Oltrepassare gli oceani, collegare i continenti
ma anche
far incontrare gli uomini, collegarli fra loro…
Antoine De
Saint-Exupéry
Il Piccolo principe
Antoine De Saint-Exupéry: Lione,
1900-nel cielo di Francia, 1944.
Fin dal mio primo approccio con lo scrittore Antoine De Saint-Exupéry,
romantico aviatore appassionato di volo, disegno e penna, della sua
biografia mi aveva sempre colpito un elemento in particolare, la vaghezza
del luogo della sua morte; qualunque testo aprissi su di lui trovavo,
infatti, indicata la località in cui era nato, ma non quella in cui era
morto.
E’ noto che Saint-Exe, come affettuosamente lo chiamano in Francia,
scomparve durante una missione di guerra, ma ignote restano le cause; tra
le tante ipotesi due le più attendibili: la prima è che sia stato
abbattuto in volo da un aereo tedesco, la seconda, caldeggiata dallo
scrittore Jules Roy nel suo libro " Passion et mort de Saint-Exupéry",
sostiene che lo scrittore abbia deviato per vedere i luoghi della sua
infanzia e sia precipitato in mare per un guasto al motore, mentre
sfuggiva alla contraerea tedesca.
Qualunque delle due ipotesi fosse quella giusta, per me restava il fatto
concreto della sua scomparsa in mare e la vaghezza del luogo della
sparizione, da qualche parte, nel meraviglioso cielo della Francia, che si
caricava d’un significato simbolico e misterioso che lo legava ancor di
più alla sua creatura letteraria, al Piccolo principe proveniente da un
mondo misterioso, un asteroide sconosciuto, verso il quale ritornerà,
misteriosamente come ne è arrivato.
Ebbene, nell’estate del 2001, inaspettatamente, al largo di Marsiglia,
insieme ad altri suoi effetti personali, il mare restituì parti del suo
velivolo; finalmente si poteva, finalmente potevo, dare un nome al luogo
della sua scomparsa: Marsiglia!
Compie quest’anno sessantanni, ma conserva intatto tutto il suo carisma (
la Francia ha dedicato al libro e all’autore una banconota da 50 franchi e
a Parigi grande successo riscuote il musical di Riccardo Cocciante), il
libro più famoso di Antoine De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe,
autentico capolavoro, scritto da Saint-Exe non per l’amico divenuto
adulto, come recita la dedica, ma per quando l’amico era ancora bambino,
pubblicato per la prima volta nel 1943 e consacrato subito, anche dallo
stesso scrittore, libro per l’infanzia, ed è in quest’ottica che è stato
letto da intere generazioni di adolescenti, commentato in quasi tutte le
scuole secondarie e tradotto in 103 lingue (c’è persino una traduzione
recentissima in dialetto napoletano ed un'altra addirittura in "tifinagh",
la lingua parlata dai Tuareg ).
E’ una favola scritta per i bambini, perché, come dice l’autore, gli
adulti vogliono vedere solo fatti certi e sicuri e, in un disegno loro
sottoposto, in una forma che assomiglia ad un cappello, vedono solo il
cappello, e non il boa che ha inghiottito l’elefante, una favola delicata
e moderna dedicata ai grandi che sono stati bambini una volta e poi se
ne sono dimenticati, scaturita dal bisogno dell’autore di esprimere poeticamente
la necessità per l'umanità di riscoprire i sentimenti dell’amore e
dell’amicizia (Create dei legami perché non esistono venditori di amici,
Il Piccolo principe), che vanno coltivati, alimentati, nutriti,
addomesticati, proprio come fa il Piccolo principe con la sua rosa, e la
volpe col piccolo principe.
