UNA LETTURA DI "NAPOLI
DI IERI" DI FRANCESCA SANTUCCI
edizioni A.L.I. Penna d'Autore, 2005
139 pagine- Prezzo: 10,00 euro
La "Napoli di ieri" di
Francesca Santucci si muove sull'onda della nostalgia, come evidenzia la
poesia "Nustalgia", posta in apertura della raccolta, e sull'onda della
memoria, come esplicita il racconto "Ieri", che si conclude con il saluto
alla nonna, che poeticamente rivive nella sfumatura viola della
conchiglia, immagine conclusiva del racconto "Non addio, meravigliosa
nonna", penultimo della raccolta.
Mito e realtà si compongono in armonia nella sapiente orchestrazione e nel
fine cesello della penna di Francesca Santucci. E' la rievocazione della
Napoli di ieri col suo calore, la sua umanità, la sua saggezza, che la
nonna impersona. Il mito letterario, esteticamente vivo in un'artistica
autonomia, è nutrito dalla esistenza reale del personaggio
('nonna"/"Napoli"), che lo ispira dall'inizio alla fine. Non casualmente,
alla fine della raccolta, l'immagine della nonna che se ne va si ripropone
e con la nonna se ne va l'infanzia e l'adolescenza dell'Autrice, il suo
"ieri", e se ne va pure un'epoca: quella del Natale di Napoli, quella
della notte della Vigilia da trascorrere giocando a tombola prima del rito
della Santa Messa. E' individuale e collettivo questo rimpianto di
un'epoca e di una città che non c'è più. Si apre con una poesia "Nustalgia"
e si chiude con un'altra poesia "Zampogne", che evoca ancora il tempo che
se ne va e più non torna. Inizio fiducioso, conclusione triste, recupero
della memoria e sentimento del tempo che scorre, in una perenne
oscillazione fra gioia e tristezza, che fa vivere al lettore momenti di
ilarità, umorismo, dolcezza, commozione.
In un composito e multicolore mosaico di personaggi, ritratti dal vivo,
sullo sfondo di una storia che si dipana per tutto l'arco di un secolo. Il
tutto è aromatizzato da profumi di menta, basilico, origano e fiori e
dinamizzato da suoni, voci, canti, gesti, insaporito da leccornie e piatti
succulenti, volutamente presentati in un'inesauribile, doviziosa,
umoristica elencazione. Non è facile ricreare un'epoca senza cadere in una
noiosa cronaca realistica e piatta. Francesca Santucci riesce a far vivere
e a far percepire lo scorrere del tempo attraverso la storia dei suoi
personaggi, attraverso i dettagli degli abiti, dei gusti, delle usanze,
attraverso l'evocazione dei miti collettivi del XX secolo: le partite di
pallone, le ideologie, il sogno americano.
I personaggi principali non sono mai soli. Il quartiere popolare
dell'Arenaccia col suo profumo di cibi semplici, preparati con amore, con
l'eco dei pettegolezzi delle comari, vive di una vita comunitaria, nel
bene e nel male. Il male,tuttavia, quasi non esiste. E' assente la morale
arcigna e manichea; c'è sempre spazio per il ravvedimento e per il
perdono, per la correzione dell'errore. Talvolta l'ambiente è spietato, ma
lo è piuttosto nei confronti di ciò che bello non è. In fondo certe
azioni, che normalmente sono considerate riprovevoli, si compiono per
necessità ("A Poggioreale"), per amore e per reagire alla solitudine ("La
testa nel pallone").
Caterina, la bambina buona e intelligente, nella quale non è difficile
scorgere l'Autrice bambina, osserva attenta e sentimentalmente partecipe
questo mondo colorato che si eterna nella scrittura polimorfa e
sinestetica, dove la descrizione doviziosa di particolari, sostanziata di
cultura e di riferimenti dotti, si intreccia con i dialoghi,dove la lingua
italiana si mescola con l'espressiva e immaginifica lingua partenopea, a
riproporre la poeticità e la dolcezza di un popolo, nato per essere
artista, soprattutto nella vita e nei sogni.
Antonia Chimenti, Toronto
18 aprile 2006