Per sconfiggere le eresie
dilaganti in Europa (manichei, albigesi, convertiti
ebrei, musulmani insinceri, soprattutto i catari),
destabilizzanti non solo del mondo religioso, ma
anche dello stato sociale, nel Medioevo prese forma
l’Inquisizione (da “inquisire”, “ricercare”). Inizialmente si trattò di un
tentativo di arginare l’eresia, attraverso la
predicazione e la pubblica disputa con gli eretici,
e non riguardò la superstizione e le pratiche di
magia nera. Papa Lucio III e l’imperatore
Federico Barbarossa nel 1184 stabilirono le modalità
con le quali ricercare e punire gli eretici:
nacquero, allora, le Constitutiones, secondo
le quali chi ne aveva l’autorità, pena la
scomunica, doveva punire i catari, confiscando i
loro beni e allontanandoli dai pubblici uffici, e si
diede disposizione che tutti i vescovi visitassero
le proprie diocesi due volte all’anno per ricercare
gli eretici.
Inizialmente, dunque, i provvedimenti erano rivolti
soltanto contro coloro che si erano allontanati
dalla fede cattolica, in seguito si cominciò ad
associarli alla stregoneria, alle streghe e agli
stregoni, e, dalla predicazione, si passò alla
brutale persecuzione, con arresti, processi,
torture, impiccagioni e condanne al rogo, contro
tutti i devianti, soprattutto contro le donne,
ritenute creature inferiori, temibili, di cui sempre
diffidare, alleate con il diavolo.
…piangere, filare,
ingannare si dice sia proprio delle donne…
“Malleus
maleficarum”, III parte, questione XV.
Ben presto, però, ci si rese
conto che i provvedimenti adottati contro le eresie
non potevano essere affidati allo zelo, talvolta
scarso, dei vescovi e si cominciò a pensare alla
creazione di un tribunale ecclesiastico, in grado di
combattere sia l’eresia che la stregoneria: nel 1233
Gregorio IX, con la bolla “Ille umani generis”,
sancì la nascita dell’Inquisizione “pontificia”,
un tribunale ad hoc contro ogni forma di eresia.
Sollevati dai loro incarichi i
vescovi, i tradizionali compiti antiereticali furono
affidati ai più efficienti frati domenicani (i
domenicani furono sempre strenui difensori
dell'ortodossia religiosa e dell'obbedienza al papa), che
ebbero il potere di imporre pellegrinaggi espiatori,
di infliggere il carcere a vita, persino di
riesumare cadaveri di eretici da riuccidere sul
rogo, perseguitando soprattutto le donne,
accusate di esercitare azioni e recitare formule collegate
alla magia e di aver stretto patti scellerati col
demonio.
Vedi le triste che lasciaron l’ago,
la
spuola e ‘l fuso, e fecesi ‘ndivine;
fecer malie con erbe e con imago.
Dante, "Divina Commedia",
Inferno, XX, vv-121-123.
Nel XX canto dell’Inferno,
nella quarta bolgia dell’ottavo cerchio (alludendo
“alle superstizioni e alle usanze del suo tempo”,
come annota il Torraca), Dante collocò anche le
maghe, le femmine sciagurate che, invece di
dedicarsi al fuso e al pennecchio (così si
espresse il sommo poeta, per bocca di Cacciaguida,
nel XV canto del "Paradiso"), lasciarono gli
esercizi femminili del cucire (l’ago), del tessere
(la spola) e del filare (il fuso) per preparare
malie con succhi d’erbe e immagini di cera, in cui
conficcare spilli, per recare danno a determinate
persone.
Le triste, le
’ndivine, erano, appunto, le streghe, le donne
considerate poco intelligenti, invidiose, volubili,
mentitrici, dagli insaziabili appetiti sessuali,
accusate di crimini nefandi, contro cui si scatenò
l’odio degli uomini.
La caccia alle streghe iniziò
di fatto con la bolla pontificia di Alessandro IV
nel 1258, ma fu con la famigerata “Super illius
specula”, emanata nel 1320 da papa Giovanni XXII,
che sollecitava gli inquisitori ad essere più attivi
contro gli eretici, che maggiormente si diffuse.
E fu con la bolla “Summis
desiderantes affectibus”, promulgata all’alba del
Rinascimento, il 5 dicembre 1484, da papa Innocenzo
VIII, con la quale si confermava la caccia alle
streghe e si autorizzavano i domenicani Heinrich
Institor Krämer e Jakob Sprenger (“prediletti figli”
di papa Innocenzo VIII) a punire, incarcerare,
correggere le persone colpevoli di
stregoneria, che si avviò la tragica crociata.
