…Ma l’amor mio non muore…
La Manon Lescaut di Puccini è un dramma lirico in 4
atti, ispirata al romanzo di Prévost Histoire du Chevalier Des Grieux et de
Manon Lescaut, che fu rappresentato per la prima volta a Torino nel 1893.
L’azione è ambientata nel XVIII secolo. Nel primo
atto siamo ad Amiéns, cittadina a nord di Parigi. Renato Des Grieux, uno studente, fuori dalla locanda in cui si trova con
un amico, conosce Manon Lescaut, che viaggia in compagnia del fratello
e del vecchio tesoriere Geronte, perché l’indomani dovrà entrare in
convento. Il giovane è profondamente colpito dalla sua bellezza e riesce ad
ottenere un appuntamento per il tramonto.
Rimasto solo Des Grieux fantastica sulla nuova
conoscenza:
Donna
non vidi mai simile a questa!
A dirle: io t’amo, tutta si desta –l’anima.
Poco dopo Geronte, che ha delle mire palesi su Manon,
ordina all’oste di preparare una
carrozza per Parigi, per portar via la
giovane. L’amico di Des Grieux,
Renato, che ha udito la conversazione, la riferisce
all’amico, il quale riesce a convincere Manon a scappare con lui.
Nel secondo atto l’azione si svolge a Parigi,
nell’elegantissimo salotto della casa di Geronte, dove Manon, dopo aver
abbandonato Des Grieux e la vita di stenti che conduceva con lui, è divenuta
l’amante del vecchio. Nonostante il lusso e le ricchezze però la giovane è
assalita dalla nostalgia della vita con il
cavaliere, misera ma ricca d’amore e così, quando il giovane si
presenta in casa per rimproverarle l’abbandono, i due si ricongiungono:
Manon:
Vieni! Colle tue braccia
stringi Manon che t’ama;
stretta al tuo sen m’allaccia!
Manon te sola brama!
Des Grieux:
Nell’occhio tuo profondo
io leggo il mio destino;
tutti i tesor del mondo
ha il tuo labbro divino.
Arriva Geronte che li sorprende insieme abbracciati e
corre a denunciarli. I due sono
costretti a scappare; Des Grieux
riesce a fuggire, ma la ragazza
perde tempo prezioso nel prendere dei gioielli e così viene sorpresa dalle guardie che la
arrestano.
Nel terzo atto Manon è rinchiusa nella prigione di Le Havre; nel porto è pronta a salpare una nave che condurrà prostitute e ladre,
tra cui Manon, in America. Des Grieux non riesce a liberarla e, non resistendo
alla visione della donna maltrattata dalla soldataglia, al colmo della
disperazione, supplica il comandante d’imbarcare anche lui:
No!…pazzo son!…Guardate
come io piango ed imploro…
com’io chiedo pietà!…
Udite!M’accettate
qual mozzo od al più vile
mestiere…ed io verrò felice.
Il comandante lo assume come mozzo e così i due giovani
possono partire insieme.
Nell’ultimo atto, ambientato in America, nello stato
di New Orleans, in una landa deserta al confine con le colonie inglesi, Manon e
Des Grieux, laceri e stanchi, si trascinano verso il confine; lei si appoggia al
braccio di lui, poi cade, svenuta, consumata dalla febbre. Quando rinviene
chiede da bere, ma intorno non vi è nulla, e a lui non resta che allontanarsi
per cercare soccorso.
Manon resta a terra, sfinita, rievocando il suo passato
e maledicendo la sua bellezza:
Sola…perduta… abbandonata!…Sola!…
Tutto dunque è finito. E nel profondo
deserto io cado, io la deserta donna!
E quando Des Grieux ritorna, a mani vuote, la giovane si
lascia lentamente morire fra le sue braccia.:
Le mie colpe…sereno…travolgerà l’oblìo,
ma l’amor mio…non muore…
Nell’opera, come nel romanzo, sono ben sottolineati i
diversi aspetti dei personaggi: Manon, curioso contrasto di amore, civetteria,
ingenuità, venalità e seduzione; Geronte il vecchio ganimede, ricco e
libertino, causa della perdizione di Manon; il fratello della ragazza, che spera
di trarre vantaggi per sé dalla depravazione della sorella;il cavaliere Des
Grieux che persevera nel suo amore arrivando a farsi mozzo sul vascello pur di
seguire l’ultima illusione, seguendo fino in fondo il suo amore e il suo
destino.
Il destino: altro interprete quasi fisico, continuamente incombente,
che perseguita inesorabilmente
Manon e Des Grieux, costringendoli ad una fuga continua che
si concluderà in una landa sperduta e desolata, in solitudine estrema,
in una delle pagine più sublimi e pietose del dramma, col canto finale di
Manon,
Sola, perduta e abbandonata, che dispiega in
quest’aria, con doloroso
epilogo, la rassegnazione amara di chi è
consapevole d’aver mal vissuto.
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