Florbela
Espanca
(1894-1930
)
ANIMA
PERSA
Per tutta
la notte l'usignolo ha pianto,
s'è lamentato, ha pregato, gridò perdutamente.
Anima dell'usignolo, anima della gente,
tu sei forse qualcuno che s'è spento.
Tu sei forse un sogno che è passato
che s'è fuso nel dolor soavemente,
forse sei l'anima, anima dolente
di chi volle amare e mai ha amato.
Tutta la notte hai pianto...io ho pianto,
forse perché a udirti indovinai
che nessuno è più triste di noi.
Tante cose alla notte calma hai narrato
che ho pensato tu fossi l'anima mia
che piangesse perduta nella voce tua.
Flor
Bela D’ Alma da Conceição Lobo
Espanca, considerata il personaggio
femminile più rappresentativo della
letteratura portoghese, anticipatrice
del movimento di liberazione femminista
nel suo paese, nacque l’8 Dicembre del
1894 a Vila Viçosa, Alentejo, in
Portogallo, qui studiò alla scuola
pubblica e, all’età di otto anni,
scrisse la sua prima poesia intitolata
“A Vida e a Morte”.
Nel 1908, quando iniziò a soffrire di
malesseri fisici di varia natura che la
tormentarono per tutta la vita, si
trasferì ad Évora per studiare al
liceo maschile, ma a 19 anni abbandonò
la scuola e si sposò con un suo
compagno di liceo. Fu questo solo il
primo dei suoi tre matrimoni
fallimentari, caratterizzati da aborti
ed infelicità coniugale.
Sostenuta dalla passione per la poesia,
nel 1915 cominciò a scrivere delle
quartine, poi pubblicate anche su
giornali e riviste, che raccolse sotto
il titolo di “Trocando Olhares”,
testo che diventerà il suo primo
manoscritto.
Nel 1927 un evento luttuoso segnò
profondamente la sua esistenza, la morte
dell’amato fratello pilota precipitato
nel Tago, al quale dedicò dei racconti
riuniti nel libro “As Máscaras do
Destino”. Nel 1930 cominciò a
scrivere il suo diario e a collaborare
con le riviste “Portugal Feminino” e
“Civilização” ma, il 7 dicembre
dello stesso anno, si tolse la vita con
una dose letale di Veronal.
Il pubblico portoghese amò da subito la
sua poetessa dall’esasperata
sensibilità, ed i suoi versi intrisi di
malinconia e sensualità, dai quali ben
emergeva l’infelicità che l’avrebbe
condotta alla depressione e all’abuso
di barbiturici (secondo alcuni, infatti,
la sua morte potrebbe essere stata
dovuta non al suicidio ma ad una dose
eccessiva di calmanti), la critica,
invece, e i moralisti benpensanti
dell’epoca, che mal consideravano una
donna emancipata e pluridivorziata, la
osteggiarono.
Solo 15 anni dopo la sua morte, nel
1945, dopo accese polemiche, fu
finalmente permesso di collocare nel
giardino pubblico di Évora un
monumento, per omaggiare la sventurata
poetessa.
Nel
languido svenire dei teneri
Pomeriggi che muoiono voluttuosamente
L’ho cercato in mezza a tutta la
gente.
L’ho cercato nelle ore silenziose
Delle notti della mia anima tenebrose!
Bocca che sanguina baci, fiore che
sente…
Occhi assorti in un sogno, umilmente…
Mani piene di violette e rose…
E mai l’ho incontrato!… Prince
Charmant
Come cavaliere audace di racconti vecchi
Forse nelle nuvole della mattina verrà.
Ah! Tutta la nostra vita va come una
chimera
Tessendo in fragili dita fragili
merletti
- Non si incontra mai Colui che si
spera!…-
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