Salvatore Totino nella Locride dopo il "Codice da
Vinci"
Salvatore Totino intervistato da Emanuela Ientile
Gerace, 10/06/2007 di Emanuela Ientile
Oggi è un maestro della fotografia cinematografica. Salvatore Totino,
figlio di genitori gioiosani, è giunto nella Locride. Grandi
accoglienze e riconoscimenti
Salvatore Totino: ovvero il direttore della fotografia del film
campione di incasso del 2006 "Il codice Da Vinci", tratto dal
discusso bestseller di Dan Brown, per la regia di Ron Howard. Viso
aperto, sguardo vivace, Totino è figlio di genitori oriundi di
Gioiosa Jonica, emigrati a Los Angeles. Il cineasta si trova in
questi giorni nella Locride per una serie di incontri nella città
natale dei genitori ed in tutto il comprensorio. Ieri, in visita
alla città di Gerace, accompagnato dal vice sindaco di Gioiosa
Jonica, Bruno Dattilo, ha ricevuto dal sindaco della "città dello
sparviero", Salvatore Galluzzo, in rappresentanza dei sindaci della
Locride, il conferimento della cittadinanza onoraria di tutti i 42
comuni locridei. "La presenza di Salvatore Totino - ha detto
Galluzzo - rappresenta il grande talento dei calabresi ed è un
orgoglio per tutta la Locride, abbiamo bisogno di lui per
testimoniare che si può e si deve voltare pagina". Dal canto suo il
vice sindaco di Gioiosa Jonica, ha espresso vivo ringraziamento per
l’accoglienza riservata, sottolineando che Salvatore Totino "è un
vanto non solo per Gioiosa ma anche per tutta quella parte della
Locride che rappresenta le positività di questo territorio".
Galluzzo ha poi omaggiato l’illustre ospite con un manufatto in
ceramica, opera proveniente dalla bottega di artisti locali.
Visibilmente emozionato per il riconoscimento conferitogli,
Salvatore Totino, dal temperamento aperto e solare, lontano dai
comportamenti da "vip", ci ha concesso di buon grado un’intervista
in Piazza del Tocco rivelandoci che ha ereditato dalla Calabria lo
spirito, il genio, la creatività; Totino infatti è un autodidatta:
"tutto ciò che ho imparato nella mia professione - dice ad "Azzurroonline"
- è frutto di studio, passione, impegno". Ci racconta che da piccolo
i suoi genitori lo portavano al cinema per fargli vedere i film di
De Sica; la cinematografia italiana fu per lui fonte di grande
ispirazione, Totino auspica che l’Italia esca dalla crisi produttiva
degli ultimi anni - secondo lui causata dalla mancata incentivazione
di nuovi talenti - e che torni a produrre capolavori come quelli
delle pellicole degli anni ‘50. Con quello spirito di grande
osservatore che lo contraddistingue, in una caratteristica viuzza di
Gerace Totino nota una vecchia Fiat 500, per lui una vera rarità, e
ci rivela- sorridendo- che "a Los Angeles" ne circolano solo due.
Qual è il suo regista italiano preferito? "Non c’è uno in
particolare che preferisco - ci risponde - credo che i registi
italiani siano tutti dei grandi artisti, spero tanto di lavorare con
qualcuno di loro". La collaborazione con Ron Howard, regista del
"Codice Da Vinci", è stata un’esperienza di grande qualità umana e
professionale. Con quale spirito ha impostato il suo lavoro sapendo
delle polemiche che già erano scaturite dalla pubblicazione del
libro? Secondo Totino, che tiene a sottolineare di avere un grande
rispetto per tutte le religioni, "le controversie ci sono sempre
state, sono insite nella storia dell’uomo: è un tema di scottante
attualità". "Avrei solo auspicato un dialogo più aperto da parte
della Chiesa" dice "La vita, l’uomo, sono un continuo divenire, ogni
giorno, e così dovrebbe essere la Chiesa, visto che è fatta di
uomini". "Non credo che un film possa influenzare i comportamenti
umani – continua – alcuni comportamenti negativi sono già insiti
negli uomini, fin dalla più tenera età senza necessariamente aver
visto alcun film". Quali sentimenti gli hanno suscitato i capolavori
conservati al museo del Louvre? "Prima di iniziare la lavorazione
del film, ho compiuto molti studi sulle opere del Rinascimento ed in
particolare su quelle di Leonardo Da Vinci - dice Totino - "Entrare
al Museo del Louvre e vedere dal vivo le opere che avevo studiato,
vivere l’esperienza diretta dell’osservazione di quei capolavori, è
stata una grande emozione che mi è stata di aiuto per creare
l’atmosfera". Al termine dell’incontro con la stampa Salvatore
Totino ha proseguito la visita alla città di Gerace apprezzandone i
monumenti e le bellezze paesaggistiche ed artistiche. Chissà che non
ne tragga ispirazione per un film!
