Francesca Santucci

Giulietta e Romeo

 

Frank Dicksee, Romeo and Juliet, 1884.

The most excellent and lamentable tragedy of Romeo and Juliet, ovvero “ Romeo e Giulietta”, il dramma tratto da traduzioni inglesi di un’antica storia italiana più volte raccontata da Luigi da Porto (1530) e da Matteo Bandello (1554), scritto contemporaneamente ai sonetti, incorporati all’interno del testo per affinità di linguaggio e di temi, è, sicuramente, l’opera giovanile più bella di William Shakespeare.
Sono i suoi esordi, eppure con quanta tenerezza e freschezza è trattato il dramma dell’amore represso e infelice che riesce a trovare come unico sbocco finale solo la morte, la poetica storia d’amore tra due giovani che l’odio delle famiglie non può distruggere!
Verona è sconvolta dall’odio fra i Montecchi e i Capuleti.
Ad un ballo in casa Capuleti, Romeo Montecchi, che vi partecipa travestito, s’innamora appassionatamente di Giulietta Capuleti e, alla fine del ballo, nascosto sotto il balcone della giovane, la ascolta mentre costei, convinta di essere sola, confessa alla notte il suo amore per lui. A questo punto Romeo si fa avanti ed i due giovani si scambiano parole d’amore e promesse di fedeltà, poi si separano con l’impegno di far trionfare il loro amore.
Sei il caro amore del cuor mio… (Romeo)
Questo bocciuol d’amore, come s’aprirà all’alito fecondo dell’estate, al nostro prossimo incontro potrà dimostrarsi invero un bel fiore… (Giulietta)
L’indomani, con la complicità della balia di Giulietta, i due innamorati vengono segretamente uniti in matrimonio da frate Lorenzo. Poco dopo Romeo è provocato da Tebaldo, cugino di Giulietta; interviene Mercuzio, grande amico di Romeo, e Tebaldo l’uccide. Romeo, per vendicare l’amico, uccide Tebaldo.
I due sposi riescono a trascorrere insieme un’unica notte d’amore, ma all’alba, ridestati dal canto dell’allodola, l’araldo del mattino, che tanto gli innamorati vorrebbe fosse quello dell’usignolo, ambasciatore della notte, sono costretti a separarsi perché Romeo deve fuggire a Mantova.
E quindi, o finestra, lascia entrare la luce, e lascia uscire la vita. (Giulietta)
Intanto i genitori di Giulietta hanno deciso di darla in moglie al conte Paride, e la fanciulla, disperata, corre a chiedere aiuto a frate Lorenzo che, commosso dalle sue lacrime, decide di ricorrere ad uno stratagemma: consegna a Giulietta un potente sonnifero che le procurerà una morte apparente e manda a Romeo una lettera per spiegargli tutta la situazione. La lettera non giunge a destinazione e il giovane, appresa la notizia della morte di Giulietta, corre a Verona e si procura un potente veleno; giunto presso la tomba della sua sposa, incontra Paride e, provocato, lo uccide in duello, poi beve il veleno e muore all’istante accanto alla sua Giulietta.
…occhi miei, guardate per l’ultima volta!braccia, serratevi nell’ultimo abbraccio!e voi, o labbra, che siete la porta del respiro, sigillate con un legittimo bacio il contratto senza termine con la Morte divoratrice! (Romeo)
Quando Giulietta si sveglia, e vede Romeo morto, disperata si trafigge col suo pugnale.
Ah, benedetto pugnale! Questa è la tua guaina. Qui arrugginisci, e lasciami morire! (Giulietta)
Accorre frate Lorenzo e, richiamati dalle notizie che si sono divulgate in città, accorrono anche il principe, i Montecchi e i Capuleti, ai quali il frate rivela la verità. Il principe biasima l’inimicizia fra le due famiglie e, sulla tomba dei due giovani innamorati, Montecchi e Capuleti finalmente si riconciliano.
L’ultima battuta del dramma appartiene al principe che così ammonisce:
D’una tetra pace è foriero il mattino, e il sole, per l’afflizione, non vorrà mostrare il suo volto. Andate pure, e dibattete ancor fra voi le ragioni di questi tristi casi. Taluni saranno perdonati, puniti altri. Giacché non vi fu mai alcuna storia più dolorosa che questa di Giulietta e del suo Romeo.
Di Romeo e Giulietta celebri sono le struggenti scene d’amore fra i due giovani protagonisti (Giulietta ha solo 14 anni), che rifiutano la logica spietata degli adulti e i cui ideali di amore, amicizia e pace, sono destinati ad una fine tragica.