In virtù della nostra
autorità, Noi concediamo a questi nostri figli la
facoltà libera e globale di proporre e predicare la
parola di Dio al popolo fedele, all’interno di tutte
le chiese parrocchiali delle suddette province, ogni
volta che sembrerà loro opportuno. Allo stesso titolo potranno
assolvere liberamente le loro funzioni negli stessi
luoghi, mettendo ad esecuzione ogni intervento e
tutti i mezzi che sembreranno più necessari e
opportuni. […]E se qualcuno oserà contestare [il
presente atto] sappia che ricadrà su di lui il
castigo di Dio onnipotente e dei santi apostoli
Pietro e Paolo.
Nell’anno del Signore 1484,
cinque dicembre, del nostro primo pontificato.
Riconoscimento di Papa
Innocenzo VIII agli autori del Malleus.1
I due teologi domenicani,
Krämer e Sprenger, autorizzati, sia dal pontefice
che dall’imperatore Massimiliano I d’Austria, ad un
compito terribile ed edificante, estirpare le radici
del male ed elevare l’umanità cristiana,
nell’inverno 1486-87 diedero alle stampe il “Malleus
Maleficarum” (“Il martello delle streghe”, o “Il
maglio delle streghe”), un manuale per
l’inquisitore, in cui s’illustravano i malefizi
operati dalle “malefiche”, le streghe, i mezzi per
riconoscerle, i metodi per gli interrogatori, le
pratiche per le torture.
Nel libro (che, sul frontespizio della prima edizione, recava la scritta
Haeresis est maxima opera maleficarum), che
ebbe un successo enorme, trentaquattro edizioni e
trentacinquemila copie stampate, e si rivelò
essere uno strumento inquisitorio infallibile,
divenuto una pietra miliare in questa parte
aberrante del mondo cattolico, l’inquisizione
perseguitava tutti gli eretici, ma i due autori si
scagliavano soprattutto contro le donne, colpevoli
di lasciarsi sedurre dal diavolo e di accoppiarsi
con lui, così che, nato per essere un trattato
teologico, sostenuto dalle fonti bibliche e dai
grandi pensatori della Chiesa, divenne un immenso
delirio sessuofobico, pagine e pagine tese ad
umiliare le donne, e la ragione umana, fra
superstizione, misoginia e perversione, che condusse
a morte un numero talmente elevato di presunte
streghe da causare un vero e proprio massacro di
donne.
Quest’opera terribile,
articolata in tre parti, la prima riguardante i
fenomeni di stregoneria, la seconda sui modi
attraverso i quali si possono manifestare i
sortilegi delle streghe, la terza, la più conosciuta
e la più utilizzata dai “difensori della fede”,
sulla procedura e sulle fasi del processo (torture,
condanne, etc.), imperversò tragicamente per tre
secoli.
Secondo il “Malleus
maleficarum” spettava al vicario, il prete, il
compito di istruire il processo inquisitore,
emanando un avviso, e chi mancava di denunciare una
strega poteva essere scomunicato e subire punizioni
corporali.:
[…] prescriviamo e
ordiniamo, chiediamo sotto forma di ordine e
ingiungiamo quanto segue…Si conti fino a circa
dodici giorni a partire da oggi[…] affinché
ci venga rivelato se qualcuno abbia saputo, visto o
sentito dell’esistenza di una persona eretica o di
una strega, per diceria o per sospetto, in
particolare se si tratta di persone che pratichi
cose tali da nuocere agli uomini, alle bestie o ai
frutti della terra e che possa nascondere un danno
per lo stato[…]se costui non obbedirà[…]sappia
che sarà trafitto dalla spada della scomunica[…]Il
giudice aggiungerà le pene temporali…
“Malleus maleficarum”, III
parte, questione I.
La Chiesa associava la donna
alla lussuria, che poteva derivare solo dal diavolo,
perciò da condannare. E sia che riguardasse l’uomo,
sia la donna, la lussuria veniva fatta ricadere
sempre sulla donna, legando alla sessualità il
potere delle streghe.
