Sul ponte di Praga¹
Paolo Pianigiani
(3.07.2005)
E su, lenta a salire, la linea
sinuosa e barocca. Instabile e a strapiombo, sulla sua base [2], sul
fiume, a rastremàrsi: e a subito morire. Il fiume làssotto, lucido
distendersi di spazio, coi gabbiani, lontanissimi dal loro mare, qui
in esilio, a cercare fortune, le migliori loro [3]. E la lingua,
ritrovata dopo i secoli, intatta e a miracolare, presa a chissàcchì,
dai pidocchi neri: neri e inarrestabili [4].
Ales Jiránek, "Il ponte di Praga"
[1] L’autore si immagina sul ponte Carlo,
davanti alla statua in bronzo di San Giovanni Nepomucèno, primo
santo Boemo, utilizzatissimo dai gesuiti per il diffondersi
cattolico lassù, fra i lidi avversi e ussiti. Dilucidarne i fregi
dorati porta fortuna e avvera i desideri, dichiarano le guide in
tutte le lingue del mondo. Così, da noi, in Fiorenza, ci guadagna il
toccareilmuso al porcellino, lì disotto alla loggia del mercato, in
Orsanmichéle. O che si ritorna, il che è sempre un bel desiderio, a
realizzare. Questo scritto nasce alle pagine da riflessione assunta
su un impareggiabile libro, Praga Magica, di uno
scrittore fra i massimi di quelli nostri: Angelo Maria Ripellino.
Prima pubblicazione: marzo 2004 Paolo Pianigiani, artista, scrittore, redattore di "Transfinito".
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