"Maggio Musicale" a Locri: successo della
prima serata |
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Foto: |
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Locri,
12/05/2007 di Emanuela Ientile |
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Il "Corou de
Berra" ha eseguito brani della tradizione contadina, canti di
Natale, inni sacri e canti tratti da partiture originali del
Rinascimento. Successo di pubblico e di critica per il "Maggio
Musicale 2007" |
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Ha avuto inizio con l’esibizione del
gruppo polifonico francese "Corou de Berra", il "Maggio
musicale" locrese, tappa obbligata per i cultori della musica e
del "bel canto", dedicato quest’anno a San Francesco da Paola.
L’organizzazione dell’evento a cura della Pro loco, presieduta
da Fabio Mammoliti, ha avuto la collaborazione dell’Unpli
(Unione Pro Loco d’Italia), della Provincia di Reggio Calabria,
della Città di Locri, dell’Accademia Hipponiana di Reggio
Calabria, dell’Associazione "Primum Santa Cecilia", dell’Advst
(Associazione Donatori Volontari Sangue per Talassemici) di
Locri e dei numerosi sponsor che hanno aderito all’iniziativa.
Col repertorio tradizionale polifonico delle Alpi Meridionali,
cui confluiscono le culture provenzale, nizzarda, ligure e
piemontese, il sestetto d’oltralpe (quattro voci maschili e due
femminili) ha letteralmente incantato il pubblico giunto
numeroso a Palazzo Nieddu del Rio per la prima serata della
manifestazione, condotta dal soprano Corina Mathia. Il "Corou de
Berra", diretto dal maestro Michel Bianco, ha eseguito
rigorosamente "a cappella" (senza accompagnamento di strumenti
musicali), brani della tradizione contadina ("Ragazzo mio non
piangere" - "Nissa la bella"), canti di Natale ("Nouvé la
coulogneto"), inni sacri ("Si laude a Maria" - Tantum Ergo") e
canti tratti da partiture originali del Rinascimento. Il
sodalizio musicale, le cui voci armoniosamente vibranti e
complementari emanano una trascinante vitalità, è nato con
l’intento di ricercare e tramandare il patrimonio culturale del
proprio territorio fortemente caratterizzato dall’antica
tradizione del canto corale. Il sestetto ha interpretato pure
brani tratti dal repertorio di Fabrizio De Andrè: "Ave Maria",
"Canto del servo pastore" e la nota "Dolcenera". Congedandosi
dal pubblico locrese, il "Corou de Berra", gli ha dedicato una
inedita e sorprendente "Calabresella": un ulteriore segno della
valenza universale della musica. Emozioni pure, dunque, per la
prima serata del "Maggio musicale", che proseguirà fino al 27
maggio prossimo con un intenso calendario di esibizioni di
artisti del panorama musicale internazionale. |
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....Và dove ti porta il cuore. Storia d'un
bambino che non vuole vivere con la madre naturale |
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Mammola ,
20/06/2007 di Emanuela Ientile |
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Un caso umano
diviene anche un caso giudiziario. Un bambino di 7 anni rifiuta
la madre naturale per restare a Mammola, paese della Locride,
dove vive la famiglia che lo ha cresciuto |
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Mammola (RC)- Giulio, il nome è frutto di
pura fantasia per motivi di tutela del minore, oggi ha sette
anni. Suo malgrado è protagonista di un caso "umano" da qualche
anno divenuto anche "giudiziario". Era il 2000 quando, a Roma,
nacque Giulio, frutto d’una relazione extraconiugale tra il
padre ed una cittadina polacca residente in Abruzzo, a l’Aquila,
già madre d’una bambina. Per le difficoltà, anche economiche, in
cui si trovava la madre naturale e per decisione del papà, il
neonato venne affidato alle cure di Angela, moglie dell’uomo.
