C’è là dentro un
cuore ansioso di vita , un fremito costante d’entusiasmo e di fede.
(Paparelli) Intere generazioni si sono appassionate alle vicende
dell’infelice protagonista del romanzo epistolare di Ugo Foscolo,
Jacopo Ortis,un giovane patriota esule dalle nobili aspirazioni,
puro ed appassionato, che, disilluso e tradito nei suoi due massimi
ideali, la patria e l’amore,perviene al suicidio. Le
ultime lettere di Jacopo Ortis, considerato il primo romanzo del Romanticismo
italiano, si pone come l’espressione dei tumulti giovanili del
poeta, non solo perché nella figura di Jacopo è possibile
riconoscere le inquietudini, i sentimenti, gli slanci, gli ideali,
le delusioni e le amarezze di Ugo, ma anche perché sempre i giovani
più sensibili di ogni tempo hanno ritrovato nella sua intensa
vitalità, nella prorompente passionalità, i loro stessi
entusiasmi. Tutta la vita del poeta, dedita alle Lettere ma mai
lontana dall’azione concreta, fu caratterizzata da sentimenti
intensi, amori tumultuosi e gesta spettacolari, soprattutto lo
animavano la passione della vita e l’amor patrio, un sacro furore
che lo spingeva ad impegnarsi con tutte le sue forze per cambiare la
società in cui non si ritrovava, perciò la sua biografia può
essere paragonata a quella di un uomo del Risorgimento: romantica,
densa di avvenimenti, di decisioni eroiche e di scoramenti, di
illusioni e delusioni. Fortissima nella vita di Ugo, disordinata,
trascorsa vagando da una terra all’altra, senza affetti duraturi
e senza stabilità economica, la pulsione alla libertà, pulsione
che confluirà direttamente nel libro e lo renderanno il romanzo
della libertà. Fu proprio l’ amore per la libertà che spinse Ugo
ad acclamare da poeta e servire da militare Napoleone Bonaparte,
salvo poi pentirsene quando, col trattato di Campoformio, dimentico
delle sue promesse, Napoleone cedette Venezia all’Austria.
Svanirono così tutte le speranze e l’entusiasmo si mutò in un
odio acerrimo che avrebbe guidato l’agire del poeta per tutta la
vita. Le Ultime lettere di Jacopo Ortis sono appunto la
trasposizione letteraria dei suoi reali sentimenti, l’
autoritratto reale ed ideale al tempo stesso. Due gli aspetti
fondamentali che affascinano nel libro: sul piano patriottico il
pessimismo che seguì alla delusione di scoprire che Napoleone non
era un liberatore; sul piano sentimentale l’impossibilità di
vivere l’amore con Teresa, la donna amata. I due motivi, quello
politico, con la riflessione sulle piaghe dell’Italia del tempo,
di una società che non sentiva profondamente le ragioni civili
della libertà e in cui Ortis si ritrovava solo, e quello
sentimentale, dell’infelice passione, s’intrecciano. Jacopo s’imbatte
dunque in una realtà diversa ed ostile, mondo ideale e realtà non
coincidono, gli si rifiutano sia l’amore che la patria, di qui
discenderà il conflitto, profondamente romantico, dal quale si
libererà solo col suicidio, suicidio inteso non come gesto di
viltà ma come protesta contro i mali derivanti dall’indifferenza
degli uomini, simbolo di fede e di lotta, testimonianza ed
incitamento alla libertà. Addio, mi disse, o giovine
sfortunato. Tu porterai da per tutto e sempre con te le tue generose
passioni, a cui non potrai soddisfare giamai. Tu sarai sempre
infelice: sono le parole di commiato che nel romanzo il Parini
rivolge a Jacopo e che ben riassumono l’infelicità del giovane, infelicità che giungerà al culmine alla notizia del matrimonio di
Teresa. Pervenuto alla
disperazione più totale, ormai approdato ad una visione distaccata
della vita…l’infermo geme quando
la morte il combatte, non quando lo ha vinto. Meglio così, da che
tutto è deciso: ed ora anch’io sono tranquillo, incredibilmente
tranquillo, sarà ormai maturo il tempo del suicidio. E fra
poco:Tutto è apparecchiato:la notte è già troppo avanzata-addio…Jacopo si congederà dalla donna amata,
scriverà un’ultima lettera all’amico Lorenzo, destinatario di
tutto l’epistolario, e poi si trafiggerà con una coltellata.
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