"Rosa riso d'amor del ciel fattura..." sono i famosissimi versi pronunciati  nell'Adone, il  poema di Gianbattista Marino, da  Venere, la dea dell'Amore, che, puntasi con una spina di rosa bianca, tintasi subito di rosso, si accosta ad una fonte per pulire la ferita e vi trova Adone.  Cupido colpisce la dea con una delle sue frecce e Venere subito s'invaghisce del bellissimo giovane, ma non dimentica di ringraziare la rosa  che č stata la causa del suo innamoramento.
Il poeta napoletano, esponente di punta del barocco poetico, in ricchezza fantasiosa di immagini e parole, di paragoni e metafore, si lancia qui a briglia sciolta nell'invenzione fantastica,  chiamando la rosa  sorriso d'amore, creazione celeste, ornamento della natura, vanto e signora dei fiori per l'eloquente bellezza, in un virtuosismo che rendono la sua elaborazione poetica un vero inno alla rosa. 

                     

Rosa riso  d'amor

di G. Marino

(1569-1625)

   Rosa, riso d'amor, del ciel fattura,    
Rosa del sangue mio fatta vermiglia,
Pregio del mondo e fregio di natura,
Della Terra e del Sol vergine figlia,
D'ogni ninfa e pastor delizia e cura,
Onor dell'odorifera famiglia;
Tu tien d'ogni beltā le palme prime,
Sopra il vulgo de' fior donna sublime.
Quasi in bel trono imperatrice altera
Siedi colā su la nativa sponda;
Turba d'aure vezzosa e lusinghiera
Ti corteggia d'intorno e ti seconda;
E di guardie pungenti armata schiera
Ti difende per tutto e ti circonda.
E tu fastosa del tuo regio vanto,
Porti d'or la corona e d'ostro ilmanto.
Porpora de' giardin, pompa de' prati,
Gemma di primavera, occhio d'aprile,
Di te le grazie e gli amoretti alati
Son ghirlanda a la chioma, al sen monile.
Tu qualor torna agli alimenti usati
Ape leggiadra, o zeffiro gentile,
Dāi lor da bere in tazza di rubini
Rugiadosi licori e cristallini.
Non superbisca ambizioso il sole
Di trionfar fra le minori stelle,
Chč ancor tu fra i ligustri e le viole
Scopri le pompe tue superbe e belle.
Tu sei con tue bellezze uniche e sole
Splendor di queste piagge, egli di quelle;
Egli nel cerchio suo, tu nel tuo stelo,
Tu sole in terra ed egli rosa in cielo.
E ben saran tra voi conformi voglie:
Di te fia 'l sole, e tu del sole amante.
Ei delle insegne tue, de le tue spoglie
L'aurora vestirā nel suo levante.
Tu spiegherai ne' crini e nelle foglie
La sua livrea dorata e fiammeggiante;
E per ritrarlo ed imitarlo a pieno,
Porterai sempre un picciol sole in seno.
                     [Adone Canto III, 156-160]