Questa- nella speranza di poter salvare il matrimonio da cui non
aveva avuto alcun figlio- accettò di tenere con sé Giulio che
venne allevato amorevolmente mentre, dall’altra parte dello
stivale, suo papà concepiva, successivamente, un’altra figlia
con la stessa donna polacca. Per sei anni venne disposto
l’affidamento provvisorio di Giulio ad Angela, tornatasene in
Calabria, nella sua Mammola, quando il bambino aveva poco più di
due mesi. Giulio è così cresciuto tra l’affetto della madre,
delle sorelle e degli altri congiunti di Angela (la "mamma");
persone che oggi chiama nonna, zie, cugini. A Mammola Giulio ha
frequentato la scuola materna e, ora, la prima elementare del
paese ed anche la scuola di calcio. Il 3 luglio 2006, Angela, la
moglie del papà di Giulio, muore improvvisamente; un colpo
tremendo per il bambino che, però, ha continuato ad essere
amorevolmente allevato dalle persone che ha sempre chiamato
nonna e zii. Dopo la morte di Angela, dall’Aquila si è rifatta
viva la madre naturale di Giulio che ha rivendicato il diritto
di riaverlo con sé. In virtù di ciò, il 16 marzo scorso il
Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria ha autorizzato la
permanenza di Giulio a Mammola, fino alla conclusione dell’anno
scolastico. Il 22 maggio lo stesso Tribunale ha deciso che il
bambino venisse riaffidato alla madre naturale e ha delegato
alla Polizia il compito di accompagnare il bambino fino
all’Aquila. Quel giorno arriva, è il 7 giugno scorso: i
protagonisti della vicenda sono giunti all’aeroporto di Roma ma
Giulio non ne ha voluto sapere di andarsene con la madre
naturale. E’ così rientrato a Mammola, tra quella che ritiene
sia e debba essere ormai la sua famiglia. Da quel giorno, dicono
la "nonna" e le "zie", rispettivamente la madre e le sorelle
della signora Angela deceduta lo scorso anno, Giulio vive nel
terrore che qualcuno vada a riprenderselo. "Per me questo è mio
nipote, lo amo come un nipote legittimo, lo allevo come se fosse
il figlio di mia figlia", ha detto la signora Annunziata, madre
della defunta Angela, che oggi ha 75 anni. "Che colpa hanno
questi bambini, ha aggiunto, se gli errori li commettono i
grandi? Ora bisogna preoccuparsi del futuro di Giulio e fare ciò
che più gli è utile". La signora Maria, sorella della defunta
Angela, intende avanzare istanza al magistrato per chiedere
l’affidamento del bambino che ha visto crescere durante questi
sette anni. Il legale che ne cura gli interessi si appella alla
Magistratura perché consideri la volontà del bambino, che non ne
vuole sapere di abbandonare Mammola, e tenga profondamente conto
della relazione del Consulente Tecnico d’Ufficio, una psicologa,
che considera fondamentale, per l’interesse superiore di Giulio,
che questi resti tra gli affetti familiari in cui s’è cresciuto,
in Calabria, nella Locride. Da parte loro, i familiari della
defunta Angela sono pronti a mettere a disposizione della madre
naturale del bambino anche la propria casa perché essa possa
periodicamente recarsi a Mammola e vivere col bambino. "Un modo,
precisano, per aiutare Giulio a conoscere la madre, che ha
lasciato ad appena due mesi, e per favorire i processi di
affezione del bambino nei confronti di chi l’ha partorito".