In conclusione, tutte
queste cose provengono dalla concupiscenza carnale
che in loro è insaziabile[…] non c’è da
stupirsi se tra coloro che sono infetti dall’eresia
delle streghe ci sono più donne che uomini […]E
sia benedetto l’Altissimo che finora ha preservato
il sesso maschile da un così grande flagello!
“Malleus maleficarum”, I
parte, questione VI.
Tra le accuse rivolte alle
streghe c’erano anche quelle di causare l’impotenza
degli uomini, di far sparire i loro genitali, di
fornire anticoncezionali, di provocare aborti.
Innanzitutto parleremo di
come agiscano con gli uomini, poi con gli animali e
infine con i frutti della terra. Per quanto riguarda
gli uomini, interessa innanzitutto in che modo esse
impediscano con le stregonerie la potenza generativa
o l'atto sessuale, affinché la donna non possa
concepire e l'uomo non sia in grado di compiere
l'atto. In secondo luogo come, talvolta, tale atto
sia impedito con una donna e non con un'altra.
Terzo, come vengano portati via i membri virili,
come se fossero completamente divelti dal corpo.
Quarto, come si può discernere se qualcosa proviene
dalla sola potenza del diavolo, che agisce da solo
senza la strega. Quinto, come le streghe tramutino
in belve persone dell'uno e dell'altro sesso con
l'arte dei prodigi. Sesto, come le streghe levatrici
uccidano in diversi modi il feto nel grembo della
madre, oppure, quando non fanno questo, offrano i
bambini ai diavoli.
“Malleus maleficarum”, II
parte, capitolo V.
La stregoneria (secondo
l’interpretazione dello storico tedesco degli inizi
del Novecento Joseph Hansen gigantesca costruzione
mentale degli inquisitori, accumulo di credenze
basate su testi biblici e letteratura classica,
credenze popolari degli uomini del medioevo, e
caotiche ed informi esperienze personali; secondo
l’egittologa Margareth Murray residuo di un culto
arcaico precristiano legato alla Terra e alla
fertilità), fu sempre collegata alle pratiche
demoniache e al mondo di Satana, ritenendo che i
poteri delle donne processate e condannate come
streghe derivassero, appunto, da un patto col
diavolo, e le streghe furono accusate di crimini
sessuali, di essere organizzate, di avere poteri
magici sulla salute, di sostituirsi all’autorità
medica, in pratica costituivano un’antireligione.
Krämer e Sprenger davano
istruzioni dettagliate sulle ripetute torture (i
tormenti), fisiche e psicologiche, da infliggere
per far confessare l’accusata, dopo essere stata
denudata e rasata su tutto il corpo.
Noi giudici e assessori
[…]per avere la verità dalla tua stessa bocca
[…]dichiariamo e giudichiamo che nel tale giorno
alla tale ora tu debba essere sottoposta a
interrogatorio e tormenti […]sia spogliata da altre
donne oneste e di buona reputazione; questo per il
motivo che qualche stregoneria potrebbe essere
cucita nei vestiti […] e se non vorrà confessare dia
mandato ai ministri di legarlo
(l’imputato)
alla corda o agli altri
strumenti [… ]in terzo luogo la cautela da osservare
[…]riguarda la rasatura di ogni parte del corpo:
per la stessa ragione per cui si tolgono gli abiti…
“Malleus maleficarum”, III
parte, questione XIV.
…sia sottoposta di nuovo
all’interrogatorio, con continue esortazioni…e
mentre viene sollevata da terra, se questo è il
tormento[…]le si chiederà se respinga di
subire il giudizio del ferro rovente per avvalorare
la sua innocenza[…]tutte vi aspirano sapendo che i
diavoli preservano dalla lesione[…]la prova del
ferro rovente o quello dell’acqua bollente…
“Malleus maleficarum”, III
parte, questione XVII.
Molte, dopo le atroci torture,
mai prima, confessavano, e per tante andare a morte
doveva costituire quasi una liberazione.
Alcuni sostennero che la
caccia alle streghe fu una follia storica di massa
da parte dei contadini, altri che le streghe fossero
pazze.
Scrisse lo storico e
psichiatra Gregory Zilboorg:
…i milioni di maghe,
streghe, ossesse e possesse furono un’enorme massa
di gravi casi di nevrosi e psicopatia…per molti anni
il mondo intero sembrò un grande manicomio…2
In realtà la caccia alle
streghe non fu un fenomeno spontaneo da parte dei
contadini, ma campagne organizzate dalla classe
dominante, con l’avallo della legge, volute dalla
Chiesa e dallo Stato: a testimoniarlo c’è, appunto,
il “Malleus maleficarum”, il sadico
libro guida che non mancò mai sul banco dei giudici
del tempo.
