Eleonora Bellini, “Le ceneri del poeta", Edizioni Orizzonti Meridionali, 2011
"Quel che resta è l'amore": recensione alla raccolta (selezione)
PROVIAMO A CAMBIARE LE PAROLE
Proviamo a cambiare le parole
CENTRO D’ACCOGLIENZA Volti ignoti s’affacciano alle sbarre. La nostra patria s’è fatta una prigione È matrigna a poveri e stranieri.
La favola ha perso il lieto fine, s’è interrotta dinanzi al digrignare dell’orco, al ghigno della strega.
Crocifigge il futuro e non s’avvede Del muto vituperio degli sguardi. (“Cendres”)
VENTISEI NOVEMBRE Come da millenni le stelle morte a noi danno maggior luce e favole e favole e favole, così giunge a me dalla sua morte la sua luce. (“Le ceneri del poeta”)
CERTEZZE È certo che lo raggiungerò: là dove non è lo ritroverò appena non sarò.
DUPLICE FINALINO I La morte consolida i legami, incastona le date come pietre preziose sui gioielli di famiglia Col suo scatto Immortala scene, luoghi, colori E fissa nel cristallo i movimenti Altrimenti impercettibili del capo, delle ciglia. E fissa le istantanee nel fuoco del cuore e della mente. Morte stringe i nodi, non li scioglie. II Il lutto danza sull’asfalto E profumano I grappoli pieni delle acacie, promesse di miele, pascolo d’insetti. All’orizzonte lombardo S’addensano le nuvole. S’annunciano code e allagamenti Della sede stradale, si temono Prepotenti vortici d’oblio. (“L’altro tempo)
AGOSTO No, la mia tenerezza per lui non è finita. Stupefatta e nuova sboccia ogni mattina. Oggi i pesci volanti-vivono d’acqua e d’aria, di due opposti stati- mi hanno suggerito che sono dentro di noi gli opposti e che chi afferma insieme fermamente nega. E così entrambi siamo: io qui- mare ed onda- e tangibile scuotersi dei sensi- egli nel nulla. (“L’altro tempo)
IL VARCO DEL SOLSTIZIO
Raduno ricordi, voci, messaggi memorabili istantanee, ritagli di giornali e piccoli figure. Trovo gusci e silenzi, paure e calamite di gelo e nulla. Che ci vuole per farlo ritornare? Le vietate soglie d’insania e di follia? Non voglio pietà e memorie. Voglio il suo corpo, ginocchia e collo e mani, le sagge labbra e i violini della voce. Voglio abbassare lo sguardo innanzi a lui tremando un poco come al primo incontro. ("L'altro tempo")
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