Intanto attorno al caso di Giulio si sta mobilitando l’intera
comunità di Mammola. |
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Crux Gloria
Nostra
Gerace, 20/08/2007 di Emanuela Ientile
Fino al 26 agosto la Mostra su Croci e Crocifissi resterà aperta
nella Cripta della Cattedrale di Gerace
Gerace (RC)- S’intitola "Crux Gloria Nostra", è ospitata nella
Cripta della Cattedrale di Gerace e quest’anno offre all’ammirazione
dei visitatori Croci e Crocifissi nella tradizione artistica e
devozionale dal VI al XX secolo. E’ l’annuale mostra a tema che da
alcuni anni viene allestita dal Museo diocesano e dalla Cooperativa
"Mons. Pellicano", presieduta da Antonio Gratteri, in collaborazione
con la delegazione della Locride del Fondo per l’Ambiente Italiano
di cui è responsabile Anna Lia Paravati Capogreco. Dalla mostra sono
assenti, purtroppo, pregevoli opere che qualche parroco non ha
ritenuto di dover momentaneamente concedere per un così importante
evento artistico-culturale. La mostra, ha spiegato il direttor del
Museo, Giacomo Oliva, durante la presentazione, resterà aperta fino
al 26 agosto e si articola per tipologia oltre che per cronologia ed
ospita opere provenienti dalla stessa Gerace, da Caulonia, Roccella,
Pirgo, Locri, Monasterace, Stilo, Riace, Mammola, Siderno, Polsi,
dai Musei di Reggio e di Locri e da alcune collezioni private. A
parte un crocifisso di scuola serrese, uno in avorio e la Croce di
Polsi, la mostra si articola per settori: Archeologico, col simbolo
della croce dei primi secoli; i grandi crocifissi da chiesa; da
muro, da sacrestia e penitenziali, le stauroteche, cioè reliquiari
della santa croce su cui primeggia quella appartenente al tesoro
della cattedrale di Gerace risalente al XII secolo. Seguono, ancora,
le croci astìle- che aprono le processioni- quelle devozionali, le
testimonianze lapidee, alcuni documenti scritti e libri a stampa, le
opere contemporanee ed il settore "Res derelicta", ovvero
pregevolissime opere abbandonate e recuperate dai rifiuti. La croce,
per i cristiani simbolo di gloria e non di tortura, di resurrezione
e non di morte, di riscatto e non di rassegnazione. Quel riscatto
cui anela la Locride, ha spiegato Oliva, ancora afflitta da gravi
problemi: sottosviluppo, incendi, criminalità, estorsioni,
disattenzioni politiche.
Migrazioni, integraziome, cultura e pregiudizi
discussi dal Rotary di Locri |
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Locri,
17/01/2007 di Emanuela Ientile |
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Excursus
storico sociologico del fenomeno migratorio durante un incontro
dibattito organizzato dal Rotary Club di Locri presente don
Domenico Locatelli |
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"Le migrazioni",
questo il tema del forum tenutosi recentemente presso il Rotary
Club di Locri che ha avuto come relatore Don Domenico Locatelli,
Direttore dell’Ufficio per la pastorale degli emigrati italiani
e coordinatore della Fondazione Migrantes. L’illustre ospite,
accompagnato da Giovanni Lucà giornalista collaboratore di
"Avvenire", è stato presentato al folto pubblico presente dal
Presidente del sodalizio Salvatore D’Agostino il quale ha detto:
"La famiglia è la parabola della comunione nella diversità".
