All’inizio sembrava un rivolo di vento, una brezza leggera poi, di colpo, era
andata ad ingrossarsi sollevando violentemente la sabbia. Era stata così anomala
e improvvisa da sorprendere persino Khaled. Eppure il vecchio berbero ne aveva
viste di tempeste di sabbia, lui che tante volte aveva attraversato il deserto.
Nella sua lunga vita aveva imparato a distinguerle, a saperle ascoltare, a
fiutarne in lontananza gli odori e a prepararsi quando il peggio stava ancora
per venire ma in quel modo così subdolo e inconsueto non ne aveva mai viste
prima d’ora.
Uno
strano turbamento raggelò i suoi pensieri quasi a preludergli l’idea della fine.
Con fare agitato, ordinò ai cammelli di accovacciarsi e, nel momento in cui
stava per sedersi, si volse di scatto scrutando nervosamente tra la sabbia.
L’aria si era fatta pesante ed un fitto pulviscolo lo stringeva tenacemente a
sé. Un alone di terrore attraversò i suoi occhi che, affaticati, continuavano a
ferirsi nel vento. Non poteva abbandonare il ragazzo. Il piccolo Hamid gli era
stato affidato dalla madre affinché lo portasse a Toumbouctou dove
avrebbe raggiunto il fratello. Adesso era il solo che potesse aiutarlo.
- «Hamiiiiiiid!-
gridò a squarciagola con la voce assopita di vento - Hamiiiiiiid!» insistette
ben sapendo che non avrebbe potuto sentirlo.
L’urlo
del cielo si era fatto più roco prendendo a falciare le dune e rendendo
impossibile i respiri. Khaled avrebbe dovuto ripararsi tra i cammelli sperando
nella misericordia di Allah ma non riusciva a piegarsi all’idea di dover perdere
il ragazzo.
-«Sono io il suo tutore!» ripeteva tra sé e sé mentre la sabbia gli
attanagliava la gola.
Vanamente cercò di allontanarla ma il mulinello roteava vicino trasformando
le dune in marosi bui ed opprimenti. Impalpabili scie di polvere cominciarono a
inondargli le labbra, strenuamente difese da un sottile lembo dello shèsh,
e lo spasmo di uno sporco respiro tracimò gli argini dei suoi polmoni. Una tosse
convulsa echeggiò lungo i bronchi schiaffeggiandoli di coliche violente mentre i
pensieri anelavano a un fresco rivolo d’aria. Per lunghi, interminabili istanti
dosò sapientemente il fiato poi, quando i polmoni furono di nuovo pieni, aprì la
bocca prendendo coraggiosamente a gridare.
- «Hamiiiiiiid!».
Quell’urlo inatteso parve attirare il vortice che, irritato, prese a
frustarlo con livore. Le vesti si sollevarono rabbiosamente e minute lame di
sabbia si scagliarono ferocemente sul suo corpo. Le piccole fessure degli occhi
si addensarono di una fitta tendina che lo rese completamente cieco. Deciso a
proseguire, Khaled avanzò nella notte brandendo le braccia all’altezza dei
ginocchi.
- «Hamiiiiiiid!» farfugliò, stremato, cedendo a un rabbioso schiaffo
di vento.Il soffio del demonio continuò ad infierire sollevando una duna che rotolò
sul suo corpo immergendolo improvvisamente nel silenzio.
Furono i lamenti di un animale, la cui testa ferita sporgeva
sorprendentemente dalla sabbia, a richiamare la carovana. Per un caso fortuito,
quei nomadi si trovavano nei paraggi quando il turbine si era appena diradato.
Incuriositi dai suoi richiami, lo avevano liberato scoprendo miracolosamente il
vecchio. Sotto di lui, giaceva riverso il ragazzo che, già da tempo, si era
accovacciato oltre il cammello. Sdraiati uno sull’altro, si erano protetti a
vicenda ritagliando dell’aria che la tempesta non aveva violato.
Quando un rivolo d’acqua scivolò sul suo volto, Khaled lo guardò sorridendo e
una lacrima di gioia gli carezzò l’occhio che l’inferno gli aveva risparmiato.
Erano ancora insieme, cullati dalla benevola mano di Allah.
© Fabio
Lentini 2003. Tutti i diritti riservati. www.fabiolentini.it