ma torna musa all'arte. Letteratura femminile:

selezione di autrici dalle origini al’900

 

"Se poi sia lecito o meno parlare di una letteratura femminile contrapposta a quella maschile è tema ancora troppo controverso ...": sono parole che l'Autrice di questo florilegio di produzione letteraria di donne scrive nell'Introduzione, parole che solo apparentemente sembrano contraddire il sottotitolo. Infatti, senza entrare nel merito della questione, che tutto sommato è marginale rispetto al contenuto e allo spirito dell'antologia, e limitandomi a richiamare la teorizzazione, ad opera di  Elaine Showalter, tra l'altro nell'opera A Literature of Their Own del 1977, dell'esistenza d'una letteratura femminile messa perennemente in ombra da quella maschile, decisamente diversa da questa e deliberatamente ignorata dalla critica, anch'essa maschile, mi pare di poter dire che esisterebbe una letteratura femminile come genus se esistesse, che so, una letteratura degl'ingegneri, una dei filosofi, una dei filologi, una delle psicologhe e via dicendo, nel senso che ognuno, non solo come singolo, ma anche come categoria, porta nello scrivere la sua esperienza e la sua formazione. Ho di recente letto, sul sito alice.it, un'intervista alla scrittrice Gaia de Beaumont, che alla precisa domanda "Esiste secondo lei una differenza tra letteratura femminile e letteratura maschile?" ha testualmente risposto: "Esiste un modo diverso di sentire, di interpretare le cose. Non credo che esista una scrittura femminile e maschile, una scrittura è buona o non lo è. Certamente l'interpretazione, la mia interpretazione, è diversa proprio perché siamo indubbiamente diversi". Per quello che può valere la mia ratifica, sottoscrivo appieno quest'asserzione, che è poi in linea con la mia convinzione che abbia senso il femminismo solo come reazione al maschilismo e che, al di là della parità di diritti che è fuor di discussione, sia del tutto sbagliato pretendere di rendere uguale ciò che uguale non è. La "femminilità" di questo lavoro di Francesca Santucci sta non tanto nel materiale presentato, quanto nel modo in cui esso è stato scelto, trascritto, ritradotto, commentato ed offerto al lettore. Ad una mia precisa domanda sul perché avesse tralasciato alcune autrici importanti nel panorama letterario delle rispettive epoche, come Sulpicia del Corpus Tibullianus o come Juana de Asbaje y Ramirez de Santillana, nota come Sor Juana Inés de la Cruz, la monja mexicana, o le scrittrici arabe, da al-Khansa a Naoual Saadaoui, per citare solo due estremi temporali, o la più famosa poetessa cinese Li Ch'ing-chao, o la celebre autrice giapponese Rumiko Takahashi, creatrice dei manga, Francesca mi rispose che, al di là dell'esigenza di fornire - come ha fatto egregiamente - una panoramica piuttosto esaustiva della produzione letteraria femminile, aveva scelto le autrici che più le erano congeniali, quelle che, come ribadisce ella stessa nell'introduzione, " ... mi hanno insegnato qualcosa, a tutte le loro vicende personali mi sono appassionata e tutte le ho amate, perché dietro ogni verso, ogni  rigo, ogni sola  parola, ho trovato celati un dolore, una lacrima, una sofferenza, un’insofferenza, una protesta, un’inquietudine, una disperazione, un grido di solitudine, un canto d’amore", insomma, una sorta di compartecipazione, di simbiosi, di lunga ed assidua frequentazione, tanto che, riprendendo una mia semplificazione verbale, parlando dell'argomento Francesca si riferisce familiarmente al corpus antologizzato come a "le mie poetesse", dove quel "mie" la dice lunga sulla comunità di sentire dell'Autrice e delle autrici. Concludendo, una preziosa silloge che non poteva che essere realizzata da una donna, e da una donna con le capacità e la sensibilità di Francesca Santucci.

 

Piergiorgio Cavallini, marzo 2003

 

 

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