Giovanni Lucà ha preceduto l’intervento di Don Domenico con la
lettura e il commento di un brano del romanzo "Emigranti" di
Francesco Perri, scrittore di Careri. Lucà ha poi illustrato il
"Rapporto Italiani nel mondo" stilato a cura della Fondazione
Migrantes. "Questo lavoro, ha detto Lucà, è stato svolto
affinché non si perda la memoria dei nostri connazionali, dei
loro sacrifici, dei loro successi". Il rapporto è articolato in
quattro sezioni relative a: flussi migratori, religione,
politica, approfondimenti. Dando una prima lettura si apprende
che il 1961 è stato l’anno con maggiori espatri (387.000),
mentre nel 1962 la tendenza fu inversa (229.000 rimpatri). Dal
1961 al 1970 gli emigrati inviarono in Italia circa 8 milioni di
dollari di cui l’80% al Sud, il denaro doveva servire allo
sviluppo, al sostentamento delle famiglie rimaste in Italia;
nonostante la cifra considerevole purtroppo il denaro non bastò
a cambiare le sorti del Meridione. Nel 1975 i rimpatri superano
nettamente gli espatri, la tendenza si protrarrà fino agli anni
‘80/90 durante i quali l’emigrazione è in calo. "Attualmente il
fenomeno della migrazione presenta aspetti diversi - ha concluso
Lucà - non sono più gli operai a partire in cerca di migliori
fortune, bensì i giovani laureati che non trovano opportunità di
lavoro in patria". Don Locatelli ha esordito porgendo il saluto
ed il ringraziamento al Rotary Club di Locri. "Seguo con
passione le vicende delle migrazioni, il loro senso di vita, sia
come uomo che come sacerdote" ha detto il sacerdote. Secondo Don
Domenico il fenomeno delle migrazioni non è stato ancora capito
profondamente altrimenti non si continuerebbe a celebrare le
"Giornate mondiali delle migrazioni". "La migrazione rappresenta
un’opportunità ma anche una sofferenza, un disagio" - ha
proseguito Don Domenico – "Gli Italiani hanno patito questi
disagi, ma hanno acquisito e messo in atto valenze positive.
Oggi i figli degli emigrati Italiani nel mondo sono parlamentari
e professionisti stimati, essi rappresentano risorse preziose".
Per quanto riguarda il fenomeno delle immigrazioni secondo il
sacerdote bisogna reinventare le relazioni, educare i figli ad
una società multietnica pur mantenendo la propria identità;
pianificare i flussi migratori con intelligenza privilegiando i
fattori sociali e umani. "Tutti hanno il diritto di vivere in
pace ed organizzarsi l’esistenza secondo le proprie tradizioni".
Don Domenico ha concluso il suo seguitissimo intervento
sostenendo che la diversità non deve angosciare, anzi
bisognerebbe accoglierla, gestirla, prendendo coscienza del
fatto che la molteplicità è una grande ricchezza, un insieme di
valori e risorse da condividere. La relazione di Don Domenico
Locatelli ha dato seguito ad un interessantissimo dibattito tra
i convenuti, i quali gli hanno posto quesiti e sottoposto idee
analizzando una questione che da secoli ha interessato intere
popolazioni. Il sacerdote ha salutato tutti i presenti con
questa frase: "Volersi bene è possibile e ne vale la pena".
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Il ministro Di Pietro a Locri ed a San Luca |
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Foto: |
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Locri-San
Luca, 28/08/2007 di Emanuela Ientile |
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Dopo la
"tirata d'orecchie" ai politici fatta dal vescovo di
Locri-Gerace,mons. Bregantini, il ministro Di Pietro a Locri ed
a San Luca |
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Locri-San Luca- La criminalità organizzata
è da sempre interessata alle opere pubbliche che costituiscono
un piatto molto appetibile in termini di proventi economici.
Sono dunque necessari interventi istituzionali mirati capaci di
garantire, soprattutto al Sud, la realizzazione di opere
indispensabili senza l’interferenza delle cosche mafiose.
L’argomento è stato oggi al centro dell’incontro che il Ministro
per le infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha avuto a Locri, a
Palazzo "Nieddu-Del Rio" con i sindaci della Locride, presenti
anche i parlamentari Maria Grazia Laganà, Aurelio Misiti, Fabio
Evangelisti, l’europarlamentare Armando Veneto, il consigliere
regionale Maurizio Feraudo e Beniamino Donnici. Al Ministro Di
Pietro i sindaci della Locride hanno soprattutto chiesto che non
si ripeta un altro "dopo Fortugno", cioè quel periodo in cui,
sull’onda emotiva del momento, troppi rappresentanti
istituzionali giunsero nella Locride abbandonandosi a promesse e
a sentimenti di predilezione verso questa terra poi risultati,
hanno stigmatizzato i primi cittadini, puntualmente vani. Il
Ministro Di Pietro si è quindi recato, in forma strettamente
privata, presso la Compagnia Carabinieri di Locri dove è stato
ricevuto dal Prefetto di Reggio Calabria, Francesco Musolino e
dal Comandante Provinciale dell’Arma, Colonnello Antonio Fiano.
