Iginio Ugo Tarchetti e la  Scapigliatura

                     sito letterario di Francesca Santucci

 

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Lettera XXX

 

Mia adorabile Carlotta,

mi stringo al seno il tuo fazzoletto, ed asciugo con esso delle lacrime non meno amare delle tue. Grazie di tutto e della tua lunga lettera che leggo, studio, medito con trasporto. Purtroppo tutto è comune in noi, desideri, affetti, stranezze, passioni, tutto. Ci siamo chiesti temporaneamente un oggetto qualunque di memoria, e mille volte ci successe di muoverci nello stesso tempo le stesse domande. Le nostre anime sono sorelle, e la fortuna soltanto le aveva finora separate, incontrandosi si conobbero e si amarono. Come avrebbero potuto non amarsi? Io aveva tolto il tuo ritratto dall'album perché i miei amici ti osservavano spesso e mi dispiaceva che ti vedessero, era per tuo riguardo, e nulla più, ti offendi per motivi che non esistono, togliendolo di là lo conservava invece tra le cose più care ove non esiste altro ritratto che il tuo. Se ne togli quell'Ernesta di Casale, io non ho altri ritratti od oltre memorie. Ho io pure tutto distrutto, lettere, oggetti, immagini, tutto e non conservai che la rimembranza d'un amor puro, d'un amor grande, indefinito, e reso santo dalla virtù e dal sacrificio. Io non amo più quella donna, o se l'amo, l'amo come una sorella, ignoro da molti anni la sua sorte, essa è morta per me, ma non mi deciderò mai a distruggere le sue memorie. Esse sono la mia religione, il mio altare, da lei ho imparato ad amare, a soffrire, e ad essere virtuoso, in lei si riassume tutta  la mia vita. Tale confessione non ti deve essere dolorosa, sai che io ti offersi un cuore buono ma non vergine. Del resto gli altri ritratti sono di persone inconcludenti, i due che ti mando lacerati sono le immagini di due mantenute e ti ringrazio di avermi fatto comprendere il mio torto nel conservarli con gli altri. Io conobbi appena quelle donne, e non ho altre memorie che di Ernesta e Carlotta. L'una non esiste più per me, e l'altra esisterà per sempre. Se fossi accompagnato, non mi dispiacerebbe questa volontaria prigionia cui mi sono assoggettato, ma così solo, divento pensieroso e triste, leggo almeno le tue lettere, guardo il tuo ritratto, ti chiamo, e vivo, vivo di speranze...Io ti appartengo, come tu appartieni al tuo Ugo, mai così tuo come ora.

Ugo

martedi ore 4

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