dal libro "Donna non sol ma torna musa all'arte"
di Francesca Santucci
Beatrice contessa di Dia
(secolo XII)
BEATRICE CONTESSA DI DIA (secolo XII)
La letteratura provenzale, o “trobadorica”, ebbe origine nel Sud della
Francia, da Bordeaux alle Alpi; affidata in origine al canto, con
l’accompagnamento di uno strumento musicale, si sviluppò per tutto il
dodicesimo secolo, e solo dopo il 1200 cominciò ad essere tramandata in
antologie e raccolte manoscritte. VITA La Contessa Di Dia, fu moglie di ser Guglielmo di Poitiers, donna bella e buona E s'innamorò di Ser Raimbau d'Aurenga e su di lui compose molte buone canzoni.
DEVO CANTAR QUI DI CIO’ CHE NON VORREI CANTARE Devo cantar qui ciò che non vorrei cantare poiché molto devo lagnarmi di colui di cui sono l'amica. Io l’amo più di tutto al mondo, ma non mi giovano presso di lui nè grazia, nè cortesia, nè la mia bellezza, nè la mia intelligenza. Io sono ingannata, tradita, come dovrei essere se non avessi la minima attrattiva.
Una cosa mi consola: mai ebbi dei torti verso di voi, amico, al contrario, vi amo, più di quanto Seguis ami Valensa, e molto mi piace vincervi in amore, amico, poiché voi siete il migliore di tutti. Ma voi mi trattate con arroganza nelle parole e negli atteggiamenti mentre siete ben così amabile verso gli altri.
Sono sorpresa dell’arroganza del vostro cuore, amico, ed ho ben motivo d’esserne triste. Non è affatto giusto che un altro amore vi allontani da me, qualunque sia l’accoglienza che vi riservi che vi ricordi dell’inizio del nostro amore. Dio non voglia che finisca per colpa mia!
Il grande coraggio che alberga nel vostro cuore ed il vostro grande merito sono per me causa di affanni dato che non conosco donna, vicina o lontana, e desiderosa d’amore, che non sia attratta da voi ma voi, amico così di ben giudizio, dovete ben riconoscere la più sincera. Ricordate la nostra intesa?
La mia dignità e la mia nobiltà, la mia bellezza, ed ancor più la sincerità del mio cuore, devono soccorrermi. È per questo che vi mando, laggiù, questa canzone, che mi servirà da messaggero. Io voglio sapere, mio bello e dolce amico, perché con me siete così duro ostile: è orgoglio o indifferenza?
Ma voglio, messaggero, che tu gli dica, che a molti troppo orgoglio può nuocere .
IL CUORE MI DUOLE PER UN GRANDE AFFANNO
Il cuore mi duole per un grande affanno per un cavaliere che ho perduto, ma voglio che ben si sappia che l’ho amato fino alla follia. Ora io sono tradita da lui, ché non gli ho donato abbastanza il mio amore, quando l’ho accontentato giorno e notte, nel letto e tutta vestita.
Il mio cavaliere io vorrei averlo una sera tra le mie braccia nude, che certo ne sarebbe beato e felice solo ch’io gli facessi da cuscino, perché sono folle di lui più di quanto lo era Florio per Biancofiore: io gli dono il mio cuore e il mio amore, il mio senno, i miei occhi, la mia vita.
Bell’amico, gentile e valoroso, quando sarete in mio potere e saremo distesi l’uno accanto all’altro, a portata dei miei baci amorosi, colma di gran gioia, io vi considererò come mio marito così che voi non potrete rifiutarvi di fare solamente ciò che desidero. (traduzioni di Francesca Santucci)
1) Il trobar leu o plan, il poetare leggero o piano, opposto al trobar clus o escur (poetare chiuso o oscuro). 2) Antica leggenda popolare, materia di numerosi poemi e cantari medievali (la più antica versione occidentale è il poemetto francese “ Floire et Blanchefleur”, redatto da anonimo intorno al 1160) , narra la storia di due giovani che solo dopo una serie di peripezie riescono a ricongiungersi e a sposarsi.
Francesca Santucci
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