Antonia Chimenti
Francesca Santucci,
ovvero la fierezza di essere italiani.
La "scoperta" di Francesca Santucci è stata casuale. In una breve pausa
dal lavoro ho "cliccato" sul nome "Veronica Gambara", per verificare lo
"stato presente" degli studi sullo storico personaggio, ed ho trovato la
lista dei preziosi quanto impegnati lavori della poetessa, che, con
generosità e fine disponibilità, si occupa del recupero dei contributi che
le donne hanno dato e danno alla storia e alla cultura del genere umano.
Il suo è un approccio colto, ma non freddamente intellettuale e neanche
passionalmente fazioso.
Successivamente ho scoperto la poesia, e a questo punto la mia ammirazione
è divenuta sconfinata.
Vista dall'esterno e dall'estero la poesia di Francesca Santucci presenta
ciò che si deve conoscere del genio italico. Quando uso il verbo "dovere"
lo uso con cognizione di causa e senza parzialità, con l'oggettività che
mi si riconosce da più parti.
La poesia di Francesca Santucci ricalca certi moduli che si sono impressi
"ab immemorabili "nella memoria. Non indulge a modernismi, non scende mai
raso terra. E` universale, perchè grave, austera; non semplice, ma austera
e preziosa. E` ciò che gli stranieri colti e sensibili vogliono
dall'Italia.
Quanto dolore in quell'uso della parola "Madre", in una sua delicatissima
poesia; ma quanto dignitoso, virile (virtuoso, forte), aristocratico
controllo!
E quanto disinteresse in tutto quello che dice e che fa, la grande,
giovane Francesca Santucci!
Toronto,1 febbraio
2006, Antonia Chimenti