L’uomo di Governo ha garantito che entro la fine dell’anno, sarà
posta la prima pietra per la costruzione della nuova caserma che
ospiterà la Compagnia ed il neo istituito Reparto Territoriale
dell’Arma. Si è quindi trasferito a San Luca, nel cui Municipio
ha incontrato il sindaco, Giuseppe Mammoliti, e la Giunta
Comunale. Alle istanze presentate dal primo cittadino sanluchese
ha risposto assicurando l’impegno del Governo e garantendo che
entro tempi brevissimi verrà costruita la caserma della
Benemerita i cui lavori sono fermi da oltre un decennio. Ha
infine visitato la casa natale di Corrado Alvaro dove è ospitata
l’omonima Fondazione. Qui è stato ricevuto dal presidente della
Fondazione, Fortunato Nocera, e dal rettore del Santuario di
Polsi, il parroco di San Luca, don Pino Strangio.
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I figli del vento e di......suor Carolina
Bovalino, 17/04/2007 di Emanuela Ientile
L'esperienza di una suora coraggiosa accanto a don Pino Puglisi, il
sacerdote ucciso al Brancaccio dalla mafia. Nel libro "I figli del
vento" un messaggio di amore e di solidarietà lanciato da suor
Carolina Iavazzo, ora nella Locride
"Figli del vento - padre Puglisi e i ragazzi del Brancaccio" è il
titolo del libro scritto da Suor Carolina Iavazzo, stretta
collaboratrice, del sacerdote di Palermo assassinato dalla mafia il
15 settembre 1993, nel giorno del suo compleanno. Da quella data
tanto è stato detto e scritto, oggi a 14 anni dalla tragica
scomparsa di padre Pino Puglisi, Suor Carolina, che da qualche anno
vive ed opera nella Locride, ha sentito che è giunto il momento di
raccontare in prima persona l’esperienza di solidarietà e carità
prestata accanto al sacerdote ucciso dalla mafia, presso il centro
"Padre Nostro" che don Pino aveva fondato al "Brancaccio", il
quartiere più povero e degradato di Palermo. Suor Carolina ha
fondato nella frazione "Bosco Sant’Ippolito" di Bovalino (RC), un
centro di accoglienza per i giovani intitolato proprio alla memoria
di don Puglisi. "Dopo il periodo trascorso al Brancaccio - ci
racconta la religiosa - sono stata per un pò di tempo a Ragusa, poi
ho accolto l’invito di mons. Bregantini, che avevo conosciuto a
Crotone quando entrambi operavamo lì, di venire nella Locride.
Giunta qui ho capito che dovevo restare, che qui c’era bisogno di
me, Dio mi ha dato la possibilità di continuare l’opera di padre
Pino e di mettere in pratica ancora una volta quello che lui mi ha
insegnato, non potevo rifiutare sarebbe stato come tradire la sua
memoria". Il messaggio d’amore e di solidarietà di padre Pino, che
Suor Carolina trasmette quotidianamente - e che ora è possibile
raccogliere leggendo le pagine del suo libro, la cui prefazione è a
cura del vescovo di Locri-Gerace mons. Giancarlo Maria Bregantini -
continua nella Locride. Una zona, quest’ultima, che, come il
Brancaccio di Palermo, più volte è stata sconvolta da lutti e da
episodi drammatici causati dalla mafia. Scorrendo le pagine de "I
figli del vento" si comprende come Suor Carolina porti nel cuore il
suo "Brancaccio", un luogo che - oltre Palermo – è possibile
riconoscere ovunque ci sia bisogno di amore, di sostegno umano, di
carità; ovunque si debba scendere per strada, lottare contro soprusi
ed ingiustizie, andare avanti tra mille difficoltà. Un luogo dove i
figli del vento, sono i figli di tutti noi che, come Suor Carolina
descrive nel libro: "vanno soli, indifesi, abbandonati, sembrano
forti, boss in miniatura, ma sono vulnerabili, si stupiscono davanti
al mare o davanti ad una favola, vivono modellati dagli altri che li
vogliono "così", ma che di quel "così" hanno solo la scorza, dentro
possiedono tanta voglia di vivere". I volti dei ragazzi di strada,