La persecuzione delle streghe
fu un crimine che si scatenò in Europa (ma nel
Seicento si registrarono casi anche in America) e si
protrasse per oltre quattro secoli, dal tardo
Medioevo all’Illuminismo, dal XIV al XVII secolo, a
partire dalla Germania, all’Italia, alla Francia,
alla Spagna, fino all’Inghilterra, un sanguinoso
fenomeno storico di portata impressionante, con
migliaia e migliaia di esecuzioni, soprattutto
condanne a morte, di vecchie, giovani e bambine,
povere, analfabete, processate per stregoneria e
impiccate o mandate al rogo, tutte donne,
temutissime o odiatissime, contro le quali gli
uomini sfogarono la loro paura e l’implacabile odio,
un sessocidio su vasta scala, similmente al
genocidio di massa nel XX secolo.
Anche se l’Inquisizione non si
scagliava soltanto contro le streghe, ma
perseguitava tutti gli eretici, uomini per la
maggioranza, fra gli accusati di stregoneria furono
le streghe la maggioranza, pochi gli uomini,
lasciatisi trascinare dalle donne.
Nel XVII secolo un vescovo
italiano asserì: per ogni mago o negromante, si
trovano diecimila donne, per gli inganni del
demonio, a causa della natura delle donne, perché le
donne sono più crudeli, per la loro vanagloria, per
la tendenza al peccato e per il loro amore e odio
3, in accordo con Giovanni Crisostomo che
aveva legato la stregoneria femminile alla
sessualità, asserendo: Ogni stregoneria discende
dalla libidine della carne, che nelle donne è
insaziabile4.
E’ fuor di dubbio che la
stregoneria fosse imputata soprattutto alle donne e
che perseguitare le streghe, le puttane del
diavolo, che rubano il latte, suscitano le tempeste,
cavalcano caproni o scope…tormentano i bambini nella
culla, trasmutano gli oggetti in forme diverse (Martin
Lutero) 5, normalmente già ai margini
della società, fosse compito degli uomini.
Montagu Sommers6,
prete del XX secolo, tracciò questo ritratto:
Una malvivente; peste e
parassita sociale, devota a un credo osceno e
ributtante; adepta del veneficio, del ricatto e di
altre pratiche delittuose ripugnanti; aderente a una
potente organizzazione clandestina nemica della
Chiesa e dello stato; blasfema nelle parole e nelle
opere; abbindolatrice di paesani ignoranti con le
armi del terrore e della superstizione; ciarlatana e
a volte guaritrice; mezzana; procuratrice di aborti;
nera consigliera di cortigiane lussuriose e di
bellimbusti adulteri; maestra di vizio e di
inconcepibile corruzione; cornacchia razzolante nel
fango delle più libidinose passioni del tempo.
Frans Hals,
Malle Babbe, la strega di Haarlem
Per gli artisti, dal
Cinquecento al Settecento, tema affascinante, che
riscosse notevole fortuna iconografica, la strega
fu rappresentata sia giovane e bella, talvolta nuda
(si pensi al dipinto di Hans Baldung Grieg, Le
streghe meteoriche, del 1523, che ritrae due
streghe dai corpi nudi e attraenti, simbolo del
potere seducente del male), sia vecchia, arcigna e
trasandata (come nel quadro del 1635 di Frans Hals,
Malle Babbe, la strega di Haarlem, in cui la
strega è una vecchia priva di bellezza, con un largo
sorriso che è un ghigno che le scintilla sul volto,
con una civetta, animale notturno simbolo di
saggezza, ma, nelle credenze popolari, anche di
cattivo presagio, appollaiata sulla spalla; o come
in quello di Salvator Rosa, La strega, del
1646, che offre l’immagine di una donna
anziana, dai lunghi capelli bianchi, sul capo un
serto di pampini a significare il legame fra la
stregoneria medievale e moderna e gli antichi riti
pagani e dionisiaci dell’antichità, con i piedi
nudi posti su un foglio, circondato da candele, su
cui è tracciato un magico cerchio).
Salvator Rosa, La strega
Le “malefiche”, potevano
essere, infatti, sia giovani che vecchie.
