Francesca
Santucci,
Donne protagoniste,
Il Foglio, maggio
2004
(Estratto
dal libro)
Marilyn Monroe
(1926 -1962 )
Quel che ho dentro nessuno lo vede
ho pensieri bellissimi che pesano
come una lapide.
Marilyn Monroe
Marilyn Monroe nacque il 1°
giugno del 1926 a Los Angeles come
Norma Jean Baker Mortenson (Baker e
Mortenson erano rispettivamente i
nomi del primo e del secondo marito
di Gladys Monroe, sua madre, nessuno
dei due era suo padre).
In seguito a disturbi mentali, Gladys
fu spesso costretta a ricoveri in
ospedale psichiatrico e Norma Jean
trascorse un'infanzia allo sbando,
fra affidi e orfanotrofi.
A 16 anni si sposò e nel 1944,
mentre il marito era arruolato in
Marina, fu notata dal fotografo
David Conover, che la convinse ad
iscriversi ad una scuola e ad
intraprendere la carriera di
modella.
A vent'anni divorziò, si schiarì i
capelli, divenne Marilyn Monroe e,
prima come comparsa, poi in ruoli
rilevanti, iniziò la folgorante
carriera che in breve l’avrebbe
portata a divenire sex-symbol e star
internazionale.
Giungla d'asfalto, Eva
contro Eva, Niagara,
Come sposare un milionario,
girati con i più grandi attori del
tempo, sono solo alcuni dei titoli
che l’avrebbero definitivamente
consacrata nell'Olimpo delle stars
più amate dal pubblico.
Fragile, emotivamente instabile,
Marylin ebbe molte storie d’amore e
tutte tormentate, col campione di
baseball Joe Di Maggio, che sposò ma
dal quale divorziò dopo meno di un
anno, col commediografo, Arthur
Miller, che pure sposò, con l’attore
Yves Montand, e poi prima con John e
poi con Bob Kennedy.
Bella e seducente, ammirata come una
dea, ma fondamentalmente sola,
considerata solo un corpo
bellissimo, ma non era un corpo
acefalo, sempre più spesso cominciò
a ricorrere ad alcool e barbiturici
e ad essere costretta a ricoveri in
case di cura.
Nel 1962 uscì il suo ultimo film,
Gli spostati, con Clark Gable e
James Dean, e cominciò a girare
Something got to give, con Dean
Martin, ma, a causa dei continui
ritardi, delle sbornie e delle crisi
isteriche, fu licenziata dal set.
Un mese dopo, nella notte fra il 4 e
il 5 agosto, fu ritrovata senza vita
nella sua casa, apparentemente
suicida, per un’overdose di
barbiturici, ma le cause della sua
morte ancora oggi restano avvolte
nel mistero. Lontana dai clamori e dalle
luci, celata nell'ombra, tenera,
fragile e smarrita, ma critica e
consapevole, Marilyn aveva scritto
dei versi, forse per ritrovarsi. La solitudine impostale dal
gioco delle parti, l'essere e
l'apparire, la consapevolezza di
essere una donna sdoppiata, la
morte: sono questi i temi che si
ritrovano nelle sue poesie, molto
tristi, alcune molto belle, scritte
di nascosto, s'ignora quando, forse
nelle lunghe ore notturne trascorse
insonni lottando contro le
insicurezze, i dubbi, le paure, le
ansie e le nevrosi, tenute ben
nascoste nei cassetti, come lacrime
inghiottite.
Le sue poesie ci raccontano la sua
storia, sono riflessioni sulla sua
vita di diva ben truccata, dai
capelli platinati, esposta alla
mondanità, donna altra da sé; ci
raccontano l’amara solitudine della
sua anima, che tutti intorno si
ostinano ad ignorarle; ci raccontano
la sua consapevolezza d’essere
intrappolata in un destino dal quale
non aveva scampo. Costanti nei suoi versi la
percezione di se stessa come
fantoccio ed i cupi presagi di morte
che, in quella fatidica notte, in
modi e circostanze ancora
misteriosi, giunse a strapparla alla
vita, sottraendola al mondo e
consegnandola per sempre al mito.
Di tanto in tanto
faccio delle rime
ma
non prendetevela
con me.
All'inferno, so benissimo
che non si vende;
quel che voglio dire
è quel che ho in testa.
Dipingere i piatti
dipingere i desideri
con i pensieri
che volano via
prima che muoia
e pensare
con l'inchiostro.
Quel che ho dentro nessuno lo
vede
ho pensieri bellissimi che
pesano
come una lapide.
Vi supplico, fatemi parlare!
Sono orribile
ma datemi tempo
mi truccherò la faccia
ci metterò sopra
qualcosa di splendente
e sarò di nuovo
Marilyn Monroe.
Trentacinque anni vissuti con
un corpo estraneo
trentacinque anni
con i capelli tinti
trentacinque anni
con un fantoccio.
Ma io non sono Marylin
io sono Norma Jean Baker
perché la mia anima
vi
fa orrore
come gli occhi delle rane
sull' orlo dei fossi?
Non piangere bambola mia
ora ti prendo e ti cullo nel
sonno...
Aiuto, aiuto,
aiuto, sento la vita avvicinarsi
mentre
tutto quello che voglio è morire.
(Morirei se potessi)
Come son belli
quegli uccelli che volano.
Perché li uccidono?
Un
uccello non ha scampo
quando vola.
E'
crudele uccidere chi
non ha scampo.
Il
mio involucro invecchia
ma
io devo ancora nascere.
(poesie tratte da
Paralleli, Marilyn,
anno II, n.8, Editoriale Domus, agosto, 1992.)
Francesca
Santucci
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