descritti da Suor Carolina con l’immediatezza di un dipinto, le loro
storie personali e familiari, i ricordi, anche quello più triste e
drammatico del giorno dell’omicidio di padre Puglisi, emergono dalle
pagine di questo libro che non è solo narrazione di carità
evangelica e solidarietà sociale, ma anche un "vademecum" educativo
che offre una grande testimonianza di fede, di amore cristiano:
"l’amore in padre Puglisi non era pietismo, non è mai stato
moralista, era un amore aperto, libero" racconta Suor Carolina,
"oggi il mondo per credere, per crescere, per risollevarsi dalle sue
ferite, spesso profonde, ha bisogno di uomini come padre Puglisi:
capaci di tradurre la storia di Dio nella storia degli uomini". Un
libro che racconta un’esperienza di vita: come in un flash-back
cinematografico ripercorre le tappe a ritroso: dall’incontro con
padre Pino e con le realtà del "Brancaccio", quelle negative della
malavita e dell’abbandono e quelle positive del centro "Padre
Nostro" e del Comitato Intercondominiale, esempi di solidarietà e
impegno civile, alla vocazione religiosa, la storia di "una semplice
goccia d’acqua giunta nel momento opportuno, al posto giusto", come
Suor Carolina stessa si autodefinisce. Un libro che insegna a non
aver paura delle prove, anche di quelle più dure: "Fortunato chi
potrà leggere questo libro per farne speranza" - scrive mons.
Bregantini nella prefazione. "Dentro le cose difficili, dentro le
ferite, continua, perché tutte, le mie, le tue, quelle del Sud come
quelle dell’opulento ed egoistico Nord… tutte si trasformino in
feritoie di grazia". Suor Carolina racconta nel libro anche episodi
della sua vita e della sua crescita: da ragazza voleva girare il
mondo e fare la giornalista, allora - certamente - non sapeva che il
suo articolo più bello l’avrebbe scritto nel cuore degli uomini!
I giovani Holden a
Duisburg
Locri 22 – settembre
– 2007
di Emanuela Ientile
Locri- Da qualche
mese, purtroppo, il nome della città tedesca di Duisburg evoca ai
più solo la strage della notte di ferragosto costata la vita a sei
persone, tutte calabresi, della Locride. Duisburg - Calabria;
Duisburg - Locride e, quindi, criminalità, ndrangheta: un teorema
tristemente sostituitosi alla positiva immagine costruita, nei
decenni scorsi, con le braccia, con le intelligenze dei tanti
calabresi emigrati in “terra straniera” in cerca di un onesto
lavoro. Come correre ai ripari e riproporre il giusto volto della
Locride? Esportando prima di tutto cultura e solidarietà, il giusto
volto d’una Locride e d’una Calabria che non possono essere
criminalizzate per colpa di pochi. “Progetto teatrale. I giovani
holden: Locri-Duisburg-Toronto-Roma”, questa la prima iniziativa,duesta
la prima iniziativariminalizzate per colpa di pochiride?
supportata dal Ministero degli Esteri nata da unì idea di Anna
Carabetta, attrice e regista di origini locresi, che ha trovato in
Domenico Pantano, del Centro Teatrale Meridionale, il convinto
“produttore”. Si tratta di un lavoro teatrale al quale partecipano
alcuni studenti del Liceo Classico di Locri insieme attori
professionisti. Uno spettacolo ispirato a J. D. Salinger, ai
problemi degli adolescenti che da sempre intessono la grande
letteratura”. La rappresentazione teatrale è ambientata a Locri, ai
“ragazzi” ribellatisi alla ndrangheta dopo il delitto Fortugno. La
storia si svolge in una classe “E’ la resa dei conti dopo una
occupazione illegale; il preside pensa di far saltare l’esame di
maturità e l’aula diventa il luogo in cui i giovani discutono di
tutto: sentimenti, religione, sesso, politica, guerra, droga,
ideali”. La “prima” sarà tenuta a Locri; si partirà poi per Duisburg;
quindi oltreoceano, a Toronto, e ritorno in Italia, a Roma.
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