Per essere streghe bisognava
avere minimo tredici anni; le streghe più attive
erano le giovani, esperte negli incantesimi e filtri
d’amore (anche della riproduzione, dunque, secondo
gli inquisitori, controllavano la fertilità e
l’impotenza, causavano aborti, erano levatrici), le
vecchie si occupavano dell’Invidia e della
Malvagità.
Le streghe erano accusate di
trascinare altri uomini alla dannazione, di gettare
il malocchio (e anche di toglierlo), dopo aver
operato un patto col diavolo, attraverso incantesimi
e malefici su persone e cose, di sedurre le ragazze
al culto diabolico, di sacrificare bambini, di
controllare la fertilità e l’impotenza, di operare
l’aborto, essere responsabili delle calamità
naturali che si abbattevano sui campi, delle
malattie e delle morti improvvise, e le si riteneva
anche capaci di provocare la temutissima impotenza
sessuale.
Oltre all’accusa di
avvelenare, uccidere, cospirare, di attuare crimini
sessuali, contro le streghe se ne formulava
un’altra: quella, assurda, di curare e guarire.
Spesso, infatti, le streghe erano guaritrici ed
erboriste, uniche a portare assistenza al popolo,
privo di medici e di ospedali, con le loro
conoscenze delle erbe curative, e non certo con
sortilegi e magie.
E ancora oggi molti rimedi
(oltre alla loro “magia”, che altro non era che
capacità di suggestione, egualmente efficace) usati
da quelle donne (sagge, non streghe), per alleviare
le sofferenze, vengono adoperati nella farmacologia;
ad esempio, per lenire le doglie del parto (per la
Chiesa conseguenza del castigo divino a causa del
peccato originale di Eva) si servivano della segala
cornuta: oggi si usano i derivati della segala
cornuta per accelerare le doglie. Per impedire le
contrazioni uterine, quando vi era pericolo di un
parto prematuro, usavano la belladonna, ai nostri
tempi adoperata come antispastico; e la digitale,
usata per il cuore, sembra che sia stata scoperta da
una strega inglese.
Naturalmente si credeva che
esistessero anche gli stregoni, ma, per la misoginia
del tempo, essendo la donna considerata essere
inferiore, causa della rovina del genere umano per
il peccato della progenitrice, Eva, nel
“Malleus maleficarum” vennero formulate
addirittura le ragioni secondo le quali, in nome,
appunto, della presunta inferiorità, sarebbe stata
spinta ad avvicinarsi alla stregoneria: era più
credulona e più inesperta dell’uomo, più curiosa,
più cattiva, più maliziosa, più vendicativa, più
loquace, di temperamento instabile, e sovente
cadeva nella disperazione.
E si pensava che, avendo
stipulato il patto col diavolo (nel quattrocento
Alfonso Spina sostenne che i diavoli adorati erano
133.306.668), le streghe diventassero creature delle
tenebre e della notte, e si radunassero in grotte,
in boschi o foreste o, comunque, in luoghi isolati,
che raggiungevano grazie ai poteri acquisiti dal
legame col diavolo, volando su scope o bastoni (pare
che molto fascino esercitasse sull’immaginazione dei
persecutori la levitazione fallica…e qui uno
psicoanalista può ben analizzare!), oppure
cavalcando panche o strumenti da lavoro, o anche
trasformate in animali, o semplicemente in groppa ad
asini o cavalli.
Streghe e stregoni, avevano,
poi, oltre ai raduni serali, un grande raduno, il
sabba, nome derivante dall’antico francese,
sabbat (da sabbatum, in latino, perché si
riteneva che questo rito si svolgesse di sabato, o
forse da sabae, capre, la capra era l’animale
maledetto in cui, secondo la credenza popolare,
s’incarnava il capro demoniaco), chiamato anche
“sinagoga”, “barilotto”, “stringhezzo”, “buon
gioco”.
I grandi Sabba ricorrevano
nella notte di Calendimaggio (Notte della Croce,
Notte di Passione, Notte di Valpurga), nella Veglia
di Novembre (Allhallow Eve, da cui Halloween,
Ognissanti), il 2 febbraio (Candelora), il 1° agosto
(Lammas in Inghilterra), a Mezz’estate (Beltane, S.
Giovanni), e a mezz’inverno (Yule). I raduni
venivano preferibilmente tenuti sulle nude creste
collinose, come a Brocken, in Germania, o a
Benevento, in Italia.
