Amore nell'arte
In “Amore nell’arte”, tre racconti lunghi in cui confluiscono
influenze di Poe, Heine, Hoffman e Baudelaire, collegati fra
loro dal tema della musica, Tarchetti riprende e sviluppa spunti
che già si ritrovano in sue opere precedenti, approfondendo il
legame misterioso tra l’amore e l’arte.
“Non so quale rapporto esista fra l’arte e l’amore, ma egli è
ben certo che vi sono delle fila invisibili che li congiungono;
l’uno conduce all’altra; sono la causa e l’effetto,il principio
e la fine; l’una è il mistero e l’altra la rivelazione”.
Così l’autore pone in indissolubile e misterioso rapporto il
sentimento amoroso e l’arte; l’amore si sublima nell’espressione
artistica che,a sua volta, diviene arcana interprete del
vitalismo umano.
L’uomo, innamorato ed artista, rifiuta il mondo,si concentra in
se stesso,nelle pieghe più profonde dell’io,perdendosi in
interrogativi che lo isolano e,fatalmente,lo conducono alla
pazzia o alla morte.
L’arte che maggiormente s’avvicina al sentimento è la musica,
forse perché, come affermava Baudelaire, “ riesce meglio ad
esprimere la parte non definibile che non può essere espressa
dalla parola troppo positiva”, e Tarchetti usa proprio la
musica come pretesto per caratterizzare l’anormalità dei
protagonisti dei suoi racconti : la necrofilia di Lorenzo
Alviati e Riccardo Waitzen e lo spiritismo di Bouvard.
L’attenzione dello scrittore si concentra così sull’ossessivo
interrogativo metafisico del rapporto tra vita e morte, sulla
costante presenza di quest’ultima nella vita dell’uomo, sul
legame tra l’amore e il dolore, sull’eccezionalità del genio, in
un’analisi lucida e spietata della follia che conduce l’uomo ad
estraniarsi completamente dalla realtà.
Francesca Santucci
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