I germogli di Ground Zero

di Michelangelo Cammarata

 

 Fu questo un poeta - colui che distilla
      un senso sorprendente da ordinari
      significati, essenze così immense
      da specie familiari.

      Emily Dickinson

    NOTA CRITICA

di Francesca Santucci

Esiste, in qualche modo,  un destino di predestinazione alla Poesia, una vocazione che si ha dentro da subito e alla quale, se costretti ad allontanarsene per una circostanza o per l’altra,  prima o poi, non importa dopo quanto tempo, necessariamente si  riapproda, perché, più che “farla”, la poesia (poesia dal greco poiein, fare) si  “sente”  in profondità, essendo abitatrice degli anfratti più reconditi dell’essere.
Perciò non stupisce che Michelagelo Cammarata, dopo un lungo silenzio dall’ultima pubblicazione, ma con all’attivo diverse raccolte poetiche favorevolmente lodate dalla critica, sia ritornato oggi con la silloge “I germogli di  Ground Zero”, pubblicata con “ Francesco Federico editore”.
Il poeta siciliano era certamente predestinato alla Poesia e a lei è riapprodato nell’interezza delle personali emozioni e, nella babele confusa dei nostri giorni in cui tanti, troppi, dai pulpiti più disparati tuonano in una ridda confusa di voci (spesso parlando solo per se stessi), in cui strumentale o assente è l’autentico significato, non può non colpire la sua scelta coraggiosa del silenzio e quella, altrettanto eroica, di ritornare a farsi sentire, avendo sempre continuato a coltivare l’intima necessità di poetare.
In tempi in cui la parola è usata, abusata, logorata, in cui spesso, in accesa verbosità, si emettono soltanto suoni, che celano il vuoto, sovente perdendo di vista l’autentico contenuto, piace constatare quanto preziosa sia stata, e sia, per l’Autore, tanto da sentire il bisogno di proteggerla, custodirla come una gemma preziosa, rinunciando addirittura a proferirla, scegliendo di stare lontano dai “mondani” circuiti della sua diffusione, e di rientrarvi, sommessamente, cautamente, quasi in punta di piedi, dopo un lungo percorso di vita e di arricchimento interiore, dopo una pausa, pure non breve, rivelatasi, poi, estremamente feconda se oggi possiamo leggere questi suoi versi intensi, dispiegati come schegge, spesso solo brevi frammenti, eppure quanto pregni di significato!
Da questa silloge il Poeta emerge attento osservatore di se stesso e dei segnali provenienti dall’esterno, dalla società in cui disagevolmente si trova costretto a vivere, con la quale non esita a confrontarsi (e penso a poesie come  “11 settembre”, “A Carlo Giuliani”), ma il suo sguardo è rivolto anche al passato, si muove nelle due dimensioni, scorre avanti e indietro nel tempo, guarda all’oggi, riguarda a ieri, si sofferma sulla memoria, sul ricordo, sulle tradizioni della sua terra natale,   sulla natura, sull’amore, in ricognizione delle esperienze vissute, ma lancia anche lo sguardo verso il futuro, all’insondato, all’inesplorato ancora da esplorare. Splendidi, in tal senso, sono componimenti come “ Apollo 11”, “ Stargate”, “Astronauta”, in cui si abbandona a voli di fantasia e ad entusiasmi cosmici, riatterrando, poi,  bruscamente con amare riflessioni e oggettive constatazioni che denunciano il male di cui è capace l’uomo, verso se stesso e verso il mondo intero (un’attonita fuga da una terra seviziata, “Apollo 11”) ed anche riconfermandone l’assoluto destino di dolorosa solitudine (veloci ci accostiamo/ al buco nero del dolore del mondo, “Astronauta”).
Come in una sorta di diario poetico, l'io lirico si racconta, lasciando trasparire l’assoluto bisogno dell’incorrotto e del puro, riuscendo a distillare un senso sorprendente da ordinari significati, essenze così  immense da specie familiari. Michelangelo Cammarata si consegna, così,  nell’interezza all’occhio del ritrovato avido lettore, che non può che essere affascinato dai suoi versi ed auspicargli nuovi traguardi poetici.

 

 

Selezione di poesie da: I germogli di Ground Zero

 

11 settembre

Dalle alture afgane irrompe a valle

una frana di culti estremizzati.

Gli occhi degli uomini proiettano scintille

e dentro troppi cuori

straripano i fiumi dell'odio

in una foga di mete dissacranti.

Ma l'odio spesso è ombra alla follia,

non offre sponde a chi cerca un approdo.

Oggi in Ground Zero germogliano torri,

ma un futuro rigoglio potrà erompere

se saremo capaci di innaffiarle

con una comune speranza.

Foto

Vecchie foto ingiallite color seppia

da cui trasuda una fuga di passi

verso il nulla,

così intrisi di attese tremebonde

e appagate memorie.

Da un lontano passato ci sommerge

un ricatto di pose, ci arrovella

quel malinconico sciame di vite,

ci assilla l'immutabile sussurro

di quei volti adagiati

nei solenni sarcofaghi del tempo.

Astronauta

Osservo dalla capsula la terra

con l'angoscia del mite che annaspa

fra miliardi di mani fiduciose

che dipanano un bozzolo d'amore

e di speranza, mentre

veloci ci accostiamo

al buco nero del dolore del mondo.

Luce

Solitamente è in ombra la tua casa.

Ma quando a mezzogiorno il sole imbianca

le pareti e il tuo volto le decora,

gli oggetti schizzano per aria

e un'allegra folata di petunie

strimpella sui balconi.

Insieme pattiniamo su una pista

di abbracci colorati,

felici come due raggi innamorati.