...Al
giunger tuo soltanto,fia bello il ciel per me...
Lucia di Lammermoor,
opera
portata a termine in una Napoli colpita dall’epidemia di colera e in un clima
culturale di censura e inasprimento, venne rappresentata
al teatro San Carlo di Napoli il 25 settembre del 1835, e fin dal suo
apparire fu considerata come un capolavoro assoluto del genio musicale di Donizetti e come una tappa fondamentale per il melodramma romantico
dell’Ottocento, soprattutto per lo straordinario lirismo della protagonista che,
alla meschinità degli uomini, trovava riparo
e riscatto nell’allucinata follia.
Il musicista bergamasco, che
approdò alla Lucia dopo aver già composto oltre 40 opere, e
dopo aver a lungo
inseguito il favore del pubblico e della critica nei teatri dell’Italia
settentrionale, proprio a Napoli riuscì
a conseguire il meritato riconoscimento, incoronato da quel pubblico partenopeo
che aveva sempre seguito
favorevolmente la sua carriera di operista fin dal 1922. La composizione della Lucia
fu molto rapida, com’era nelle abitudini del musicista; in soli due mesi, infatti, tra maggio e luglio del 1835, musicò
il testo del librettista Salvatore Cammarano che si era ispirato per la trama
al romanzo dello scrittore Walter Scott The Bride
of Lammermoor, La sposa di Lammermoor, nella cui composizione
musicale già molti operisti si erano cimentati, ma senza raggiungere la
grandezza artistica della coppia Donizetti-Cammarano: basti pensare alla scena
della follia, che resta il modello più alte tra le scene simili , e non solo del Donizetti .
Il compositore bergamasco
continuò poi anche in opere successive ad attingere a soggetti storici inglese,
ma insuperabile resta la sua trasposizione musicale del
romanzo di Scott, considerato il vertice del romanticismo operistico.
L’azione si svolge in Scozia
alla fine del XVI secolo. Nonostante l’odio antico che divide le due famiglie,
Edgardo e Lucia si amano e s’incontrano di nascosto ma Normanno,
capo degli armigeri della famiglia di Lucia, gli Ashton, mette al corrente
il fratello della donna, Enrico, degli incontri clandestini.
Intanto Edgardo si congeda da Lucia per andare a combattere in Francia: Verranno a te sull’aure i miei
sospiri ardenti, udrai nel mar che mormora l’eco dei miei lamenti…
Durante la sua assenza
Enrico fa credere alla sorella che Edgardo si è legato ad un’altra
donna; Lucia, distrutta dal dolore, si lascia convincere a sposare il potente
Lord Artur Bucwlaw.
Mentre si festeggiano le nozze nella sala irrompe Edgardo che maledice gli Ashton
e rimprovera l’infedeltà a Lucia: Chi mi ferma in tal momento, chi troncò dell’ira il
corso?”Poi, affranto dal dolore, si ritira nel suo castello, ma viene
raggiunto da Enrico che lo sfida a duello per l’alba
dell’indomani: Edgardo, disperato per la perdita dell’amata, vorrebbe
lasciarsi morire in duello. Mentre ancora si festeggiano le nozze giunge
intanto la notizia che Lucia, divenuta folle
per il dolore di aver perso definitivamente il suo Edgardo, ha ucciso
con un colpo di spada Artur Bucklaw. Prima di morire, nel delirio, la donna
immagina di confidare ad Edgardo dell’inganno e gli rinnova il suo amore: Al
giunger tuo soltanto,fia bello il ciel per me. Appresa la notizia della morte di Lucia, affranto e disperato,
Edgardo si toglie la vita con una
pugnalata: Per me la vita è orrendo peso! L’universo intero è un deserto
per me senza Lucia.
Al centro della vicenda della
Lucia di Lammermoor , ritenuta l’opera più intensa e completa di Donizetti,
c’è l’ideale romantico dell’amore impossibile fra i due innamorati
che, divisi dalle meschinità
degli uomini, dall’avversità e dal fato, non possono realizzare compiutamente il loro sentimento ma solo
sperare di ricongiungersi con
la morte.
Nella Lucia di Lammermoor,
giustamente considerata un capolavoro del
melodramma, sono presenti tutti gli elementi tipici romantici: l’amore
contrastato ed impossibile, le rivalità tra le famiglie, la separazione,
il matrimonio forzato, l’uxoricidio, il delirio, la pazzia ed infine la morte,
in un crescendo di eventi drammatici che
si sviluppano in un’atmosfera allucinante.
Tutta l’opera si può
considerare come un ritratto musicale della fragile e sofferente figura
femminile, in un passaggio di stati d’animo dagli accenti toccanti e
struggenti, ben sottolineati dal suono dell’arpa, per le speranze
dell’amore, dall’oboe, nel colloquio tra Lucia e suo fratello Enrico, dai violoncelli ,
all’entrata di Lucia nel salone per
le detestate nozze, e poi il flauto, nel registro acuto, che accompagnerà la
fuga nella follia
di Lucia, persa nel delirio e nelle
allucinazioni, giacché sarà quello
l’unico suo modo
possibile per
sfuggire alla realtà e riscattarsi del delitto commesso.
Se c’è un ruolo
attraverso il quale più di ogni altro Maria Callas seppe dispiegare la
sua vena romantica, questo è sicuramente quello di Lucia di Lammermoor; con la
sua voce
così ricca di toni timbrici e gravi seppe offrire un’interpretazione
che accantonava per sempre il
carattere frivolo dei vocalizzi di Lucia, recuperando ogni
sfaccettatura del ruolo ed
esprimendolo compiutamente
in tutti gli abbellimenti che, fino ad allora, erano stati
dispiegati compiutamente solo
nella scena della follia.
Il senso innato
dell’interpretazione, la propensione naturale alla teatralità e l’ acuta
intelligenza portarono la Callas ad un lavoro di approfondimento psicologico
del personaggio che contribuì a rendere il personaggio di Lucia di Lammermoor
con incredibile intensità ed incomparabile grandezza stilistica.
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