Queste riunioni erano
presiedute dal Demonio (o da sua moglie), sotto
forma di gatto o caprone puzzolente; come atto di
sottomissione venivano baciate le parti intime e si
sottoscriveva un patto scritto col sangue,
preferibilmente mestruale. Seguivano, poi, banchetti
(si credeva che si mangiassero pure bambini non
battezzati), canti, danze e lascivie, anche,
talvolta, una Messa nera, usando come altare il
corpo di una donna.
La Messa Nera sembrerebbe,
nel suo principale aspetto, la redenzione di Eva
dalla maledizione scagliatele dal cristianesimo. Nel
sabba delle streghe è la donna a compiere ogni
uffici: è donna il celebrante, è donna l’ostia
consacrata con la quale tutti si comunicano, è donna
l’altare.
Michelet, La sorcière7.
Si credeva pure che, in
similitudine con le accuse che gli antichi romani
scagliavano contro i cristiani, durante le adunanze
venissero sacrificati dei bambini, che venivano
uccisi, abbrustoliti e mangiati: un bambino ogni due
settimane, o, addirittura, sedici bambini ogni
notte, ed anche le madri potevano arrostire e
divorare i propri figli.
Per quanto riguarda le
depravazioni sessuali, poi, le si accusava di
fornicazione, adulterio, sodomia, omossessualità,
incesto (delitto gravissimo nel Medioevo era
considerata l’unione fra consanguinei, anche fra
parenti lontani, probabile, dunque, che per incesto
si alludesse anche a questo tipo di unione),
accoppiamento col Demonio.
In tutto questo calderone di
accuse e credenze, è possibile, comunque, rinvenire
delle verità: certamente le streghe erano
guaritrici, i medici popolari ed empirici del
passato, che, per le conoscenze mediche ed
erboristiche, per l’ effettiva capacità di trattare
le malattie, le gravidanze, i parti, il controllo
delle nascite, evidentemente, disturbavano sia lo
Stato (la scienza medica ufficiale) che la Chiesa,
favorevole, invece, alla procreazione.
E’ probabile anche che,
effettivamente, si riunissero (i Sabba), che
fossero organizzate in conventicole, retaggio,
forse, dei culti alla dea Madre (nei quali potevano
essere confluite varie sette eretiche, che
sostenevano la parità fra il Demonio e Dio), pure
perseguitati dalla Chiesa perché ritenuti una
minaccia per la religione ufficiale.
Insomma, c’era di certo una
sottocultura delle donne, un loro potere
sotterraneo, che rappresentava una triplice minaccia
per la Chiesa: la strega era una donna che non si
vergognava d’esserlo, sembrava appartenere ad un
movimento clandestino di donne organizzate, era una
guaritrice empirista, cioè basava i suoi metodi sui
risultati conseguiti attraverso l’osservazione,
sui sensi (la Chiesa, al contrario, diffidava dei
sensi, del mondo materiale, a favore della dottrina
di fede). Bisognava, pertanto, sopprimere le
streghe, e la soppressione, legalizzata, non isteria
di massa, ci fu, e fu violenta e sanguinosa.
L’inquisitore domenicano
spagnolo Paramo nel 1404 asseriva soddisfatto che in
un secolo e mezzo il Sant’Uffizio era riuscito a
mandare sul rogo circa 30.000 streghe; in Francia,
nel vescovato di Trier, nel 1585, in ben due paesini
era rimasta una sola donna, e in Germania, sempre
nella stessa epoca, un vescovo di Ginevra aveva
fatto bruciare vive ben cinquecento streghe in soli
tre mesi, un vescovo di Bamburg seicento, un vescovo
di Wuerzburg novecento.
Fu nel 1631 che la
costituzione pontificia si pronunciò per l’ultima
volta in materia di stregoneria, ma ancora il
fenomeno si protrasse nel secolo dei lumi; verso il
1700, in Francia, il vescovo Bossuet, convinto che
non meno di centottantamila strega minacciassero
l’Europa, auspicò che potessero essere riunite
tutte in un corpo unico e arse così su di un unico
rogo8, e gli ultimi roghi contro le
streghe bruciarono ancora in pieno secolo dei lumi.
Il processi alle streghe
declinarono lentamente in Europa.
In Francia, fino all'ultima
esecuzione, avvenuta nel 1745, ci furono condanne,
soprattutto per divinazione e per legatura, la
particolare fattura che rendeva gli uomini
impotenti. In Inghilterra sporadicamente si ebbero
processi ed esecuzioni capitali ancora fino al 1682;
in Scozia, dove la caccia alle streghe era stata più
intensa, perché più forte la credenza, l'ultima
esecuzione fu nel 1722.
