Francesca Santucci

IL COLORE DELLA POESIA, LA POESIA DEL COLORE

in Arturo Bonanomi pittore

(1920- 2010)


Ho avuto di recente il privilegio di conoscere di persona il pittore Arturo Bonanomi, nativo di Calolziocorte, artista di rara sensibilità e larga rinomanza, autodidatta, che vive ed opera a Lecco, approdato all’ars pittorica dopo aver praticato altre nobili arti come il restauro, la decorazione e l’affresco, vincitore d’innumerevoli premi, con all’attivo numerose mostre personali, sia in Italia che all’estero, ammirevole per la volontà espressiva e per la tenacia che da lungo tempo guida la sua attività, iniziata lontanissima nel tempo (ha festeggiato quest’anno l'ottantaseiesimo compleanno).
Dopo gli imbarazzi iniziali, dopo le presentazioni ed i convenevoli, dopo il caffè ed il rituale scambio di doni (io a lui l’ultima mia pubblicazione poetica, “Rosa e croce”, lui a me un delizioso acrilico riproducente dei ciclamini rappresentati in maniera talmente realistica e viva da sembrarmi quasi di sentirne il profumo), finalmente a nostro agio, ci siamo messi a conversare, in piacevole confronto dei nostri comuni interessi e delle nostre diverse culture d’origine, napoletana/bergamasca, parlando poco, io, fortemente in attenzione, avida dei suoi racconti, profusi da Arturo alternando alla lingua il dialetto lombardo.

Di Arturo, oltre alle sue splendide tele, oltre agli interessanti racconti di una vita, mi hanno colpita gli occhi chiari, tersi, come sanno essere i cieli della sua terra dopo che la furia calda del vento del föhn li ha sgombrati di ogni livida nube, occhi limpidi come il suo animo, che in semplicità e purezza si offre attraverso la sua Arte, autenticamente sentita, coltivata negli anni, realizzata con sincerità di creazione, dimostrando continuamente la sensibilità comune a tutti gli artisti, il riserbo tipico delle genti bergamasche e la sua particolare riservatezza, che rasenta la timidezza, insolita ma piacevole in un uomo della sua età, e poi l’umiltà, inusuale in un artista della sua levatura, e la semplicità con la quale parla di sé, de visu e attraverso le sue opere.
Da lungo tempo Arturo percorre le vie dell’Arte, professandola sin da giovane, offrendo una pittura dall’esposizione semplice, in purezza e autenticità di sentimento.
Pittore della Natura (quella che ben conosce, della sua terra), attento alle sue manifestazioni nelle molteplici espressioni, nell’ infinita varietà (ma numerose sono anche le tele dedicate alle stazioni e ai treni, simbolo di astrazione, di esplorazione fisica e mentale), incuriosito da tutto ciò che essa possa offrirgli e stimolarlo alla rappresentazione, le sue creazioni sono sempre un omaggio alla sua bellezza.
Attraverso delicati racconti cromatici, che sfiorano la liricità, pone la sua tavolozza al servizio della poesia, proponendo i temi prediletti: paesaggi campestri e montani, scorci suggestivi del “borgo natio”, i mesi dell’anno, gli eventi atmosferici, soavi composizioni floreali, nature morte.
Quando si contempla un suo quadro si resta incantati come un bambino alla lettura d’una fiaba e l’animo si rasserena alla visione di paesaggi mutamente innevati, di silenziosi angoli di montagna, di fiori multicolori.
Personalità artistica autentica, non pago di sé, più non bastando soltanto il colore ad esprimere la poesia, urgendo la necessità di un ulteriore mezzo espressivo, Arturo Bonanomi ha anche pubblicato un prezioso librino, “Fragmenta vitae” (Edizione Contatto, curatore il prof. Samuele Scognamiglio, settembre 2004), in cui affida il “non detto” alla parola poetica, lasciando felicemente convivere pittura e poesia, alternando immagini di alcuni suoi lavori a versi scritti in momenti diversi della vita, testimonianza di sogni, illusioni, gioie, dolori, frammenti, appunto, della sua esistenza, vissuta sempre intensamente, in perfetta fusione fra colore e parola, fra pittura e poesia, nel nome del sacro fuoco dell’Arte.

Francesca Santucci, novembre 2006