Angela Diana Di Francesca

 

 Poesie

 

            “OLTRE  I QUOTIDIANI GIOCHI”

 

                     Oltre i quotidiani giochi

di sopravvivenza

quando si offusca, si fa sbieco il volo

strane porte si aprono

a un vento di così lucente ebbrezza

che sognarlo non basta

(ma tu sognalo)

 

E al centro esatto del sogno

dove ha vibrazioni il colore

che l’occhio non conosce

risplenderà una tessera, un frammento

così estraneo al modello pensato

che non ha senso sceglierlo

(ma tu sceglilo)

 

                         NOMADI

  

Legati da una trama

Un disegno imprevisto

Complici e diffidenti

Vicini, non insieme

Ha l’incontro correnti

casuali, da inseguire

di sogno in sogno

-il suo spazio è l’incrocio,

la forma del segreto, senza il quale

la visione non s’apre

Questo il gioco essenziale

imparato da entrambi

-e non insieme.

Dietro costellazioni

che hanno mutato posto

sempre trovano il Sud

il nomade e la zingara

  

                            SOLITUDINE

                         Senza condivisione

dello  sguardo e dell’attimo

senza che insieme ci accenda

e ci attraversi

di quell’istante la tormentata luce

chiunque sia vicino a me

non c’è

 

               “QUELLO CHE TI HANNO DETTO”

 

                             Quello che ti hanno detto

                              non era vero

                             Puoi lasciare il sentiero

 

      “MI DISPIACE DI AVERTI ASPETTATO”

            

               Mi dispiace di averti aspettato

all’incrocio sbagliato

Più di ogni altro mi hai esclusa

Eri il più estraneo, il più intimo

il peggiore

e il migliore

Noi che abbiamo vissuto

di fronte al mare, lo sappiamo bene:

quello che unisce è quello che divide.

Ormai non farà differenza

confondere il passato fino in fondo-

le alghe e il sogno che si decompone

hanno lo stesso odore

Sconfinando

non farà differenza

essere stati insieme, essersi cercati,

esibire o nascondere il dolore,

regalare l’oleandro o la rosa

chiamarsi Ade o Eden.

Ciò che gli dei non salvano

mutano in costellazione.
Così lo specchio più scuro

ci vede insieme bruciare

vicini a Sirio

altrove

 

              LABYRINTH

 

             Al centro sempre non chiamato chiama

il dio guardiano dell’identità

armato della sua duplicità

come di un coltello a doppia lama