di Eleonora Bellini
L’antica casa è invasa di ricordi, di inutili oggetti depredati da usure e da polvere, sempre più impervi da ordinare in coerenti sequenze di memoria. Facciamo un esercizio con le foto di Pisa o con quelle scattate sulla spiaggia di un’estate neppur tanto lontana e già fanée (ne fu causa l’imperizia frettolosa del fotografo o l’ora del tramonto che assorbiva i colori dalle cose rendendole fluttuanti oltre ogni ragionevole forza gravitazionale e tremebonde innanzi all’imminente buio?). Facciamo ancora l’esercizio di sparire in fila indiana, come passeggeri esausti allo sportello, come condannati ad un eccidio, come anime affannate alle paludi di Stige, noi, che siamo esseri immolati alle sirene roche dell’ultimo traghetto della sera. Quando avremo conquistato il nostro documento di viaggio, nella casa vuota chi sosterrà polvere e ragne e peso delle cose?
|