...Sempre alla ricerca dell'unità
perduta, di un'impossibile ricomposizione, di risposte
non più transitorie- come nel mito dell'origine
riferito da Platone- la poetessa si serve, con il
massimo ludibrio, della possibilità delle parole di
"mimare" la fuga, il ritorno, la caduta, l'invenzione
e la re-invenzione di sé e d'altri....(dalla
prefazione di Marilena Renda).
...E' vero, la parola "abita le
cose" (mi balena il genio di Heidegger) ma non sempre
dimora nelle anime: e nelle liriche di Rimi si
manifesta, infatti, come coscienza dell'incapacità
oggettiva di dare corpo alle evocazioni ("Nessuna
parola / ci assomiglia"), come essenza di assenze,
come logos detronizzato, ergo gravido di
evanescenze sfuggite/ sfuggenti ad un'anima deprivata
di conforti...(dalla nota di Nuccio Mula)
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