Letizia Lanza
LE DONNE E L'ANTICO
(estratto)
…Quanto a Calipso,
anch'essa è figura divina, immortale come Circe
(se non addirittura sua sorella, in quanto
ritenuta spesso figlia del Sole e di Perse), ma è
anche colei che, assieme a Penelope, ama Odisseo
con più profonda (toccante) intensità e dedizione.
Questa dunque la cagione per cui, tra molti
possibili esempi, una tra le più grandi
rivisitazioni moderne (italiane) del mito - la
sublime parola poetica di Giovanni Pascoli -
proprio a Calipso «bei riccioli», nella cui dimora
l'eroe, «come un dio, aveva cure continue» (8.421;
422) affida un ruolo di estrema importanza. Nel testo d'origine, è
risaputo, «le vicende di Odisseo sono in larga
parte anticipate nel canto I, e tra queste la sua
sosta forzata nell'isola Ogigia,"proprio in mezzo
all'oceano", dove abita una dea, "la figlia del
terribile Atlante che conosce gli abissi del mare
e da solo sostiene le colonne lunghissime che
tengono divisi terra e cielo" (I 52-54):
isolamento e lontananza, da un lato - al centro
non di un mare solcato da marinai, bensì del
"grande fiume"30 sconosciuto e temuto
che circonda la terra, fissandone per sempre i
confini e separando i vivi dai morti (cfr. X 508,
XI 157, XXIV 11); dall’altro, il mitico Atlante» -
l'«Infaticabile» -a segnare un altro «confine,
quello che separa la terra dal cielo. Si tratta di
una cosmologia molto semplice e ingenua, ma pur
sempre eloquente: se risulta dal bisogno di
spiegare come venga sorretta la grande volta
celeste - una cupola di metallo, stando almeno
agli epiteti che in entrambi i poemi rimandano al
"ferro" o al "bronzo" -, nasce anche da un senso
delle differenze e dei limiti. Non a caso Esiodo»
sviluppa il motivo «ponendo Atlante, con la stessa
funzione di reggere il cielo, ai confini della
terra»31, in Africa - là dove Erodoto
definisce con il nome di Atlante una montagna.
32
30
Cioè Oceano. Ovvero, nelle antiche cosmogonie e
nell’orfìsmo, il padre primordiale dall'inesausta
forza generatrice. In Esiodo è uno dei Titani che,
non partecipando alla Titanomachia, si tiene
lontano, nel lucido palazzo in fondo alle acque:
una posizione di neutralità in palese armonia con
la sua natura, cui corrispondono forza e
separazione o marginalità rispetto al reale -
parallela del resto alla marginalità del luogo
cosmico da lui personificato. Figlio di Urano e di
Gea, sposo della sorella Teti - da cui genera
tremila figli, i fiumi, e tremila figlio, le
Oceanine - esso è logicamente progenitore di quasi
tutte le divinità o semidivinità delle acque.
31E.
Avezzù in Omero, Odissea, cit., pp.
823-824. «Confini segnati, secondo la tradizione,
da Eracle ("trofeo sui barbari [...] confini del
mondo ellenico" dirà Isocrate, Filippo 112,
sviluppando ulteriormente il senso dell'identità e
dell'alterità in una prospettiva etnica)»
(p. 824).
31Così
lo storico di Alicarnasso, mischiando la
tradizione greca con il Titano reggitore del
mondo, a vaghe conoscenze sull’orografia
africana:” A partire dai Garamanti a distanza di
altri 10 giorni di cammino, c’è un’altra
collinetta di sale, ed acqua, e vi abitano attorno
uomini che hanno nome Atranti…Poi ad altri 10
giorni di marcia un’altra montagnola di sale ed
acqua, e vi abitano attorno uomini. Sta vicino a
questa montagnola un monte che ha nome Atlante. E’
stretto e circolare da ogni parte ed alto-a quanto
si dice- tanto che le sue vette non si possono
scorgere: giammai infatti le abbandonano le nubi
né d’estate né d’inverno. Gli indigeni dicono che
sia una colonna della volta celeste. Da questo
monte gli abitanti del paese hen tratto il nome,
si chiamano infatti Atlanti. Si dice che essi non
si nutrano di alcun essere animato e che non
abbiano sogni”, 4. 184, trad. di A. Izzo D’Accinni
sulla base del testo oxoniese curato da C. Hude
(19273). I puntini sono miei.
|