A
te, pietosa Vergine,
fido il tugurio umile,
del padre la canizie,
e l'innocente ovile;
fin ch'io ritorni a sciogliere
inni di laude a te!
Quando Giovanna d’Arco nacque, a Domrémy, in Lorena,
nel 1412, da una famiglia di poveri contadini, da
circa cinquant'anni la Francia era un paese sempre
in subbuglio, con i feudatari continuamente miranti
a superare in potenza il sovrano, sobillati dalla
monarchia inglese che mirava a conquistarla. Nel
1420, dopo anni di lotte sanguinose, un re inglese
si fece riconoscere sovrano del Regno unito di
Francia e d'Inghilterra, e Carlo VII, detto il
Delfino, l'ultimo principe francese, non
riconosciuto re dai nemici, divenuto un sovrano
senza corona e senza regno, al quale non restava che
un misero lembo di terra, non riusciva a
fronteggiare la disperata situazione in cui versava
il suo paese.
Ero nel tredicesimo anno della mia vita, quando
Dio mandò una voce per guidarmi. Dapprima rimasi
spaventata: " Sono una povera ragazza che non sa né
guerreggiare né filare", risposi. Ma l'angelo mi
raccontò che pietà fosse il regno di Francia e mi
disse: "Verranno a te Santa Caterina e Santa
Margherita. Opera come ti consigliano, perché loro
sono mandate per consigliarti e guidarti e tu
crederai a quanto esse ti diranno”.
Nel
1429, forte della sua fede, convinta di essere stata
scelta da Dio per salvare la Francia piegata dall’
estenuante guerra dei Cent’anni,2 armata
unicamente della sua giovinezza e del suo coraggio,
Giovanna, umile pastorella analfabeta, che aveva
soltanto tredici anni, fattasi interprete dei
sentimenti di tutto il popolo francese, in abito
maschile, coi capelli tagliati corti alla maniera
dei
ragazzi, accompagnata da tre cavalieri, dopo aver
percorso 2500 chilometri, si presentò alla corte di
Carlo VII3 e chiese al re di poter
cavalcare, senza nessun comando, alla testa
dell’esercito che andava a soccorrere Orléans,
stretta d’assedio dall’esercito di Enrico VI.4
Andai da lui e gli dissi: " Dio vi dia dolce vita,
Delfino! Mi chiamo Giovanna la Pulzella e il Re del
Cielo per me vi avverte che sarete consacrato e
coronato a Reims. Vi dico da parte del Signore che
siete il vero erede di Francia e figlio di re.
Conducetemi a Orléans! Ché mi si diano uomini in
gran numero: gli inglesi saranno cacciati e
annientati. L'assedio di Orléans sarà tolto, il re
consacrato a Reims, la città di Parigi riportata
all'obbedienza del re".
Con
la sua fede e il suo entusiasmo, nonostante la
diffidenza dei consiglieri, riuscì a convincere il
Delfino, che le concesse quanto chiedeva. E
così Giovanna, che aveva infiammato l'animo di tutti
i francesi, sostenuta dalle acclamazioni delle genti
dei villaggi e degli uomini d'armi, ricoperta di una
fulgida armatura, eretta sul suo cavallo bianco, con
un bianco stendardo seminato di fiordalisi (sul
quale vi erano scritti i nomi di Gesù e Maria) che
sempre portava in una mano quando andava contro il
nemico, per evitare di ucciderlo, si pose alla testa
dell'esercito che si proponeva di condurre alla
vittoria. Tra
maggio e luglio Giovanna e il suo esercito
incalzarono gli inglesi, che credevano la fanciulla
una strega suscitata contro di loro dall'inferno,
ruppero l’assedio di Orléans, liberarono la città e
sconfissero i nemici; finalmente, il 7 luglio del
1429, a Reims, Carlo VII fu consacrato re.
Alla grande vittoria, purtroppo, il sovrano, incerto
ed esitante, non fece seguire un’azione militare
risolutiva, e Giovanna fu lasciata sola.
Invano l'8 settembre organizzò un’azione sotto le
mura di Parigi; nonostante fosse stata ferita dalla
freccia di un arciere nemico continuò a combattere,
ma, infine, suo malgrado, dovette obbedire ai
capitani e ritirarsi da Parigi.
Giovanna, però, non si arrese, dovunque era il
pericolo, forte della sua baldanza giovanile,
strenua paladina della libertà, accorreva.
Nella primavera del 1430 volle marciare su
Compiègne per difenderla dagli anglo-borgognoni ma,
durante una ricognizione, all'improvviso fu
circondata, catturata e consegnata a Giovanni di
Lussemburgo,
che la cedette come bottino di guerra agli Inglesi:
Carlo VII non tentò neppure di liberarla. Cominciò,
allora, il martirio del carcere e l'onta dei
processi; tradotta a Rouen davanti a un tribunale di
ecclesiastici, nel 1431 venne incolpata di eresia ed
empietà, false accuse che tendevano a celare il
significato politico della sua condanna.
All'alba del 30 maggio 1431 la Pulzella d'Orlèans fu
arsa viva. Tra
il fumo e le faville, mentre già il suo corpo era
avvolto dalle fiamme, fu udita gridare con voce
forte, per sei volte: "Gesù!". Poi chinò la
testa e spirò.
-Siamo tutti perduti!-gridarono i carnefici-abbiamo
bruciato una santa!-
Diciannove anni dopo, quando Carlo VII rioccupò
Rouen, Giovanna fu riabilitata.
Canonizzata nel 1920, eroina tra le più fulgide
della storia, Giovanna d'Arco ha ispirato scrittori
e musicisti, come Shakespeare, Schiller, Verdi,
Listz e Shaw, perché simbolo di fede, di eroismo e
di amor patrio.
Francesca Santucci
Note
1) Giuseppe Verdi,
Giovanna d’Arco, Atto I, Prologo, scena VI.
2) La cosiddetta
"guerra dei Cent'anni" (1337-1453) fu una guerra
"dinastica" che si sviluppò principalmente tra
Inghilterra e Francia; all’origine del conflitto vi
fu la pretesa inglese di impadronirsi del trono di
Francia per difendere i suoi domini feudali in terra
francese.
3) Re di Francia
(1422-1461), eletto alla morte del padre (Carlo VI
il Folle), solo a partire dal 1429, anche grazie
all'opera di Giovanna d'Arco, riuscì a consolidare
il suo potere.
4)
Alla morte del re Enrico V di Inghilterra e Carlo VI
di Francia, avvenute entrambe nel 1422, gli inglesi
proclamarono Enrico VI, allora ancora bambino, re di
Inghilterra e di Francia. L'erede legittimo al trono
francese, Carlo VII, si rifiutò di abdicare
ribadendo i suoi diritti di successione al trono, ma
non poté far celebrare la sua incoronazione secondo
il rito ufficiale che avrebbe dovuto tenersi nella
città di Reims, allora sotto il dominio inglese.
Riferimenti
Pernoud Régine, Clin Marie-Veronique, Giovanna
d’arco, Città Nuova, 1987.
|