Nel libro lo scrittore descrive un ometto biondo, un minuscolo e candido
bambino dai capelli d'oro e dalle guance del colore della porpora ( il
"bambino del suo cuore", come amava definirlo, che spesso aveva disegnato
fino a dargli poi l'immortalità rendendolo il protagonista, proveniente da
B 612, un asteroide sconosciuto e lontanissimo dai quarantatrè tramonti,
dal quale s’è allontanato per sfuggire ad una rosa di cui s’è
innamorato), che si presenta al narratore in pieno deserto del Sahara,
dov’è stato costretto ad atterrare per un guasto al motore del suo
apparecchio.
Prima di approdare sulla Terra, il Piccolo principe ha molto vagato negli
spazi e, di asteroide in asteroide, di pianeta in pianeta, di viaggio in
viaggio, ha incontrato i mondi e i personaggi più disparati: un re senza
corona e senza sudditi desideroso soltanto del comando, un vanitoso perso
nella contemplazione di sé, un ubriaco che beve per dimenticare di essere
un alcolizzato, un uomo d’affari occupato solo a calcolare all’infinito un
infinito numero di stelle, un lampionaio che accende e spegne un unico
fanale perché così gli è stato ordinato, ed infine un saggio, un geografo
che gli consiglia di visitare il pianeta Terra, perché gode di una buona
reputazione.
Ed è proprio sulla Terra che, dopo aver fatto numerosi incontri, alla
ricerca di amici, avviene l’incontro più significativo, quello con la
volpe.
La volpe gl' insegna il significato che bisogna dare alla vita mediante i
riti, talvolta trascurati o dimenticati, dell’amicizia e dell’amore, che
consentono di "addomesticare", cioè di creare dei legami e quindi di
conoscere realmente le cose, piano piano, giorno dopo giorno.
Alla fine dell’incontro, prima di congedarsi definitivamente, la volpe gli
rivela il suo semplice segreto per cogliere "l’essenziale" delle cose:
Addio, disse la volpe. Ecco il mio segreto. E’ molto
semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli
occhi.
L’essenziale è invisibile agli occhi, ripeté il piccolo principe,
per ricordarselo.
E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua
rosa così importante.
E’ il tempo che ho perduto per la mia rosa…sussurrò il piccolo
principe per ricordarselo.
Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi
dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai
addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…
Io sono responsabile della mia rosa…ripeté il piccolo principe
per ricordarselo.
Forse non tutti sanno che "Il Piccolo Principe" rappresentò per lo
scrittore una sorta di prova d’amore per riconquistare la moglie, dopo un
periodo di distacco durato cinque anni, nel quale aveva ripreso la sua
vita da celibe, accordando alla donna libertà totale. Dopo il periodo di
ritrovato celibato, Saint-Exe ritornò da lei, e scrisse il libro.
Sotto il velo dell’allegoria, paragonandola alla rosa della storia,
vanitosa, bugiarda, possessiva, tiranna e presuntuosa, volle dirle che,
con tutti i suoi difetti, ella era diversa da tutte le altre e questa
differenza risiedeva proprio nel fatto che lui l’aveva scelta tra tante, e
che lei, a sua volta, era stata catturata da lui, scelta e, dunque,
prescelta.
Qualunque siano le ragioni o le cause reali che hanno prodotto tale opera,
la fiaba, che mescola elementi di fantasia e di parabola allegorica,
intrisa com’è di simboli si presta a molteplici interpretazioni, ma forse
il modo più bello di recepirla resta proprio quello di leggerla come una
bella favola per bambini, guardando al Piccolo principe e alla volpe come
personaggi da fiaba che, come in un apologo morale, hanno qualcosa da
insegnare anche agli adulti.
Il Piccolo principe cerca gli uomini, cioè la legge per vivere nel mondo
degli uomini, e la volpe, saggia e non astuta come nelle favole
tradizionali, spiega il modo attraverso il quale è possibile la
conoscenza, tramite "l’addomesticare"; certo, la conoscenza implicherà poi
anche la sofferenza, ad esempio quella del distacco, ma varrà la pena
soffrire se poi in cambio si guadagnerà "il colore del grano", vale a dire
una nuova visione delle cose.
…I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai
dei capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai
addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il
rumore del vento nel grano…
Francesca Santucci
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