UNA STRANA GIOIA

Vent’anni di poesie di Ariodante Marianni

di Eleonora Bellini

Nell’aprile 2002 Ariodante Marianni pubblicò Stato d’allerta, silloge che comprendeva, e riproponeva ai lettori, testi scritti tra il 1948 ed il 1962. Si trattava dei suoi due primi libri di versi De l’amour e Viaggio in incognito (Cittadella, Biblioteca Cominiana, 1987 e 1988 rispettivamente) insieme ad un gruppo di altre liriche dello stesso periodo, inedite o pubblicate in riviste. Marianni è noto per la sua importante e magistrale attività di traduttore: Dylan Thomas, William Butler Yeats, William Carlos Williams, Walt Withman sono solo alcuni degli autori da lui resi in italiano con grande eleganza formale e profonda sensibilità poetica.
Ora, ad un anno esatto di distanza da Stato d’allerta esce Una strana gioia, oltre cento pagine per poesie degli ultimi venti anni, alcune delle quali (Brindisi di san Silvestro) già editi all’inizio degli anni Novanta sempre per la Biblioteca Cominiana e ora riproposti arricchiti di qualche lirica in più.
Scrive Mario Luzi nella quarta di copertina del libro: "Ariodante asciuga all’estremo l’istantaneo, l’emozionale della scrittura: non ci sono sbavature di sorta: e tuttavia la fa brillare di una vita seconda che è quella della saggezza, se si può dare questo nome all’acquisto di calma e di maestria nei riguardi del vissuto e delle sue immagini convulse".
La raccolta propone al lettore tre sezioni. La prima ha lo stesso titolo del libro e della poesia d’apertura:

Strana gioia di vivere

la chiamò Sandro Penna,

un frizzante vinello

un diavoletto in corpo.

Ti svegli e vai alla finestra,

respiri largo, ti stiri,

senza volerlo sorridi:

cerchi un motivo ma non c’è,

niente è diverso da ieri,

nessun prodigio è in corso.

Forse è un compenso

o un premio perché vivi.

Segue un numeroso gruppo di poesie per lo più brevi, pubblicate qui per la prima volta. I temi sono diversi e spaziano dall’amore a momenti di vita quotidiana, alle immagini del sogno o dell’insonnia, agli interrogativi esistenziali ed etici. La misura, e spesso l’ironia del linguaggio, contraddistinguono e levigano all’estremo queste liriche rendendone palpabili l’essenzialità e la purezza.
La seconda sezione comprende il Brindisi di san Silvestro e le Lettere oraziane, in parte già edite nel 1990. Il verso lungo, lo stile colloquiale, gli amici interlocutori ( Nelo Risi, Mario Luzi, Mario Picchi e altri), caratterizzano questo gruppo di componimenti che, forse parzialmente limitandone spirito e significato, potremmo definire civili. Deviazioni, miti, retorica e degrado del nostro tempo scorrono dentro le righe, dove ora l’ironia ora il dolore additano la cultura della presunzione e dell’effimero, l’ingannevole estasi indotta dalle seduzioni pubblicitarie, lo sviamento provocato dall’accumulo delle ricchezze innalzato a fine dell’esistenza (L’armatura, Das Kapital). L’ispirazione morale (morale, certo, mai però moraleggiante o moralistica) si avverte fortissima nella poesia L’uccisione del maiale, del gennaio – febbraio 1991, anno della prima Guerra del Golfo, e dedicata a Mario Socrate.
Eccone alcuni versi (per leggerla tutta, oltre che sul libro si può andare su http://utenti.lycos.it/eleonorabellini/newpage0.html)

Le idee si associano spontaneamente:

c'è un abisso fra l'ammazzare il porco

e l'etica del killer! ma se rifletti,

un legame lo trovi: è la coscienza

dissociata dall'atto, l'alibi del lavoro

"fatto secondo le regole"

(che possono essere le più diverse:

patti, usanze, modelli, ordini, leggi,

dottrine e dogmi, e via discorrendo).

Della penultima lettera, I numi, anch’essa per altri versi esemplare, scrive Mario Lunetta nella Postfazione: "Una pacatezza serrata, che talora fa forza su se stessa per non esplodere: come avviene, mirabilmente, nel testo più crudamente centrale della sezione Lettere oraziane, A Nino Libertini (I Numi), in cui la cecità dogmatica di un giovane credente si infrange contro l’amara consapevolezza del poeta. Il teatro dello scontro (di spessore secolare) è uno scompartimento di treno (luogo quanto mai sfuggente della modernità): e l’allegoria risulta di efficacia lancinante proprio per l’associazione taciuta - ma implicita – tra la disputa teologica bloccata e il viaggio, luogo topico della quête e della nostalgia non risarcibili".
Il libro si chiude con In memoriam, una sezione di poche liriche dolorose tra le quali spicca "Requiem laico per Vittorio Sereni", per lunghi anni amico dell’autore. Di Sereni ricorreva a febbraio di quest’anno il ventennale della morte, che lo colse improvvisa. Nel requiem di Marianni - scandito in strofe dai titoli latini, come i momenti delle messe preconciliari: Introitus - Requiem aeternam, Kyrie, Sequentia - Dies irae, Offertorium, Sanctus, Agnus Dei, Communio - il lettore troverà indignazione e strazio dinanzi alla contemplazione (ma forse qui sarebbe meglio dire: vivisezione) del fenomeno di una morte priva delle illusioni di qualsiasi aldilà e insieme un alto, affettuosissimo e fortemente vivo tributo del poeta all’amico poeta scomparso.
Un gallo per Asclepio
è la poesia finale di questa terza sezione e dell’intera raccolta; brevi versi per un’immagine di morte sacrificale:

Nero, di forte tempra,

la cresta e il collo sgargianti,

l’occhietto vivo, aggressivo.

Torse la testa dal marmo,

lanciò un ultimo grido.

(Dovremmo ricordarcelo quel gallo

sacrificato al dio).

Una poesia, quella di Marianni, che, con versi estremamente nitidi e forti, esplora le profondità dell’animo umano e del vivere civile con rigore e passione, eppure senza eccesso e senza dramma, anzi, con misura, la stessa dell’antico poeta latino Orazio, ispiratore dichiarato di queste Lettere.

 

Ariodante Marianni

UNA STRANA GIOIA (poesie 1982 – 2002)

Prefazione di Alfredo Giuliani; postfazione di Mario Lunetta

Manni Editore 2003, pp 118, Euro 12,00.