La pittrice francese Elizabeth Vigée Le Brun, tra
i più prolifici ritrattisti della storia dell'arte, aveva 27 anni ed era
già una pittrice affermata, in un secolo come il diciottesimo che vide
l'affermazione di molte artiste donne,
quando si ritrasse in questo Autoritratto col fiocco rosso
(uno degli innumerevoli ritratti che fece a se stessa nelle varie epoche
della sua vita).
Con cappello piumato, capelli personalmente acconciati
in modo leggero, abito in mussola bianca e fiocco rosso, è bella e
splendente come una ragazzina, ma non priva di sensualità e sicurezza del
proprio fascino.
Scarse
sono le fonti d'informazione sul suo conto, ma non c'è museo al mondo che
non possieda qualcuno dei suoi innumerevoli quadri (sono più di 900
dipinti, tra i quali paesaggi, dipinti storici e 700 ritratti, 30 dedicati
alla sua mecenate ed amica, la regina Maria Antonietta),
testimonianze pittoriche delle abitudini, degli avvenimenti e dei
personaggi più rappresentativi dell'Europa e della Russia del periodo a
cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo.
Elizabeth
nacque
a Parigi il 16
aprile del
1755;
suo padre,
Louis Vigée, era un ritrattista che le insegnò ben presto a disegnare e che morì
quando la figlia era ancora piccola; sua madre, Jean Maissin,
era una parrucchiera.
Dopo
la morte del padre Elizabeth, imitandone
i quadri,
continuò a dipingere, divenendo in
breve tempo
un' abile ritrattista
molto richiesta, soprattutto dai nobili.
Nel 1776
sposò Jean
Baptiste Pierre LeBrun, un pittore e commerciante di arte, dal quale ebbe
un'unica figlia, Julie, spesso ritratta insieme a lei.
Nel 1778 la regina Maria Antonietta la
chiamò a Versailles
perché le
facesse il ritratto.; fu solo il primo dei tanti che la pittrice le fece, e fu l'inizio
di una grande amicizia con la regina austriaca che, insieme al re,
l'aiutò ad entrare nell'Accademie Royale, un'elite di
artisti, pittori e scultori.
Allo
scoppio della Rivoluzione, monarchica convinta, Elizabeth fu costretta a fuggire
dalla Francia, proprio la notte in cui i sovrani furono catturati ed
imprigionati, e da allora visse in esilio per dodici anni, viaggiando in
tutta l'Europa, in Russia, sostando in varie città italiane, divenendo
membro delle Accademie di Berlino,
di Firenze, Roma,
e fermandosi a
lungo a Napoli, acclamata e richiesta ritrattista.
Ritornata,
infine, a Parigi, Elisabeth Vigée LeBrun vi rimase fino alla sua
morte, avvenuta nel 1842.
Già
in vita alla pittrice francese andarono
numerosi riconoscimenti, pure non mancarono i dissensi sul suo talento e
valore artistico.
La prima
annotazione critica le fu tributata nel 1774 da Jean Baptiste
Pierre le Brun che, sull’Almanach, scriveva che:
i
suoi ritratti erano composti con gusto, che il sentimento vi
brillava ed i colori erano vigorosi.
L’Année
Littéraire la pose al primo posto fra i ritrattisti in genere e
arrivò persino a paragonarla a Rubens.
Notevole
successo le derivò da alcune opere notevoli eseguite a Napoli, come
il Ritratto di
Giovanni Paisiello
e il
Ritratto
di Emma Hart come Baccante distesa su una spiaggia,
e critiche
positive le giunsero anche da parte della
nobiltà polacca e russa durante i suoi soggiorni in Russia.
Alcuni
critici
invece, la definirono leziosa, altri le criticarono
politicamente i ritratti eseguiti per l'autrichienne, la
regina Maria Antonietta, altri ancora biasimarono che
dipingesse soggetti storici senza avere competenza di Storia,
quasi tutti non le perdonarono di essere una donna che veniva retribuita
più dei colleghi maschi.
Dopo la
sua morte, il Journal des Débats pubblicò un necrologio
in cui Elizabeth veniva considerata peintre d’histoire
et de portraits, definizione
che sicuramente l'artista avrebbe apprezzato, ed è proprio così che
bisogna giudicarla, sia pittrice storica che ritrattista, se si vuole
attribuire il giusto riconoscimento alla sua prolifica produzione.
Nella
sua lunga vita Elizabeth dipinse quadri riccamente
colorati, soprattutto a
pastello, con una incredibile
precisione della resa tecnica, imprimendo toni morbidi e soavi agli
incarnati degli innumerevoli volti che immortalò sulle tele,
documentando instancabilmente con la sua
arte i cambiamenti drammatici del tempo. E è proprio il valore di
documento storico dei suoi dipinti, insieme alla indubbia bellezza artistica, che rendono
estremamente interessante ancora oggi l'opera di Elizabeth Vigée Le Brun.
Francesca Santucci