Più a lungo la persecuzione
delle streghe durò nei territori tedeschi;
nonostante nel 1714 re Federico Guglielmo I di
Prussia avesse limitato il numero di processi,
l'ultimo si tenne solo nel 1728, e l'ultimo processo
di tutta la Germania avvenne a Kemten nel 1755.
Un caso isolato di processo
per stregoneria ci fu ancora in Svezia nel 1763, e
l'ultima esecuzione legale europea si ebbe nel 1782
a Clarus, in Svizzera, ma nel 1783, nella città
polacca di Posen, pur se fuori della legalità,
furono condannate a morte due donne.
L’atto di contrizione da parte
della Chiesa giunse, plateale, proprio
da parte di un papa polacco: nel 1998,
nell’imminenza del Grande Giubileo dell’anno 2000,
Papa Giovanni Paolo II (nato a Wadowice, a 50 km da
Kraków, in Polonia), colui che più di ogni altro suo
predecessore si mosse in apertura verso le diverse religioni,
fece organizzare in Vaticano un Simposio
Internazionale sull’Inquisizione, affidandosi a
storici e teologi, per far luce sulla verità storica
di quei tempi terribili e per chiedere “perdono "
per le sentenze capitali di cui s’era, purtroppo,
macchiata una parte infame del mondo cattolico,
giacché, come ebbe a dire:
I figli della Chiesa non
possono non ritornare in spirito di pentimento sull’
"acquiescenza manifestata, specie in alcuni secoli,
verso metodi di intolleranza e persino di violenza
nel servizio alla verità".9
“E’ giusto pertanto che […]
la Chiesa si faccia carico con più viva
consapevolezza del peccato dei suoi figli nel
ricordo di tutte quelle circostanze in cui,
nell’arco della storia, essi si sono allontanati
dallo spirito di Cristo e del suo Vangelo, offrendo
al mondo, anziché la testimonianza di una vita
ispirata ai valori della fede, lo spettacolo di modi
di pensare e di agire che erano vere forme di
antitestimonianza e di scandalo".
Papa Giovanni Paolo II10
Francesca Santucci
Note
1)
In E. Gallo, Il marchio della strega.
2)
H. R. Trevor- Roper, La caccia alle
streghe in Europa nel cinquecento e nel seicento,
in Protestantesimo e trasformazione sociale,
Bari, 1969, pp. 133-240.
3)
In Le streghe siamo noi.
4)
“Malleus Maleficarum”.
5)
in A. Manoukian, Famiglia e matrimonio
nel capitalismo moderno.
6)
R. Briffault, The
Mothers, 3 volll. New York, 1927, vol. II, p.
557, in A. Manoukian, Famiglia e matrimonio nel
capitalismo moderno.
7) Medioevo, mensile culturale, anno V,
numero 2- De Agostini- Rizzoli.
8)
Summers, The history of Witchcraft,
in A. Manoukian, Famiglia e matrimonio nel
capitalismo moderno.
9) Lettera di Giovanni Paolo II al card.
Roger Etchegaray in occasione della pubblicazione
degli atti del simposio internazionale
“L’inquisizione” (Città del Vaticano, 29-31ottobre
1998). Per leggere il testo integrale:
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/letters/2004/documents/hf_jp-ii_let_20040615_simposio-inquisizione_it.html
10)
Giovanni Paolo II,Insegnamenti XXI/2
[1998/2], p. 899; cfr Tertio millennio adveniente,
n. 35).
Riferimenti
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martello delle streghe, Venezia, 1977.
E. Gallo, Il marchio della
strega, Piemme, Casal Monferrato, 2005.
Medioevo, mensile
culturale, anno V, numero 2- De Agostini- Rizzoli.
La Sacra Bibbia,
edizione ufficiale della Conferenza Episcopale
Italiana, Roma, 1974.
Manoukian, Famiglia e
matrimonio nel capitalismo moderno, Il Mulino,
Bologna, 1974.
Eherenreich- D. English, Le
streghe siamo noi, La salamandra, Milano, 1977.
Angeli e demoni, vol.
II, Electa, Roma, 2004.
Dante Alighieri, Divina
Commedia, Inferno, Editori Riuniti, Milano,
1980.
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