Francesca Santucci
IL LAGO DEI CIGNI
di P. I. Ciaikowskij
Il Lago dei cigni
fa parte della trilogia ciaikowskiana
che comprende Lo schiaccianoci e La Bella addormentata, e s’inserisce
nel filone ballettistico del tardo romanticismo che si sviluppò soprattutto in
Russia.
Per la vena romantico-crepuscolare, per la tematica
dell’amore e della rinuncia, di evidente influsso wagneriano e
schopenhaueriano, per l’armonìa perfetta tra la parte lirica e quella
drammatica, è ancora oggi il balletto maggiormente
apprezzato.E pensare che la sua prima rappresentazione nel 1877 al Bolshoi di
Mosca non ebbe successo! Pare che, addirittura, lo zar presente, insoddisfatto,
abbandonasse il teatro prima della sua conclusione, ma anche le successive
edizioni ,per l’insufficienza della coreografia e dell’interpretazione,
furono un fiasco, e il povero Ciaikowski morì prima di vederne riconosciuto il
valore. Bisognò attendere il 27 gennaio del 1895 perché fosse decretato
finalmente il suo trionfo.
Come in Giselle, la trama del Lago dei cigni è
incentrata sul topos romantico
della creatura femminile ultraterrena inseguita da un uomo
perdutamente innamorato.
Il principe Siegfrid, andando a caccia, incontra,
insieme alle sue damigelle, la bellissima Odette, una principessa trasformata in
cigno dal perfido
mago Rothbart per aver rifiutato il suo amore.
Il maleficio potrà essere vinto solo quando un uomo,
che non ha mai dichiarato ad altra
donne la sua fedeltà, giurerà il
suo amore ad Odette. Sigfried promette ad Odette
di salvarla.
L’indomani la madre di Sigfried dà una festa poiché
il principe ha ormai l’età giusta per prendere moglie, e alla festa si
presenta Rothbart,, con la figlia Odile che, per un sortilegio, ha assunto le
sembianze di Odette; il principe cade nell’inganno e, credendola Odette, giurà
fedeltà ad Odile e le infila al
dito l’anello nuziale.
Nell’atmosfera festosa della corte il mago e la
figlia si dileguano ridendo e Odette, destinata ormai alla morte, scompare nel
lago; Sigfried, disperato, la segue e il suo sacrificio rompe il maleficio di
Rothbart. E così i due giovani innamorati, riuniti, possono
finalmente vivere insieme.
Basato su un un’idea originale dello stesso Ciajkowski, che aveva concepito la storia come un’azione danzata per divertire
i suoi nipoti, poi rielaborata da due scrittori russi, testimonia come fosse
divenuto stretto il legame tra musica e balletto
per il grande compositore, convinto che la
scuola russa di danza avesse ormai acquisito un notevole patrimonio tecnico,
linguistico ed espressivo, al cui servizio bisognasse porre una musica ricca ed
espressiva non improvvisata da mestieranti.
Variamente interpretato, anche in chiave
psicoanalitica, Il Lago dei cigni non è solo la storia di un uomo che deve
riuscire a conquistare la donna amata superando gli ostacoli che si frappongono,
ma anche quella di un percorso di
crescita, che avviene tra
inquietudini e turbamenti, prima confondendo tra loro il Bene e il Male (Odette
e Odile che si somigliano e gli si
presentano egualmente allettanti, il Male con una maggiore forza di lusinga e
seduzione), poi imparando a distinguerli e
scegliendo infine il Bene.
Il lago dei cigni continua a mantenere intatto tutto
il suo fascino per
l’atmosfera lunare che accompagna l’apparizione di Odette, per il doppio
ruolo di Odette- Odile, per il tema dell’eterna lotta fra il Bene e il Male,
per il virtuosismo tecnico della protagonista, con
i petits battements sur le coup de pied e il battito d’ali che, come
per incanto, si trasferisce al fremito della gamba, per lo stupefacente assolo
del Principe con i due spettacolari giri di coupés jetés en tournant (ed
esemplari in tal senso furono le interpretazioni della splendida
coppia Margot Fonteyn e Rudolf
Nureyev), per l’alternarsi di danze malinconiche e danze brillanti di
tutti i ballerini, ma anche perché continua ad attirare la favola lirica e pure un poco patetica che
appaga l’innato senso di romanticismo nascosto
in fondo ai nostri cuori .
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