LetiziaLanza

 

 

 

 

 

 

da Grecità femminile

(pp. 118-122)

 

Di fatto, rispetto a un passato più o meno remoto, ben altre, ora, sono le prospettive e le soglie raggiunte dalle donne.
Nell'antichità greco-romana, è risaputo, la differenza di genere si spendeva tutta a vantaggio dell'uomo (72): basti l'esempio, eclatante, della satira contro le donne di Semonide Amorgino (fr. 7. W. = 7 P. - T.) (73) – vero e proprio «manifesto della letteratura misogina» (Gabriele Burzacchini)
Ovvero – sempre per esemplificare – bastino le menandree Sentenze (75): le quali, in gran dovizie ripetendo topoi dell'immaginario antico (taluni, per altro, sopravvissuti a lungo nelle età successive (76)), bersagliano con puntuta acredine il matrimonio e le donne in genere. Così alcune tra le più frizzanti: «La donna, è meglio seppellirla che sposarla» (151); «La natura non dà alla donna di comandare» (157); «Se stai per prender moglie, guarda i tuoi vicini» (160); «Ti lusinga, la donna, solo per interesse» (167); «Non fidarti della donna, nemmeno se in punto di morte» (171); «Abili sono le donne a trovare artifizi» (194); «Gelosia di moglie tutta la casa infiamma» (278); «Mare e fuoco e donna – terzo male» (323); «Delle fiere tutte più feroce è la donna» (342); «Carico colmo di mali, la donna» (459); «Pensa, una volta sposato, di essere schiavo a vita» (529); «Nulla è peggio d'una moglie, seppur bella» (609); «Pattume inargentato, la donna» (702); «Tempesta in casa è per i mariti la moglie» (823); «Tranne la donna, non c'è male per l'uomo» (837); Quanto è infida la natura femminile!» (860)
E così via di seguito.
È inevitabile allora che, in una simile temperie socio-culturale, anche un'immagine "forte" come quella di Penelope finisca volta a volta per rientrare, a esclusivo piacimento dell'autore (sempre maschile), in uno dei due stereotipi femminili "normali" – identità passionale (78), identità domestica (79) (là dove la prima può talora esser disciplinata e inglobata nella seconda) – i quali entrambi si dimostrano funzionali alle esigenze di «quel maschio che è loro autore e fruitore. Perché, in quanto immagine della passione (per lo più di tipo sensuale), incarnano l'oggetto del desiderio maschile, ossia il fantasma dei suoi riti di trasgressione; mentre, in quanto immagine della madre oblativa, della moglie costumata, ecc., sostanziano l'utile modello, di servizio e di cura, di un ordine domestico all'uomo altrettanto necessario» (80).