Francesca
Santucci
Madame
Bovary
Dio
mio, perché mi sono sposata". Emma si chiedeva se avrebbe potuto, per una
diversa sorte, sposare un altro, cercava di immaginare gli avvenimenti non
avvenuti, che vita avrebbe vissuto, con quale sposo. Nessuno dei mariti
che immaginava somigliava a Charles…
(Gustave Flaubert,
Madame Bovary)
Emma, figlia di un agiato agricoltore, romantica e sognatrice, avida di
avventure e di evasione, desiderosa di una vita diversa da quella angusta
condotta in famiglia, in campagna, accetta di sposare un modesto medico,
il dottor Bovary, certa di poter condurre un’esistenza più piacevole.
Ben presto, però, la mediocrità e la monotonia del ménage familiare,
insieme alla mancanza di ambizioni del marito, che la ama profondamente e,
pur di renderla felice, asseconda ogni suo desiderio, la deludono, e
nemmeno la nascita di una figlia riesce a colmare il vuoto e a placare
l’insoddisfazione che la rendono sempre triste e svogliata.
Per scuoterla dal suo torpore, e convinto che un cambiamento possa
giovarle, il marito decide di trasferirsi con la famiglia a Jonville.
E’ qui che Emma conosce Leone, un giovane che lavora come praticante
presso un notaio, dal quale si lascia corteggiare, però ben presto il
giovane, per timidezza, si allontana da lei e si sposta a Parigi.
Emma, allora, si concede a Rodolfo, un dongiovanni di provincia, del quale
s’invaghisce follemente, arrivando al punto di proporgli di fuggire
insieme.
Rodolfo, stanco di Emma, la lascia, e la donna ritorna da Leone, divenuto,
ora, più ardito e sicuro ma, dopo un po’, è la donna a stancarsi del
giovane e a lasciarlo.
Ormai Emma è sempre più persa dietro le sue ambizioni; amante del lusso,
si abbandona a spese folli finché, irrimediabilmente indebitata con un
usuraio, oppressa dai debiti, dopo aver inutilmente chiesto aiuto sia a
Leone che a Rodolfo, si uccide. Poco dopo muore anche suo marito, che l’ha
sempre amata e che le ha perdonato ogni colpa.
Madame Bovary c’est moi! Con queste parole Flaubert intese dire
che, attraverso la figura di Emma, processava e condannava gli aspetti più
deleteri del Romanticismo, e cioè la tendenza ad evadere dalla realtà
privilegiando l’illusione, quando la realtà non ne era all’altezza.
Emma, infatti, incarnava proprio le pericolose fantasticherie così diffuse
nella seconda metà dell’Ottocento, la predilezione per l’ideale a scapito
dell’accettazione del reale.
E’ proprio questa fantasticheria a spingere Emma prima a sposare il dottor
Bovary per sfuggire alla grigia vita familiare, poi a divenire un
‘adultera per sottrarsi alla monotonia della vita coniugale, infine ad
indebitarsi per la smania del lusso, ed approdare alla morte quando si
palesa irrimediabile il conflitto fra illusione e realtà.
Delusa nelle sue aspettative, continuamente insoddisfatta, desiderosa di
realizzare le sue ambizioni, nel continuo inseguimento di sogni
voluttuosi, ambienti lussuosi e folli passioni, non esita a divenire
un’adultera pronta a vedere in ogni uomo che le rivolge frasi romantiche
il grande amore della sua vita, fremente come una tortorella
imprigionata che vuole riprendersi il volo, incapace di accettare la
realtà.
Ostinata fino alla fine ad inseguire, e a cercare di realizzare, i suoi
sogni, Emma attribuisce all’ambiente in cui vive la sua insoddisfazione,
dovuta, invece, solo alla mancanza di contatto fra illusione e realtà.
Il romanzo di Flaubert fu un grandissimo successo letterario proprio
perché riuscì ad esprimere compiutamente la crisi degli ideali romantici
del tempo, che non erano più validi ma, ai quali, ancora non si riusciva a
sostituire valori alternativi.
Francesca Santucci