La tragedia propone momenti di eccezionale poeticità, come la scena del primo e dell’ultimo incontro fra Giulietta e Romeo; i due giovani innamorati fanno appena in tempo a scoprire l’amore che vengono travolti da una serie di eventi fatali e condotti a morire prematuramente da un  destino spietato.
Il carattere tragico del dramma non deriva tuttavia dalla morte dei due sposi, non dallo scontro di un amore sincero e totale con la realtà, bensì dagli effetti del caso e del destino (Un potere troppo grande perché si possa pensare di avversarlo ha sbaragliato i nostri disegni…).
Naturalmente Shakespeare sottolinea l’inutilità dell’odio tra le famiglie e delle convenzioni sociali che determinano la tragedia finale, con il suicidio dei giovani, ma questo epilogo drammatico è soprattutto opera dell’imprevedibilità della vita; l’amore resta grande, immenso, privo di dolore e disillusione, sono i capricci del caso che, in vita, separano i due giovani.
Nei dialoghi viene espressa tutta la dolcezza dell’amore giovanile, sospiroso, dolce, incorrotto, ma pure appassionato.
L’intensità con cui sboccia il sentimento fra i due adolescenti, la rapidità con cui esplode, sono elementi tipici dell’entusiasmo, della spontaneità e dello slancio dei primi amori, quelli giovanili, privi di falsi pudori, immediati e sinceri. In questo caso, però, l’amore non è destinato a vivere ma a morire, poiché si scontra con il destino, e anche con la concezione dell’amore che hanno gli altri personaggi: per il padre di Giulietta è alleanza tra famiglie patrizie, per Paride è un problema di decoro e onore, per la balia soddisfacimento dei sensi. Dall’urto fra queste contrastanti concezioni deriverà il drammatico epilogo.
Tra Giulietta e Romeo il linguaggio è prevalentemente lirico, i sentimenti sono declamati, come se recitassero sonetti d’amore, e le loro espressioni sembrano rifarsi ad alcuni generi letterari come gli epitalami, le poesie nuziali, e le albate, i canti d’amore cantati all’alba. Infatti prima dell’incontro con lo sposo, in un monologo, Giulietta esprime la sua passione in un vero e proprio inno al matrimonio e quando, in un momento successivo, i due giovani sono costretti a separarsi perché l’alba spunta e conclude spietatamente la loro notte d’amore, e dunque l'oscurità non può più nasconderli, i loro sentimenti sono dichiarati secondo lo stile delle canzoni dell’alba.
Nell’ultimo incontro, poi, la scena è resa più drammatica non solo dal dolore della separazione, ma anche dalla contrapposizione tra notte e giorno, segnata dall’apparire dell’alba, che annuncia tragicamente la transizione dalla notte, che ha protetto i due innamorati, al giorno, che porterà per sempre via Romeo.
L’alba così magica, ispiratrice di tante liriche, viene qui vissuta con dolore e tristezza, è apportatrice di dolore, fonte di lacerazione, perché con la sua luce sorprende i due sposi all’improvviso, causando il distacco.
E sono capovolti anche gli abituali rapporti tra notte e giorno, buio e luce, vita e morte, perché Giulietta e Romeo odiano il giorno ,apportatore di sventure, ed amano la notte che li protegge e li ripara, e dunque il giorno è morte, e la notte è vita.
Sì, è; è giorno. Fuggi, presto…Luce, sempre più luce intorno. (Giulietta).
Debbo partire e vivere, o restare e morire…Luce, sempre più luce, intorno; buio, sempre più buio, nella nostra angoscia.
(Romeo)
Il capovolgimento dei termini prosegue fino alla conclusione del dramma, con la battuta finale del principe che rileva come il mattino sia foriero di pace, seppur tetra, mentre tradizionalmente è la notte ad apportare serenità e consolazione alle inquietudini dell’animo umano.
Alla bellezza della drammatica storia d’amore si affianca nella tragedia anche l’originalità della caratterizzazione di due personaggi in particolare: Mercuzio, per il linguaggio sboccato e beffardo, per l’energia e la voglia di vivere, e la nutrice, per il buon senso popolaresco, per la concretezza ed il legame con la realtà, che oppone ai personaggi più giovani, che la rendono comica.
Infine sarà il tema della verità, in continuo bilico fra illusione e concretezza, a provocare la tragedia dei due giovani sognatori, incapaci di distinguerne il confine.
Romeo e Giulietta si pone dunque come dramma dell’amore represso e infelice, dramma della giovinezza ed anche del sogno con cui si tenta un’impossibile evasione dalla realtà.

Francesca Santucci