Dal libro “Donne protagoniste”
di Francesca Santucci

Edizioni Il Foglio, maggio 2004

 

 

Elizabeth Vigée Le Brun

(1755-1842)

             

La pittrice francese Elizabeth Vigée Le Brun, tra i più prolifici ritrattisti della storia dell'arte, aveva 27 anni ed era già una pittrice affermata, in un secolo come il diciottesimo che vide l'affermazione di molte artiste donne, quando si ritrasse  in questo Autoritratto col fiocco rosso  (uno degli innumerevoli ritratti che fece a se stessa nelle varie epoche della sua vita).
Con cappello piumato, capelli personalmente acconciati in modo leggero, abito in mussola bianca e fiocco rosso, è bella e splendente come una ragazzina, ma non priva di sensualità e sicurezza del proprio fascino.
Scarse sono le fonti d'informazione sul suo conto, ma non c'è museo al mondo che non possieda qualcuno dei suoi innumerevoli quadri (sono più di 900 dipinti, tra i quali paesaggi, dipinti storici e 700 ritratti, 30 dedicati alla sua mecenate ed amica, la regina Maria Antonietta),  testimonianze pittoriche delle abitudini, degli avvenimenti e dei personaggi più rappresentativi dell'Europa e della Russia del periodo a cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo.
Elizabeth nacque a Parigi il 16 aprile del 1755; suo padre, Louis Vigée, era un ritrattista che le insegnò  ben presto a disegnare e che morì quando la figlia era ancora piccola; sua madre, Jean Maissin, era una parrucchiera.
Dopo la morte del padre Elizabeth, imitandone  i quadri, continuò a dipingere, divenendo
in breve tempo  un' abile ritrattista molto richiesta, soprattutto dai nobili.
Nel 1776
  sposò Jean Baptiste Pierre LeBrun, un pittore e commerciante di arte, dal quale ebbe un'unica figlia, Julie, spesso ritratta insieme a lei. 
Nel 1778
la regina  Maria Antonietta la chiam
ò a Versailles perché le facesse il ritratto.; fu solo il primo dei tanti che la pittrice le fece, e fu l'inizio di una grande amicizia con la regina austriaca che, insieme al re, l'aiutò ad entrare nell'Accademie Royale, un'elite di artisti, pittori e scultori.
Allo scoppio della Rivoluzione, monarchica convinta, Elizabeth fu costretta a fuggire dalla Francia, proprio la notte in cui i sovrani furono catturati ed  imprigionati, e da allora visse in esilio per dodici anni, viaggiando in tutta l'Europa, in  Russia, sostando in varie città italiane, divenendo membro delle Accademie di B
erlino, di Firenze, Roma, e fermandosi a lungo a Napoli, acclamata e richiesta ritrattista.
Ritornata, infine, a Parigi,
Elisabeth Vig
ée LeBrun vi rimase fino alla sua morte, avvenuta nel  1842.
Già in vita alla pittrice francese
andarono numerosi riconoscimenti, pure non mancarono i dissensi sul suo talento e valore artistico.
La prima annotazione critica le fu tributata nel 1774 da Jean Baptiste Pierre le Brun che, sull’Almanach, scriveva che:
i suoi  ritratti erano composti con gusto, che il sentimento vi brillava ed i colori erano vigorosi.
L’Année Littéraire la pose  al primo posto fra i ritrattisti in genere e arrivò persino a paragonarla a Rubens.
Notevole successo le derivò da alcune opere notevoli eseguite a Napoli, come 
il Ritratto di Giovanni Paisiello  e il  Ritratto di Emma Hart come Baccante distesa su una spiaggia, e critiche positive le giunsero anche da parte della nobiltà polacca e russa durante i suoi soggiorni in Russia.
Alcuni critici invece, la definirono leziosa, altri le  criticarono politicamente  i ritratti eseguiti per l'autrichienne,  la regina  Maria Antonietta, altri ancora  biasimarono che dipingesse soggetti storici senza avere  competenza di  Storia, quasi tutti non le perdonarono di essere una donna che veniva retribuita più dei colleghi maschi.
Dopo la sua morte,  il Journal des Débats  pubblicò un necrologio in cui Elizabeth veniva considerata  peintre d’histoire et de portraits,  definizione che sicuramente l'artista avrebbe apprezzato, ed è proprio così che bisogna giudicarla, sia pittrice storica che ritrattista, se si vuole attribuire il giusto riconoscimento alla sua prolifica produzione.
Nella sua lunga vita Elizabeth dipinse quadri riccamente colorati, 
soprattutto a pastello,  con una incredibile  precisione della resa tecnica, imprimendo toni morbidi e soavi agli incarnati degli innumerevoli volti che immortalò sulle tele, documentando instancabilmente con la sua arte i cambiamenti drammatici del tempo. E  è proprio il valore di documento storico dei suoi dipinti, insieme alla indubbia bellezza artistica, che rendono estremamente interessante ancora oggi l'opera di Elizabeth Vigée Le Brun.

Francesca Santucci